JACULA – Pre Viam (Black Widow)

Voi che leggete questo blog sicuramente siete tra quegli italiani consapevoli di cosa questo uomo abbia fatto in passato e quanto sia stato importante il suo lavoro nello sdoganare finalmente la musica nera, dark, esoterica. A cominciare dall’immaginario della sexy vampira Jacula, il cui fumetto -insieme a Zora– abbiamo tutti letto o visto almeno una volta nella vita, anche se restò fisicamente nelle edicole dal ’69 al ‘82, tutto in Bartoccetti era fondamentalmente un richiamo al genere horror. E lo è ancora: Pre Viam, il ritorno dopo quaranta anni di assenza, è ancora impregnato di quelle atmosfere medianiche che alla fine degli anni ’60 Antonio (Rex) proponeva all’italiano medio scompaginando la sua visione delle cose, mostrando lui l’esistenza di una realtà parallela di cui non aveva sentore. Bartoccetti diede molto al doom, forse lo creò lui stesso. Tutti devono qualcosa a Bartoccetti. Forse anche Tony Iommi e i Black Widow. Certo l’atmosfera era ben diversa ai tempi di In Cauda Semper Stat Venenum e di Tardo Pede In Magiam Versus allorché i testi venivano elaborati da Antonio sulla base di ciò che le voci dei morti suggerivano al medium Parthenzy in trance. Pre Viam di Jacula fa il verso al Per Viam di Antonius Rex uscito l’anno prima. O forse fa da specchio mistico: sia PRE VIAM che PER VIAM sono l’anagramma di VAMPIRE. Chissà, magari ascoltando i due album contemporaneamente si evoca il dimonio. Una nota storica che forse può interessare: nel ’72 Tardo Pede veniva distribuito in omaggio proprio insieme al fumetto. Rispetto al ritorno di Jacula non si può dare un’opinione di favore o sfavore, non si può essere d’accordo o contrari, sarebbe come aprire una disquisizione filosofica sul Bene e sul Male. Noi ci limitiamo a registrare il fatto. La Romania dei vampiri, i riti esoterici, le urla strazianti delle vergini violentate, tutto questo è contenuto in Pre Viam, ancora una volta. La presenza dell’organo e dell’hammond è forte sebbene manchi l’imponente figura di Charles Tiring, il nero organista, che ha raggiunto Sorella Morte dall’altro lato del mondo. Di nuovo c’è un adeguamento ai tempi, necessario, imprescindibile, forse impossibile da evitare, nei suoni e nelle immagini (basti vedere la copertina e la differenza rispetto al bianco/nero di In Causa Semper…) e stupisce il grande uso -prog metal- che viene fatto di chitarra elettrica e batteria. Le interlocuzioni atmosferiche, parentesi gotiche che si aprivano nei primi lavori tra un brano e l’altro, vi sono ancora. Secondo me è inutile pronunciarsi con un giudizio finale sull’album arrivati a questo punto ma qualche perplessità viene fuori quasi da sé: dov’è la recitazione in latino e dov’è la voce disperata e magica di Doris Norton? Domande a cui forse è meglio non rispondere. Capisco i fan storici, coetanei di Antonio, che potranno sentirsi “traditi” o “maltrattati” ma non posso dire altrettanto. Pre Viam è un’esperienza occulta, mette i brividi e questo è alla base di tutto. Per me prima e dopo, Pape Satàn. (Charles)