Tre dischi tradizionali usciti quest’anno: i greci Black Soul Horde e Reflection (più ottantiani i primi, più moderni i secondi) e i torinesi Airborn, tra le più belle realtà “nascoste” della nostra scena power.
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Il ritorno dei mongoli The Hu, ormai sempre più assimilabili all’indie rock radiofonico; poi il disco dal vivo degli Shores of Null e il debutto dei Deciduous Forest, gruppo black atmosferico australiano talmente underground da non essere neanche su Metal Archives.
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Quattro gruppi che cominciano con la lettera E: gli Elvenking che concludono la trilogia di Reader of the Runes; gli Elderwind sempre più tendenti ai Bathory epici; gli Exilium Noctis, greci anche se non si direbbe; e il parziale ritorno alle origini degli Eluveitie.
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Il miglior disco degli Iron Maiden degli ultimi vent’anni (e lo ha scritto un gruppo greco); la Germania che ovvia alla mancanza di una bomba atomica coi bicipiti di Ralf Scheepers; il tipo degli Eldamar che prova a fare l’Alexi Laiho del nuovo millennio.
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Il debutto degli Emissary nel segno dell’epic metal anni 80, i Validor che vogliono distruggere i vostri amplificatori e infine gli Stray Gods, adorabili cloni degli Iron Maiden.
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