Avere vent’anni: SARGEIST – Satanic Black Devotion

Correvano i primi anni 2000 quando il leader degli Horna, Ville “Shatraug” Pystinen, decise di dar vita a un progetto tutto suo, dalla matrice ovviamente sempre black metal ma con alcuni aspetti che lo differenziassero dalla band madre. Al progetto diede il nome di Sargeist e pensò di partire subito col botto con questo clamoroso Satanic Black Devotion, loro capolavoro tuttora insuperato e in generale nella top five (mi tengo largo) dei più grandi dischi black usciti dalla terra dei mille laghi. Perché Satanic Black Devotion ha tutto, ma proprio tutto quello che si può desiderare da un disco black metal: violenza pura ma maledettamente orecchiabile, epicità, tristezza e un gusto della melodia davvero unico copiato poi da centinaia di gruppi, finlandesi e non, tanto che per coniare questo particolare stile si fa riferimento sempre a questo disco o a Opferblut dei Satanic Warmaster, uscito nello stesso anno e molto simile come sonorità.

Già dall’artwork ultraminimale e dal titolo si capisce come questo disco trasudi devozione totale a Satana, e a questo proposito la title track iniziale mette subito in chiaro le cose: un suono nero come la pece, produzione caotica con lo screaming volutamente in primo piano rispetto agli altri strumenti (pure troppo forse) ma che non disdegna aperture melodiche e ritornelli quasi al limite del canticchiabile, come nel caso della stupenda Black Fucking Murder, su cui devo aprire una doverosa parentesi. Il collega Gabriele Traversa si era proposto di scrivere la recensione del disco perché voleva parlare di un’ importante cosa legata a questo brano, e me l’avrebbe lasciata solo se avessi indovinato quale. Gli ho risposto con queste tre semplici parole: “pezzo di merda”. Al che lui ha esclamato immediatamente “la recensione è tua”. L’arcano è semplicemente che, nel ritornello di Black Fucking Murder, quando il cantante Hoath Torog urla il titolo, sembra proprio che dica pezzo di merda

Return To Misery And Comfort (uno dei più bei pezzi black mai scritti da mente umana) è l’ultima pietra tombale di un disco che non deve mancare in ogni collezione black che si rispetti e che purtroppo non verrà mai ripetuto, sebbene comunque i Sargeist si siano mantenuti su livelli più che buoni nel corso degli anni. (Michele Romani)

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