La finestra sul porcile: INDIANA JONES E IL QUADRANTE DEL DESTINO

Non troverei mai parole adeguate a descrivere quel che provo per la saga di Indiana Jones. Uno dei primi film visti al cinema da bambino, il terzo, che neppure saprei collocare in una scala di gradimento. Non ho mai avuto un Indiana Jones preferito, e il secondo, Il tempio maledetto, che è unanimemente ritenuto il più debole, lo amo senza mezzi termini. Conosco quei film battuta per battuta, scena per scena, e nel 2008 finii al cinema sicuro che ci avrei picchiato forte la testa.

Indiana Jones non appartiene ai giorni nostri, lo dissi quell’anno e lo ripeto oggi. Era fuori tempo massimo quando ci propinarono la serie TV sul giovane Indy, che aveva il suo fascino, partiva bene e poi si perdeva. Oggi Indiana Jones non ha alcun senso, ma, considerata l’età di Harrison Ford, stavolta dovrebbe essere davvero finita.

Il quinto film ha avuto una gestazione che definirei improbabile e che ha radici nel 2010 o giù di lì. Harrison Ford era settantenne e una serie di vicissitudini hanno ridotto Steven Spielberg, regista, al ruolo di produttore esecutivo. Mi spiego: se colui che ha diretto tutti i capitoli della saga incluso Il regno del teschio di cristallo si è rifiutato di dirigere questo, litigando sulle sceneggiature che uscivano fuori, la puzza di bruciato dovrebbe arrivare a distanza di miglia. Il quadrante del destino esce dunque nel 2023, con Harrison Ford ottantunenne e svecchiato in una porzione di film con le medesime tecniche adoperate in The Irishman.

Indiana_Jones_5

Il comando sulla pellicola è passato quindi alla potente produttrice cinematografica Kathleen Kennedy, che negli ultimi dieci anni non ha levato la testa dalla ciotola di Star Wars nemmeno per respirare, per tanto che ci guadagnava, e al regista e qui sceneggiatore James Mangold, coetaneo di Quentin Tarantino e pertanto appena sessantenne, un tempo autore del bellissimo Cop Land e oggi in preda ai film di Wolverine.

Indiana Jones 5 tenta in tutti i modi d’essere più Indiana Jones di quanto non lo fosse il suo predecessore. Non è solo una questione di citazioni spudorate: la scena finale con Marion, la carrellata di vecchi personaggi fra cui un Sallah infilato davvero a forza nella storia e tant’altro. È proprio il mood a tentare di recuperare gli schemi del primo film e le dinamiche interpersonali del terzo. Indiana Jones sin da I predatori dell’Arca perduta si è composto dell’individuazione di un macguffin, della ricerca e presa dello stesso e dei successivi tentativi di rientrarne in possesso perché dovrebbe stare in un museo. È uno schema semplicissimo e talmente funzionale da non doverne ricercare un ulteriore. Il quadrante del destino è un inseguimento di due ore e mezza in cui, partendo dall’epilogo della Seconda Guerra Mondiale, i nazisti rinvengono un pezzo pregiato che vorrebbero consegnare all’indebolito Fuhrer. Ma è un falso, e, onde evitare figure di merda con uno che non bada a fucilazioni, ripiegano su un pezzo ancor più pregiato che in passato appartenne ad Archimede. Gli sceneggiatori hanno davvero gettato le basi su una premessa così scema in un film che appartiene allo stesso mondo de I predatori dell’Arca perduta. C’è anche un dialogo che prevede contemporaneamente sullo schermo Archimede, Indiana Jones prima ferito e morente, subito dopo vigoroso, e durante il dialogo nuovamente morente, e vi lascio immaginare che cazzo di battute hanno dovuto recitare gli attori senza scoppiare a ridere e a vomitarsi reciprocamente addosso.

Poi gli edulcorati sceneggiatori sono stati costretti a portare il film nel 1969, perché, se Harrison Ford è ottantenne e i nazisti durante la guerra hanno perduto quell’oggetto, allora venticinque anni più tardi Indiana Jones tornerà a contenderglielo. No, cazzo, è un ottantenne e morirebbe al primo pugno: e invece ne prende a decine e come detto sopra gli sparano pure in pieno torace, ma niente.

l-intro-1684444314.jpeg

Il film soffre anche una presenza invadente della computer grafica, il che è regola in questi dannati anni Venti sebbene sia spesso mascherata da quei cazzo di bokeh e dalla sottoesposizione: se è buio, una porcata non può essere vista. Chi è cresciuto con i film degli anni Ottanta capirà che oramai si stanno guardando cartoni animati, non film. Chi è cresciuto con i Marvel odierni è talmente abituato, anestetizzato, narcotizzato da questa roba da poterla trovare piacevole e ben fatta.

