Nachtzeit non vuol dire solo Lustre

A quanto pare mister Nachtzeit, cioè il signor Lustre in persona, ripudia l’idea di starsene con le mani in mano. Così, tra un disco del suo gruppo principale e l’altro trova il modo di tenersi impegnato con altri progettini paralleli che di rado escono dal sottobosco più ombroso ed intricato, la visibilità dei quali rimane molto ridotta immagino per precisa scelta dell’attore principale. Il suo omonimo progetto Nachtzeit è in ghiaccio da svariati anni: uscirono due EP tra il 2015 e il 2016, poi nient’altro. Francamente non ho idea se sia corretto considerarlo ancora operativo, comunque non si sa mai, stiamo assistendo a ritorni in scena di gente scomparsa da tempi ancora più lunghi.

Nel frattempo, altri due suoi nuovi disegni sono venuti all’attenzione di chi si interessa all’underground più fetido, melmoso e difficilmente avvicinabile: il primo s’intitola Inlandshjärta ed è in attività da ben tre anni. Con questo moniker Nachtzeit ha pubblicato tre demotape, tutti di durata molto breve: mezz’ora di musica complessivamente. Il primo è intitolato Viljan och vidderna ed è del 2020, Bergaropet è del 2022 e l’ultimo Nattskara è uscito da pochissimo ed è il motivo per il quale state leggendo questo articolo. Sotto questa egida Nachtzeit scrive, con la classe che gli è consueta, black metal primitivo di fortissima ispirazione primi DarkThrone.

Riff semplicissimi, poche note, tremolo picking continuo ma chitarre armonizzate su più tracce come se a suonare fosse una band da quattro/cinque elementi anziché una sola persona. Ciò che si può infine ascoltare è un tuffo nel passato fatto spettralmente e spettacolarmente bene. Nattskara è il pezzo più lungo della magra discografia degli Inlandshjärta coi suoi dieci minuti e mezzo, gli altri due demo sono composti entrambi da due brani parecchio più corti, cinque/sei minuti al massimo. La musica la potete trovare sul suo Bandcamp in digitale, ne esistono anche alcune copie in cassetta uscite per la canadese Tour de Garde records.

Nachtzeit

Qui vorrei aprire una parentesi: acquistare i prodotti di questa casa discografica, che sono per la maggior parte delle figate assurde, in Europa è roba da miliardari. Già alla fonte non sono regalati, perché l’etichetta è molto elitaria e stabilisce prezzi non descrivibili come economici, ma poi ci sono le spese postali che sono demenziali e dulcis in fundo il pacchetto ti viene trattenuto in dogana per un tempo indefinito e quindi appesantito da ulteriori tasse doganali non banali. Ora, so per certo che al tipo di Tour de Garde è stata fatta da un’etichetta italiana la proposta di acquistare i diritti delle sue produzioni, in modo da poter pubblicare delle ristampe europee con prezzo al pubblico decisamente più contenuto e con il notevole beneficio di avere un bacino d’utenza più vasto e un numero di copie venduto ben superiore. Niente da fare, il tipo ha rifiutato e non vuole sentire ragioni: o i titoli che produce li compri da lui oppure t’attacchi al cazzo e stai senza. Modo di ragionare cretino che fa sorgere molti dubbi sull’intelligenza di questa persona, ma così è se vi pare, per cui o vi ballano 50 euro per acquistare due cassette oppure, se il gruppo v’interessa, considerate l’idea di comprare il solo formato digitale. Chiusa parentesi.

Certo che se questi atteggiamenti da ultratrveelitenekrokult cessassero si starebbe tutti quanti meglio.

Il più recente side project di Nachtzeit si chiama Gråande ed è emerso da poco grazie a un EP omonimo uscito per Nordvys productions. In questo caso alle voci e ai testi viene affiancato da un tale che si fa chiamare Nichil. Musicalmente non troppo distante dagli stessi Lustre dai quali vengono mutuate le trame di tastiera che da sole sorreggono i pezzi, il riffing è discretamente influenzato da quel tipo di black metal buio come la più oscura delle notti e nero come la più spessa delle peci inventato da Burzum. Sono proprio i suoni e la produzione che rimandano alla musica dell’innominabile nemico di Zuckerberg, arricchita dalle tastiere ambient di Nachtzeit e da una voce meno gracchiata di quanto siamo soliti ascoltare nei dischi di Lustre, direi non distante dal miglior Aldrahan (Dødheimsgard). Come immaginabile il risultato è eccellente, bisognerà aspettare quando e se il progetto avrà un seguito perché i presupposti per vederne delle belle ci sono tutti. Intanto godiamoci questi due brani, assai lunghi: Sjöar ovan dura quasi 14 minuti, Evighetens kvarn poco meno di nove, e sono entrambi deliziosi. (Griffar)

2 commenti

  • Avatar di fabio rossi

    Questo tipo di ‘black metal’ ha lo stesso problema di alcuni dischi progressive italiani :sarebbe meglio che fosse solo strumentale.

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  • Avatar di Federico

    Posto che ho trovato l’ultimo dei Lustre un lavoro al limite dell’inaccettabile (4 pezzi – 8 riff stiracchiati allo sfinimento e il vuoto pneumatico in mezzo. Ok l’atmosfera, ma si può fare decisamente di più. Ormai ci sono decine di progetti che propongono esattamente le stesse sonorità, armonie, arrangiamenti, mood etc), trovo sempre curioso il fatto che questo genere di figure in ambito black metal abbia sempre 45 progetti.

    La cosa rende poco fruibile il lavoro, ma la cosa che mi lascia più perplesso e su cui chiedo lumi al buon Griffar : ma perché produrre mille mila demo/EP/cassette su svariati progetti invece di concentrare le proprie energie per un lavoro o due, ma con la ciccia?
    In poche parole, tanta quantità, ma poca qualità.

    Perché si rischia di disperdersi nel farlo e si disperdono anche i possibili utenti.

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