Metallo cimiteriale Italia: intervista a L’Impero Delle Ombre

– Qual’è il primo dei re?
– Il primo dei re è Baal, il demone tricefalo che regna sulla parte orientale dell’inferno.
– Quante legioni ha al suo comando?
– Sessantasei

Pur seguendo L’Impero Delle Ombre quasi dalla prima ora (scoperti in una serata all’Alpheus di Roma) sono arrivato con considerevole ritardo all’ascolto del secondo album, l’occasione è stata la loro partecipazione all’ottima settima edizione dello Stoned Hand Of Doom festival durante il quale ho acquistato il disco e ho avuto modo di fare una lunga chiacchierata con il frontman e vocalist Giovanni Cardellino. Chiacchierata che è andata dai tesori nascosti del sound tombale italico fino alle meraviglie dei ricci di mare appena pescati e di cui l’intervista sottostante è una sorta di prosecuzione in tema ma soprattutto sobria. Aneddoto: nei giorni successivi all’acquisto il vinile faceva bella mostra in salotto e il mio pargolo che ha quattro anni ed è sempre alla ricerca di qualche intrattenimento ha preso il disco in mano e mi ha chiesto “Papà, mi leggi questo libro di paura?” – ora il giovine si sarà anche confuso sul supporto però su uno dei perché questo album è una figata ci ha preso davvero, fin dalla sua copertina I Compagni di Baal contiene un qualcosa di tetro e leggermente inquietante e racconta una storia, appunto, di paura. L’album edito dalla Black Widow nel 2011 è infatti un concept ispirato all’omonima serie televisiva francese anni ‘70 dalle tematiche misteriose e occulte. Il disco è un vero gioiello oscuro del rock italico: perfettamente strutturato e definito nei dettagli (intro atmosferica, dialoghi originali) l’album è un susseguirsi di momenti che non si possono non definire alti.
Dalla grande opener Diogene (la cui sezione mediana è da sturbo) fino al finale dal bellissimo titolo Tutti I Colori Del Buio, passando per i vari brani fomentone (L’Oscura Persecuzione, Sogni Di Dominio) sono passati mesi e non si stacca dal piatto, insomma tutto molto bello… E ,chissà, se magari un giorno mio figlio si appassionerà al r’n’r potrebbe essere anche grazie ad un album del genere, un disco che sicuramente i suoi compagni di scuola non avranno a casa e che ha tutti gli elementi per stuzzicare la fantasia e la voglia di tenebra di un adolescente, io un po’ ci spero.
L’intervista ai favolosi Cardellino bros è qui sotto. 

Mi sembra di ricordare che l’idea del concept album sulla serie televisiva “I compagni di Baal” fosse già in programma appena dopo l’uscita del primo album, da allora però sono passati ben sei anni (forse di più), come mai c’è voluto tanto?
Sì, l’idea del concept è nata quasi subito dopo l’uscita del primo album. Purtroppo per una serie di disavventure, tra cui cambi di line-up e altri impegni personali, c’è stato un enorme ritardo, anche perché volevamo trovare musicisti con una certa preparazione e con il sound giusto prima di entrare in studio. Infine per registrare il disco ci abbiamo messo una settimana per le prese e un paio di giorni per il missaggio. Purtroppo non facciamo musica per mestiere, quindi non è sempre facile trovare il tempo.

Il sound, il soggetto, l’artwork e la costruzione stessa dell’album sono materia puramente settantiana. L’immersione in un universo passatista è totale, l’adesione è quasi ideologica. Troppo ovvio quali siano i modelli di riferimento, c’è qualcosa che salvate della contemporaneità?
Direi poco o nulla! Non fraintendetemi, ci sono alcune band odierne che ci piacciono e che seguiamo, ma comunque sono bands che si rifanno ai suoni del passato, senza per forza arrivare nei ’70… Ma anche semplicemente i suoni reali del metal/rock degli anni 80 e 90. Insomma ci piace la musica SUONATA e prodotta dal vero, oggi c’è troppo computer e tutti fanno dei dischi perfetti e pompatissimi. Noi rimaniamo ancorati al feeling della “musica vintage”, come hai detto tu, in maniera totale. Non è tanto una questione di ideologia, piuttosto è una questione pratica, quel tipo di sound “funziona”, tutto qui.