Così, fra inseguimenti sul tetto di un treno, side-car militari e altre situazioni già iconiche, fra cui Boyd Holbrook che insegue qualcuno sulla cima di un palazzo, il che era già avvenuto nella seconda stagione di Narcos, fra mappe animate e lunghi viaggi, gli sceneggiatori ci conducono al delirante finale che conferma che colui che parlò in seguito ai test screening mica mentiva: Indiana Jones 5 si chiude realmente con un ignobile viaggio nel tempo ed è il peggior finale di cui la saga abbia mai goduto.

I personaggi e i dialoghi sono però l’aspetto peggiore. L’onnipresente Mads Mikkelsen è un buon villain anche se l’impatto sul treno a inizio film non ne giustifica l’avvenuta sopravvivenza. Chiunque sarebbe deceduto sul colpo, da Dolph Lundgren al minuto protagonista di Dog Man. Phoebe Waller-Bridge, che fino a ieri fortunatamente non conoscevo, è una spalla ignobile, e se penso che ne L’ultima crociata Harrison Ford duettava con Sean Connery entro in tachicardia. La sua figlioccia detiene i peggiori dialoghi di tutto il film, fa fastidiosissime facce slapstick per darsi un tono ed è palesemente un personaggio ambiguo cui il patrigno dovrebbe sparare una fucilata in faccia al solo scopo di proteggersi. A un certo punto la sua Helena muta atteggiamento, senza un motivo: per metà film appena vede l’ombra di un quattrino non capisce più niente e tradisce ripetutamente il patrigno, poi si trasforma. Sono numerose le cose a casaccio in Il quadrante del destino, incluso il ladruncolo marocchino che di punto in bianco dimentica che il suo scopo è unicamente quello di fregare protagonista e nazisti per profitto, e da allora ruba solamente soldi per un gelato in Sicilia e un aereo per inseguire i cattivi e salvare i buoni. Perché? Fino a un momento prima lui e Helena Shaw avevano fatto coppia per tramare alle spalle di Indy e se lo dicevano pure a mo’ di spiegone. Teddy, il marocchino, mi ha fatto pensare a un rimpastone che prevede ingredienti da un po’ tutti i film passati, come a voler replicare l’alchimia fra Indy e Shorty nel secondo episodio. Ed è andata male, anche se alcune sequenze nelle grotte in Sicilia gli rendono vagamente giustizia. A proposito di grotte e di Tempio maledetto, c’è anche la scena con gli insettoni giganti e in assenza di una goduriosa scream queen come Kate Capshaw il giochino ovviamente non funziona.

Mads-Mikkelsen-as-Voller-in-Indiana-Jones-5-Header

Il gran escamotage consiste nell’aver tenuto fuori Shia LeBoeuf, nel 2008 indicato come successore di Harrison Ford nella saga, e, un attimo dopo, tramutatosi nella vita reale in un irascibile ubriacone attacca brighe: con un paio di dialoghi ci spiegano che è morto perché si è arruolato (Vietnam?) per far dispetto al padre. Chissà se è andato di persona a picchiare la Kennedy negli uffici della Paramount.

I villain sono indecenti, fatta eccezione per Mikkelsen nei panni del nazista occhialuto (come quello del primo film con la mano marchiata a fuoco, se ben ricordate). Anche Boyd Holbrook è osceno e serve solo a sparare colpi di pistola in ogni angolo di ogni singolo fotogramma. L’apice lo si raggiunge però con il clan dei marocchini, in una sorta di tentativo disperato di aggiungere ironia: a dire il vero nelle intere sequenze in Marocco e in Sicilia c’è ben poco di salvabile.

In Indiana Jones e il quadrante del destino succede di tutto senza che gli sceneggiatori se ne accorgano. Un mezzo di fortuna da fruttaroli marocchini sta dietro a una berlina Mercedes guidata da sicari nazisti; Indiana Jones entra vestito da archeologo con una frusta in mano in un hotel di lusso dove si tengono aste clandestine senza che nessuno lo butti fuori; i dialoghi nel frattempo fanno sempre schifo; si ripete la scena dei serpenti sott’acqua con gigantesche murene che vengono chiamate anguille. Non pretendo che in una saga del genere quel che accade sia razionale e veritiero dopo i cuori strappati dal Culto dei Thug. Pretendo sia guardabile.

