Avere vent’anni: A Predator’s Portrait, ovvero i SOILWORK come Pieraccioni
I Soilwork come il Lorenzo Pieraccioni de Il Ciclone, con tutti i difetti futuri già evidenti nell’opera di maggior successo.
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I Soilwork come il Lorenzo Pieraccioni de Il Ciclone, con tutti i difetti futuri già evidenti nell’opera di maggior successo.
Continua a leggereUna delle prime recensioni che ho letto qua sopra fu quella di The Panic Broadcast di Charles. Me ne fregava assai poco dei Soilwork, anzi i loro ultimi quattro album non mi erano piaciuti praticamente per niente, ma per qualche oscuro motivo aprii quella pagina. Mi rimase impressa una sua frase, che riporterò pari pari cosicché possa denunciarmi e fare al
Continua a leggereCi sono due tipi di death melodico svedese: quello buono, e quello di una bruttura di livello planetario, che riempì gli scaffali dei negozi di uscite che non avrebbero dovuto vedere la luce. Mai. Se da una parte regnavano Slaughter Of The Soul, Whoracle e altre chicche di quella portata, con l’avvento degli ultimissimi anni Novanta non fu presa abbastanza in considerazione
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