Qual è la difficoltà di coniugare un sound tipicamente anglofono con testi in italiano, quanto rende più complesso il lavoro di scrittura, o forse lo semplifica?
La difficoltà sta nel cercare di non essere banali e nel scovare i modi d’espressione che più si adattano al nostro genere musicale. L’italiano si adatta bene alla nostra musica, basta saper trovare il proprio stile. In alcune canzoni abbiamo inserito dei ritornelli cantati in inglese che hanno anche una funzione fonetica, questo perché, sì abbiamo scelto di cantare in italiano, ma ci piace anche la musicalità dell’inglese e di tanto in tanto ne facciamo uso… L’IMPERO DELLE OMBRE, ITALIAN CEMETERY ROCK!

Il lavoro di Oleg Smirnoff su questo album è semplicemente fantastico, come siete entrati in contatto?
Lo abbiamo conosciuto di persona nei backstage diversi anni or sono ed è nata una bella amicizia, poi  gli chiedemmo se voleva venire a suonare con noi, lui ci disse che non poteva entrare in nessun gruppo per motivi personali, ma accettò di buon grado di registrare tutte le tastiere per I Compagni di Baal ; ha fatto proprio un grande lavoro, ma non c’erano dubbi per un musicista del suo calibro, ne siamo veramente soddisfatti.

Restando in tema collaborazioni, qualche anno fa eri al microfono nel progetto Witchfield di Thomas Hand Chaste, come è nata quella collaborazione? Tra l’altro li avevo visti ad uno SHOD ma la formazione era differente, come mai non avevi preso parte al tour?
Trovammo i contatti di THC, che conoscevano, seguivamo e apprezzavamo artisticamente e ci conoscemmo di persona. Andammo a trovarlo nella sua casa-studio, i Four-Sticks a Mondaino, e incominciammo a jammare insieme al bassista Baka Bomb. Da queste jam nacquero le prime idee per il disco Witchfield (moniker in incubazione nella mente malata di mio fratello John), poi si unì il secondo chitarrista Ilario (Piranha) Suppressa. Proponemmo il progetto alla Black Widow Records, cosi finimmo di registrare il debutto, un album con molti ospiti tra cui Clive Jones e Steve Sylvester, suonatori di tamburelli e organo. In seguito lasciammo il progetto in mano a THC, non abbiamo fatto nessun live con loro, la line-up è in continua evoluzione, infatti in questo periodo si sta sviluppando il secondo capitolo con il nostro contributo e diversi ospiti di rilievo che scoprirete.

Per quello che riguarda questo tipo di rock a tinte oscure mi sembra che la situazione sia abbastanza migliorata rispetto anche a solo pochi anni fa, ci sono più situazioni per suonare, oltre ai nomi storici ci sono un sacco di band valide che girano, dall’esterno pare che si stia quasi formando una sorta di ‘scena’, tu come la vedi? Può essere un valore aggiunto?
Non so se si può parlare di scena, ma comunque sì, ultimamente c’è un certo interesse per la musica oscura, grazie anche all’impegno di tante piccole etichette indipendenti che fanno un ottimo lavoro. Questo è sicuramente un bene, oggi più gruppi riescono ad incidere un disco rispetto a qualche anno fa, è sempre molto difficile proporre questo tipo di musica in Italia ma noi non molliamo.

Quando vi rivedremo in tour (magari all’estero)? Spero non ci vogliano altri sei anni per un nuovo album!
A questo non so risponderti, andremo in giro a suonare quando ci saranno le condizioni adeguate. Anche io spero di non aspettare cosi tanto, però vedremo, stiamo già lavorando a qualche idea. intanto invito tutti i lettori, anche a chi non ama il dark/doom, ad ascoltare il nostro ultimo album I Compagni di Baal senza alcun genere di pregiudizio o preconcetto, potrebbe intrigarvi…

Un messaggio alla nazione?
SUPPORTATE IL METAL ITALIANO E L’UNDERGROUND! LONG LIVE CEMETERY ROCK!

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