In conclusione questo secondo spin-off – perché nessuno lo ammetterà ma di questo si tratta – della saga action più bella e iconica degli anni Ottanta è costato trecento milioni ed è piaciuto a un botto di gente. Fiasco alla prima settimana di programmazione, è stato indicato dai produttori stessi come al rilento poiché solo cento milioni sono stati investiti nella sua pubblicizzazione. Fortunatamente non ne faranno altri, a meno di dover ricostruire interamente in digitale la faccia di Ford e incollarla su uno stuntman. Se vi piacciono i moderni film d’azione presenti in quantità dozzinali sulla piattaforma Disney Plus, è tutto vostro: può, però, l’imponente colonna sonora firmata John Williams stare su una robetta del genere, concepita per un pubblico che ormai si beve e si digerisce di tutto, disamorato della storia e delle proprie radici artistiche e culturali? (Marco Belardi)

11 commenti

  • Avatar di weareblind

    Lo vedrò, perché il Golgotha si affronta.

    Piace a 1 persona

  • Avatar di Simone Amerio

    Insomma, una cagata di film

    "Mi piace"

  • Avatar di Bacc0

    Il cinema di intrattenimento è morto negli anni novanta e penso che il de profundis sia stato Jurassic Park, l’ultimo in equilibrio tra una neonata cgi e dell’ottimo artigianato che gli garantiva di essere ancora cinema. Questa robaccia non è cinema, è pattume per cerebrolesi. Che poi diciamolo, ai tempi uno andava a vedere Indiana Jones per godersi un bel fim, farsi due risate e finiva lì. Poi sono nate le fandom di questi franchising, gente che si fa le seghe con guerre stellari, i ghostbusters o quello che volete, che finanzia questo circo di zombies dove ti propinano vecchi decrepiti o morti costretti a risorgere graficamente per essere dati in pasto a questo esercito di teste di cazzo. Datevi fuoco, siete sempre in tempo

    Piace a 1 persona

    • Avatar di mark

      commento assolutamente esemplare! pensavo di essere l’unico a non capire il senso di queste puttanate di saghe…Quando vedo che in America ad ogni uscita cinematografica si presentano al cinema dei trentenni o quarantenni con spade e maschere di plastica a vedere il nuovo “Guerre Stellari” penso sempre che lo facciano per avere documentazione con cui richiedere una qualche pensione di invalidità.

      "Mi piace"

  • Avatar di cultistapazzo

    “Chissà se è andato di persona a picchiare la Kennedy negli uffici della Paramount.”
    negli uffici della Paramount non ci trovi la Kennedy però, che è presidente di Lucasfilm, azienda del cartello Disney

    a tal proposito
    visto il floppone megalitico di sta roba, cosa aspetta Bob Iger a defenestrare sta cialtrona? che deve fare ancora questa per essere licenziata, ammazzare bambini e lanciare le teste addosso ai genitori?

    Piace a 1 persona

  • Avatar di Bantha

    Non può farlo perchè donna e in quanto tale nel cuore della woke culture sarebbe un offesa capitale da lavare con il sangue di milioni di maschi.
    Ormai è diventato tutto una trappola mortale, non puoi non promuovere certa gente perchè fa parte dell’establishment dominante e non puoi licenziarla per lo stesso motivo. è un gatto che si morde la coda e si andrà avanti cosi finchè o la gente sarà completamente anestetizzata da tutta sta merda o si romperà i coglioni e smetterà, in questo caso, di spendere soldi e lascerà che tutte queste porcherie rimangano dove sono.

    "Mi piace"

  • Avatar di Federico

    Anche io come weareblind, lo vedrò, perché certe cose vanno fatte anche se si sa già che sarà traumatico.

    La cosa spaventevole è l’inesorabile processo di impoverimento artistico e qualitativo del cinema.
    Tolti i film che puntano già ad essere “d’essai” o volutamente intellettuali, la media dei film è diventata progressivamente più stupida, più povera, più inutile, più degradata.
    Una volta esisteva il film che vedevi al sabato sera, sapendo che non era Kubrick, ma che potevi vedere uscendo magari soddisfatto dopo aver investito quei 90/120 minuti.

    Ora no.
    Ora la stupidità e il vuoto pneumatico la fanno da padrone.

    Come dice Oliver Stone “ormai sono videogiochi, non più film”.

    Piace a 1 persona

  • Avatar di max

    indiana jones è sempre stato vecchio, film degli anni 80 che sembravano degli anni 70

    "Mi piace"

  • Avatar di Pesso

    Questo film farà anche cagare, ma non è che gli originali fossero belli eh? Riguardateli senza gli occhiali della nostalgia e vi renderete conto che sono robaccia. Questo abbassa ancora di più un’asticella che già stava a livello merda

    "Mi piace"

  • Alberto Massidda
    Avatar di Alberto Massidda

    La cosa che mi fa più imbestialire è che potevamo avere”Indiana Jones e il destino di Atlantide”, invece di “Indiana Jones e la macchina del tempo ad ingranaggi”

    "Mi piace"

Scrivi una risposta a weareblind Cancella risposta