THULCANDRA – Under A Frozen Sun (Napalm)

Rieccoci a parlare dei Thulcandra, trio black/death metal proveniente dalla Baviera che aveva fatto parecchio discutere all’epoca del debut album, disco niente affatto malvagio che aveva l’unico “difetto” di riprodurre pari pari il sound dei Dissection (quelli fino a “Storm Of The Light’s Bane” per intenderci). Vi chiederete voi: è cambiato qualcosa da allora? Manco per nulla, questo nuovo “Under a Frozen Sun” (un titolo mai sentito fin’ora) riparte esattamente da dove c’eravamo lasciati in precedenza, anzi forse i Thulcandra riescono nell’impresa non da poco di fare un disco ancora più clone del precedente.
Capisco che andando avanti così la recensione rischia di diventare identica a quell’altra, ma non so davvero cosa farci, se non dire che in questo frangente il songwriting mi pare leggermente meno inspirato, ad ascolto terminato infatti esclusa l’opener “In Blood And Fire” e “Gates of Eden” non mi riesce di ricordare un brano che mi sia rimasto particolarmente impresso. A costo di sembrare stucchevole, la questione è sempre la stessa: i Thulcandra NON suonano affatto male, il disco dal punto di vista formale è pressoché perfetto, tecnica di altissimo livello per un gruppo così giovane, produzione cristallina, assoli ben congegnati ecc ecc, ma è veramente difficile riuscire a passare sopra a quella sensazione di plagio e deja vu sistematico che s’innesta all’ascolto di ogni singola nota del gruppo tedesco. A sto punto tanto vale ad andare a rispolverare dischi di gente come Mork Gryning, Sacramentum, Vinterland, Lord Belial e altri appartenenti al roster della gloriosa No Fashion Records, gente che copiava a loro volta i Dissection ma almeno lo faceva 15 anni e fa e con molta più personalità dei Thulcandra.
Aggiungere altro è a dir poco superfluo, concludo come ho concluso la precedente recensione: se siete in vena di revival procuratevi sto disco, concedetegli due ascolti e poi mettetelo ordinatamente da parte, altrimenti lasciate proprio perdere. (Michele Romani)

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