La finestra sul porcile: Pacific Rim

Cesare Carrozzi – Non è semplicemente questione di gusti. Cioè, se siete andati al cinema per vedere, di vostra sponte, un film dove mech alti un’ottantina di metri e mostri giganti se le danno di santa ragione e non vi è piaciuto, quale che possa essere la presunta motivazione, sicuramente siete dei grandissimi stronzi. E questo è un fatto, diciamo, incontrovertibile.
Poi: Pacific Rim è una figata ultragalattica. È il film che qualunque dodicenne sveglio vorrebbe vedere in vita sua, fosse anche l’ultimo prima che i cinema scompaiano definitivamente dalla faccia della Terra ed il mondo cada nel cupo oscurantismo delle teste di cazzo che odiano il divertimento e vivono la vita in bianco e nero, uno spettacolo maestoso girato con vera passione e tanto, tanto manico, che ti tiene inchiodato alla seggiola tutto il tempo assorbendoti completamente nel suo incanto di immani robi verdi che escono dagli abissi armati delle peggiori intenzioni e gargantuesche macchine umanoidi comandate da piloti addestratissimi che rischiano la vita nel tentativo di salvare l’umanità dall’estinzione, con tutto il contorno di città demolite, pugni a razzo, spade, cannoni fotonici, missili, schizzi di acido corrosivo, esplosioni atomiche e quant’altro si possa desiderare da un film con un epico robottone gigante che solca le acque in primo piano nella locandina.
La sceneggiatura in questo senso è un mero pretesto e, pure se scritta da Travis Beacham (già colpevole di quella porcata a titolo Scontro tra Titani) ed ovviamente facilona in più occasioni, non intacca assolutamente il valore dell’opera di Guillermo Del Toro, il regista che poi è a tutti gli effetti il vero gigante del film, per la grandiosità di una pellicola che nessun altro avrebbe avuto il coraggio di girare, per la mano unica e riconoscibilissima dietro la macchina da presa,  per l’amore per il genere che trasuda da ogni singolo fotogramma, e per essere rimasto, fondamentalmente, quel dodicenne con gli occhi sgranati davanti lo schermo della tv messicana che trasmette Godzilla, o Goldrake o vattelappesca.

Ed il sunto è proprio questo, signori: se non siete più quel dodicenne, se siete degli asfittici adulti nei quali di quel ragazzino non v’è più traccia, se siete andati a vedere Pacific Rim con il cuore avvizzito, bene non solo avete buttato i vostri soldi e sostanzialmente, come dicevo, siete e rimanete dei grandissimi stronzi senza appello, perché quel film non era per voi, ma nel frattempo non vi siete accorti, purtroppo o per fortuna, di essere già mezzo morti. Fine.

Luca Bonetta – L’abbiamo atteso, sognato, desiderato per tanti anni. E finalmente è qui: la super-combo cinematografica di qualunque nerd, capace di avverare in un colpo solo tutti i sogni bagnati di noi giovani (chi più chi meno) metallari con una mano a mò di corna e l’altra con il joypad. Pacific Rim è la summa del 90% delle saghe che hanno accompagnato la mia adolescenza: Evangelion, Gundam, Godzilla e film apocalittici in genere. Quando ne sentii parlare per la prima volta non potevo crederci: robottoni giganti che prendono a cinquine i cugini scemi di Godzilla, prometteva di essere il film più genuinamente ignorante dai tempi di 300. Le premesse pertanto erano divise in due: da un lato aspettative enormi per le scene d’azione che “mannaggiatte se non me le fai a modino ti stacco i femori”, dall’altro un quasi totale disinteresse nei confronti della trama che tanto sapevamo tutti sarebbe stata la solita grande assenteista, come si confa alle pellicole di questo tipo. E invece il buon Guglielmino del Toro ti tira fuori due ore di filmone che oltre a farti venire la bava alla bocca con alcune trovate ben piazzate qua e là (la spada, cristo, LA SPADA), riesce pure a farti interessare alla trama, presentando personaggi (pochi) ben caratterizzati e una storyline che tutto sommato m’aspettavo molto peggio.

header-pacific-rim-epic-wondercon-trailer-unleashes-jaeger-furyInutile dire che in un film come Pacific Rim la parte fondamentale la giocano le scene d’azione pura e qui siamo a livelli di spettacolarità incredibili. Se pensavate di fare un paragone tra quest’opera e quella porcata ignobile di Transformers, beh, rimangiatevi tutto perché, se lì i robot erano talmente finti e incasinati da non farvi nemmeno capire dove avessero la testa e dove il culo, qui la sensazione di realismo è altissima. Gli Jaeger sono curati in modo tale da sembrare plausibili: macchinosi, cigolanti, pieni di pistoni e stantuffi, delle locomotive alte 90 metri che menano cazzotti a destra e a manca. Le citazioni di pellicole dello stesso filone e del mondo nerd tutto sono incalcolabili ma si fanno ben apprezzare, soprattutto da parte di uno spettatore “istruito” in materia, basti pensare al modo in cui la testa degli Jaeger viene collegata al resto del corpo (Evangelion anyone?) o alla faglia dalla quale escono i Kaiju (qualcuno ha detto Warhammer 40.000?). In sostanza Pacific Rim è un film verso il quale non è possibile muovere critiche di sorta, purché si resti ben ancorati alla logica che sottende alla pellicola e cioè: film d’azione pensato da gente cresciuta con Mazinga, fatto per gente cresciuta con Mazinga. Ciò non toglie che anche chi è digiuno di questo ambiente possa apprezzarlo per l’ottimo film d’azione che è. In sostanza: se siete fan delle opere sopraccitate, precipitatevi al cinema e guardatelo, sarà l’esperienza migliore della vostra vita. Se non ve n’è mai fregato un ciufolo di robottoni e mostri, andateci con gli amici, sarà un’esperienza comunque piacevolissima.

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