BRITISH LION ovvero: a ciascuno il suo cinema

la versione inglese del leone MGM

A settembre il verdetto, s’era detto. Vostro Onore, mi scusi ma mi rimetto alla clemenza della Corte. Anzi alla creanza della Corte. Infatti la creanza forse viene prima della clemenza e di buona creanza è proprio ciò che difetta British Lion. Del resto non è per il semplice fatto che sia il fondatore di una delle più grandi band del pianeta che Steve Harris debba meritarsi incondizionata clemenza da parte nostra. Posso anche prendere in considerazione l’eventualità che l’uomo senta di star invecchiando tutto sommato bene e creda di aver ancora un bel po’ di energie da spendere. Buon per te Steve. Ti chiami come mio padre e potrei esserti figlio, quindi il mio rispetto già ce l’hai a prescindere. Sentirsi giovani poi è una cosa bellissima, ma da qui a fare un disco (come già anticipatovi sulla nostra stilosissima pagina fecalbook, reperibile in streaming da qualche parte) buono solo come colonna sonora per un panettone domenicale della Disney il cui target è l’adolescente americano medio, film tipo Genitori in trappola o Quel pazzo venerdì in cui una Lindsay Lohan giovanissima e non ancora sconvolta dalla troca ricopre il ruolo della ragazzina rockettara che fa i dispetti a mamma e papà. E di sottofondo ‘ste orribili canzonette da pisciasotto, opera di qualche indie-boy-band sconosciuta (a noi europei gente di senno) o di fichette che ammiccano alla telecamera e all’anima de li mejo mortacci loro. Ehm, non so se ho reso l’idea. Insomma ce ne passa. Qui preconizzavo la demenza senile e a volte mi da così fastidio aver ragione. Ci si chiedeva pure chi fossero i compagni d’arme di Harris, e boh? Sconosciuti prima come ora. De che stavo a parlà?

Dal vuoto pneumatico prova ad emergere l’ugola d’oro del cantante. Non so davvero dove Steve sia andato a pescare questo tizio che a tratti è realmente imbarazzante ed è vero come il fatto che una dieta a base di wurstel ti fa venire la zella che in lui risieda il vero il punto debole della catena di montaggio britannica. Per superare indenne l’ascolto di British Lion ho dovuto far ricorso a mille espedienti e non sono stato nemmeno capace di trovare una qualche ragione plausibile che giustificasse il senso di questo disco. Alla fine non me lo spiego che così:

Au revoir. (Charles)

11 commenti

  • non ho ancora deciso se ascoltarlo o no… consigli?
    genitori in trappola “gran” film (linsdey grande tossica ma grandissima figa a mio parere)ma il film di cui è remake (il cowboy con il velo da sposa) penso sia il miglior film delcazzodisney

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  • fortuna che ho smesso da mò di seguire i maiden o dintorni

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  • Giudizio ingeneroso, che tra l’altro non menziona mai il contenuto vero e proprio del disco. Io ci sento molte sonorità class metal e una spolverata di prog, altro che tentativo di suonare alla moda! Charles, ho il sospetto che tu abbia sparato a zero sul disco perché avevi già deciso di farlo, e senza cercare di ascoltarlo il più possibile a mente libera; dimostrami che mi sbaglio, please.

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  • viste le numerose stroncature che ho trovato in giro, e considerato che Harris non azzecca un disco tutto bello dall’epoca di Seventh Son e un disco piacevole da Dance Of Death (sono ormai 10 anni fa), direi che passo senza rimpianti

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  • @Snaghi: a me nessuno restituirà più quel tempo. E cmq la Lohan è tanta roba davvero.
    @Orgio: ci hai quasi preso. Ti giuro che ero partito proprio con l’obiettivo di sparare a zero seriamente ma mi sono reso conto che purtroppo non ne valeva manco la pena e non sono entrato nel merito apposta (era più o meno quello il senso). Se vogliamo proprio dirlo l’album non è una merda epocale, ma Harris non può seriamente pensare di riuscire a rubare impunito la scena ai quindicenni.

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  • La citazione de “L’odio” vince tutto l’internet

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  • Non credo che voglia rubar loro la scena (anche perché, volpone com’è, deve aver fatto tesoro del totale fallimento di questa strategia con sua figlia Lauren…); semplicemente voleva togliersi questo sfizio, un po’ come Adrian Smith con gli A.S.A.P. e più ancora con i Psycho Motel.
    Ad ogni modo, a me sembra un disco passabile, che un paio di ascolti li merita (anche se il cantante non si può proprio sentire). Per tutto il resto c’è la copia consunta di “Piece Of Mind”. :-)

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