Avere vent’anni: MYRKWID – Part 1
Laggiù, nella penombra più greve, nelle zone più remote e inaccessibili del sottobosco della foresta stregata dimora abituale del black metal tedesco, laddove filtra pochissima luce e dove si trova la lapide dipinta da Dan Seagrave per la copertina di Left Hand Path, vivono (hanno vissuto) i Myrkwid.
La storia del progetto e del suo unico mentore Malthökk è abbastanza contorta: nati nel 1993 con il nome di Accursed Wisdom senza peraltro registrare nulla di ufficiale o significativo, diventarono ufficialmente Myrkwid nel 1996 dopo aver cambiato nome almeno un altro paio di volte (forse tre, non mi ricordo bene); nel frattempo Malthökk si era unito agli Ewiges Reich nel ruolo di batterista, aveva fondato l’etichetta underground Dunkelwald productions che ha promosso costantemente la musica di quell’underground tedesco residente nella foresta maledetta di cui sopra, ha fondato gli studi di registrazione Darkwood, suonato anche negli Schattenheer e per un breve periodo di tempo anche nei Pestnebel (troverete la recensione del primo disco nel collettivo di questo mese, in cui però lui non c’era ancora) e in altri gruppi minori. Con gli Ewiges Reich ha suonato per tutta la durata della loro carriera (oramai terminata), relegando i Myrkwid allo status di side project. Per mera questione di gusti io mi azzardo a dire che se avesse fatto il contrario sarebbe stato meglio, ma questa è un’altra storia che sarà raccontata un’altra volta.
Tra il 1997 e il 2002 uscirono 6 demo, nell’ordine: Dverg, Kjempe, 3, Hymn, The Myrkwood e An Illusion, tutti per la Dunkelwald, tutti in Cd-r e tutti tranne l’ultimo limitati a 50 copie (di An Illusion ne dovrebbero esistere 5 volte tanto, si dice che però molte non siano mai state messe in circolazione, tant’è vero che per comprarne una copia bisogna scucire almeno 50 euro). Io non ho mai visto nessuna delle suddette copie e, non essendo un nativo digitale, non saprei neanche come rintracciarle (tolto Discogs, ma quel che si trova ha prezzi che io non sono disposto a spendere), per cui non ho idea di che tipo di musica contengano, anche se una mezza idea ce l’ho. Pazienza. L’esordio nella discografia “che conta” risale al 2003, prima con uno split 7 pollici con gli Ulfsdalir (pure loro nel roster Dunkelwald) e poi con il primo full intitolato semplicemente Part 1. Questo contiene nove brani, che partono da Act 1 e finiscono con Act 9 – la cosa potrebbe sembrare insignificante ma non lo è, più avanti capirete – per poco meno di 38 minuti di musica in totale. Act 1 è una intro, Act 7 un interludio ed entrambe sono poco più lunghe di un minuto, incentrate su una chitarra acustica quasi romantica.
I pezzi propriamente detti sono dunque sette, ma gli inserti di chitarra acustica sono ricorrenti nel corso di tutta l’opera, momenti di pausa per allentare una proposta che viceversa è tutta imperniata su un raw black metal cattivissimo di tipica estrazione norvegese. Avete presente Nattens Madrigal? La stessa cosa. Un tributo ad un album che già di suo è un tributo, con in più gli abbellimenti acustici che usarono gli Ancient in Svartalvheim rendendolo un disco immortale. Come spesso accade non è sempre necessario inventare qualcosa di nuovo o inusuale per scrivere un disco che valga la pena di procurarsi, basta saper scrivere buona musica e saperla arrangiare cum grano salis. Part 1 ce lo si ascolta tutto di un fiato e si gode forte grazie a un black metal forsennato, grezzo ma ben studiato, ben lontano dall’essere caotico o rumoroso. Ovviamente è cattivissimo, oscurissimo, trucido, anti-life e fa digrignare i denti, ma è questo quello che un blackster di solito chiede a una band di estremo underground come i Myrkwid.
Il disco uscì per Eternity records, solo in vinile in edizione limitata di 200 copie, e non è mai stato ristampato. Dopo tre anni uscì Part 2, (sempre per Eternity records, 300 copie e mai ristampato neanche questo), i cui brani ripartono da dov’era terminato il disco precedente: i titoli vanno da Act 10 a Act 15, è un po’ più lungo e la proposta musicale è abbastanza simile. Sia Part 1 che Part 2 hanno un seguito, intitolati rispettivamente Sequel to Part 1 e Sequel to Part 2 e i brani ivi contenuti hanno un titolo (A part of Hate capitoli 1, 2 3 e 4), durano tutti molto di più e sono usciti solo in cassette limitate a 100 copie, pure queste introvabili sin dall’uscita. È chiaro che il ragazzo ha fatto dell’attitudine ultra-underground una ragione di vita che ne ha accompagnato tutto il percorso creativo col progetto Myrkwid. La cosa può piacere o meno, a me francamente dispiace non aver mai avuto modo di ascoltare una buona metà della sua musica per via di limitazioni talmente estreme da risultare grottesche e distribuzioni totalmente nulle. È probabile che molte delle produzioni dei Myrkwid non siano mai uscite dalla Germania perché da loro la rete delle etichette underground era corporativa, fitta e ben organizzata e così esigue quantità di pezzi sparivano (venivano venduti) in due giorni al massimo; quando all’estero si veniva a conoscenza (SE se ne veniva a conoscenza) di simili nuove uscite queste erano già perdute per sempre.
L’ultimo episodio discografico (per ora) è Part 3, uscito nel 2013: anch’esso riparte dalla numerazione precedente dei titoli (sbagliando, esistono due Act 15) si arriva fino ad Act 21 e dopo di questo il nulla. Di nuovo: 300 copie, solo in vinile e mai ristampato. In teoria la band è ancora attiva ma sono già dieci anni che, lontano dalla luce, dal profondo dalla foresta non si odono più nuovi suoni malvagi. Non un buon presagio. (Griffar)


