Segnatevi questo nome: गौतम बुद्ध – पुनर्जन्म भाग १

O più precisamente, stando al loro bandcamp, Siddhatthagotama (nome della band) – Purvajanam part 1 (titolo dell’album). Raw black metal da Kushinagar, India. Il black metal ha rotto ogni tipo di barriera e valicato ogni confine. Perché un gruppo di simile collocazione geografica si metta in testa l’idea di suonare black metal, che nasce con tematiche anticristiane (è bene ricordarlo, altrimenti questo assioma diventerà sempre più labile fino ad essere dimenticato), non lo so spiegare e non me lo so spiegare.

Un gruppo black metal buddista che canta in hindi mi mancava. Io, tanto per pensare un po’ male, ho comunque il sospetto che gruppi come questo arrivino alla notorietà per via dell’hype creato da progetti come Vothana (americano anche se canta in vietnamita, visto che afferma di essere originario di quella terra), Mulla (iracheno, sempre a suo dire, ma ci sono forti dubbi sulla cosa), Akvan (iraniano, ma a quanto pare cittadino statunitense pure lui) e quegli altri etiopi di cui ora mi sfugge il nome… un attimo che cerco… ah sì, i Nishaiar. Della serie famolo strano. Va beh.

Ciò premesso, l’album non è malaccio: quattro pezzi tutti da circa nove minuti e mezzo di raw black metal stordente, suonato per la maggior parte del tempo a velocità sostenutissima (non blast beat perché mi dà l’idea che il batterista non ne sia capace, visto che si limita al suo compitino senza variare quasi mai i suoi schemi) con discrete linee di chitarra sovrapposte, screaming pazzoide e straziato e, come sempre in questi casi, basso fortemente penalizzato da registrazione e mixaggio. Appare evidente che il budget per lo studio fosse piuttosto limitato, anche se io tendo a ritenere che questa sia un’autoproduzione fatta con mezzi di fortuna, a dir poco. Grazie a Buddha però le tracce di chitarra si sentono in modo apprezzabile, e, se riuscite a soprassedere dall’incessante martellare della batteria che dopo un po’ tende a diventare monotono, e se siete in grado di sopportare lo screaming estremo del cantante che sembra sia stato squartato durante le session di registrazione per dare credibilità e sostegno al progetto, non escludo che Purvajanam Part 1 possa piacervi o quantomeno incuriosirvi. Ci sono diverse buone idee nei riff di chitarra, si percepisce uno sforzo di creare melodie e ritmiche che abbiano un senso e, inoltre,  non mi dispiacciono per niente le sovraincisioni di chitarra, arpeggiata e non distorta, che gratificano i pezzi di atmosfere gradevoli – naturalmente per quanto possibile in contesti così estremi, perché il risultato finale del disco è veramente violento, con abbondante quantità di caciara. Qualche parte meno veloce e più di respiro c’è, ma nel complesso sono di importanza secondaria. L’intento è quello di far venire il mal d’orecchie e il risultato viene raggiunto pienamente.

È molto probabile che anche loro, come i giapponesi Shichiseihokoku dei quali ho parlato tempo addietro e che si muovono nello stesso contesto musicale, diventino un gruppo di fama notevole; anche questa volta lo dico a sensazione, ma con un indizio in più: mentre per il demo d’esordio dei samurai giapponesi un disco fisico ancora non esiste in alcun formato, i Siddattagothama questo debutto lo hanno stampato in versione digipak pochi giorni fa. Non so in quante copie, penso poche, fatto sta che il Bandcamp alert della messa in vendita di questo disco in versione fisica è arrivato intorno alle 6 del mattino stando all’ora di ricezione della mail, ed alle 9 risultava già sold-out. Ed è autoprodotto immagino, non ci sono indizi che portino a ritenere che sia stato prodotto da qualche label, seppure microscopica. Oltre al fatto che, da perfetti sconosciuti quali sono, abbiano già venduto quasi 500 copie di questo esordio sul Bandcamp. Non sono per niente poche, per un disco di questo genere che non ha praticamente avuto alcuna promozione e che non si può dire sia rivolto ad un pubblico di grandi numeri. Se cercate più informazioni su Metal Archives (per ora non ce ne sono molte, solo la traduzione dei titoli dei brani) dovete fare il copia-incolla del nome in hindi, se no non li trovate. Sempre meglio del Bandcamp che è solo in lingua originale. Tradurlo in inglese no, eh? Magari ci sono informazioni interessanti, chissà mai. (Griffar)

2 commenti

  • L’India è un paese fortemente sovrappopolato, ci sono talmente tante persone che è anche difficile camminare per strada.
    Se ora si mettono anche a pogare è la fine.

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  • Brahma col face painting

    Il black metal si è sganciato da tematiche prettamente anticristiane da almeno vent’anni. Solo chi raggiona per assiomi e assoluti, tipo appunto black metal= satana, diavoli e cristi capovolti, si meraviglierebbe di un gruppo raw black indiano con tematiche buddiste. Aggiornatevi

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