L’angolo del raw black metal: GEIST OF OUACHITA e CHAOS LUCIFERI
Debuttano sulla lunga distanza gli americani GEIST OF OUACHITA, già su queste pagine all’inizio di quest’anno in occasione dello split tape con gli Eternal Tomb. Imprisoned in the Graven Wood offre sei brani di lunghezza media, 32 minuti complessivamente. Raw black metal classico, violentissimo e con un’altissima tensione. Una sensazione di catastrofe imminente, di distruzione totale accompagna i brani dall’inizio alla fine senza mollare mai, nemmeno nei crudeli stacchi meno veloci che ogni tanto fanno la comparsa in un predominante contesto di furia tempestosa.
Un po’ Judas Iscariot, un po’ war black metal canadese tipo Revenge, gli americani ci sorprendono anche con brevi intermezzi quasi melodici e con l’utilizzo abbastanza assiduo di tastiere in sottofondo che arricchiscono l’atmosfera di sfumature sempre tragiche ed apocalittiche (come in From a Tree I Hang in Chains, uno dei brani più lunghi nonché quello che preferisco). Predomina la furia più parossistica, sia chiaro; il cantante si sgola fino al sanguinamento delle corde vocali ma le sezioni meno tritatutto sono azzeccate, non affievoliscono la tensione e diversificano i pezzi, elevando la qualità dell’intero lavoro in modo esponenziale. Sono veramente bravi, sanno il fatto loro. Spero solo non comincino a far uscire dischi a raffica, perché in quel caso di solito il livello delle composizioni si abbassa sempre. Si prendano il loro tempo e sentiremo parlare di loro a lungo. Esce in CD e digitale per Signal rex.
Chi ha finalmente ritrovato la strada un po’ perduta proprio a causa delle troppe uscite troppo ravvicinate è il ragazzo veneziano dei CHAOS LUCIFERI. Ne parlai bene a suo tempo perché se lo meritava ma poi ha cominciato ad incidere letteralmente qualsiasi cosa gli passasse per la testa e questo secondo me è dispersivo, dà un’idea di approssimativo, di buttato lì tanto per mantenere vivo l’interesse sul progetto. Sedici titoli tra il 2021 ed oggi secondo me sono eccessivi; ovviamente questo è solo il mio parere e va preso per quel che vale. Però in questo 2023 il ragazzo s’è dato una calmata, tra lo split Danza tra le antiche rocce, l’EP Calli e maree, un singolo e questo nuovo EP Perchè se mi guardi mi uccidi i brani realizzati sono “solo” otto. Un full length in pratica, solo suddiviso in molte uscite. È qui che io ritengo la cosa diventi dispersiva, se funziona buon per lui per carità, ci mancherebbe solo, io non voglio insegnare nulla a nessuno.
Perchè se mi guardi mi uccidi consta di tre brani di raw black metal molto ben fatto, ben concepito a anche ben suonato senza divagare in tecnicismi, nei limiti che un sottogenere così estremo di solito impone. I tre pezzi s’intitolano in modo assai arcano: Il tuo sguardo mi affascina, La tua voce mi assilla, Il tuo corpo mi divora. Sembrano un concept su una relazione morbosa e impossibile, e anche la musica che ne accompagna le gesta è malata, schizoide, ossessiva come un amore inconquistabile destinato al fallimento. Furiosa, anche straziante, prevalentemente veloce o velocissima con stacchi improvvisi ma tutta l’atmosfera che aleggia sulle creazioni è soffocante e allucinata. È un gran bell’EP che vale l’attenzione che gli dedicherete, io ho comprato anche la cassetta (credo autoprodotta, deve ancora arrivare) perché in questo caso la musica di Chaos Luciferi vale bene un supporto concreto. Se diradasse le uscite e scrivesse brani sempre di questo livello potrebbe ambire ad un pubblico molto più vasto. Al contrario, decine di titoli creano confusione e si perdono in un marasma di altre uscite come petali di fiori nel vento impetuoso di un temporale estivo.



Assolutamente d’accordo su Chaos Luciferi, e più in generale su quei progetti che ogni mese cagano un album di 14 pezzi.
Complimenti per carità, non discuto la qualità della proposta, ma da parte mia l’attenzione cala (e anche molto).
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