Vieni a fumare in Puglia: KING POTENAZ & APULIAN BLUES FOUNDATION
Nonostante da ormai un quarto di secolo mi trovi intrappolato in metropoli lontane dalla mia terra natìa, rimango sempre legatissimo alla madrepatria, che si specchia nell’onde del greco mar da cui vergine nacque Venere. Sono sempre rimasto legato anche a un’altra cosa, a cui però sono stato tristemente strappato per questioni normative (ne avevo parlato qui in fondo). Comprendete come sia quindi per me necessario, in questo periodo di tardivi recuperoni dell’ultimo momento, menzionarvi brevemente un paio di gruppi del settore musica per drogati provenienti dalla mia regione d’appartenenza. Ovviamente ometto i The Ossuary, non perché non abbiano fatto un discone da inserire a tutti i costi in playlist (spoiler: lo hanno fatto), ma perché ci ha già pensato Centini. Pronti? Via.
Partiamo con i THE APULIAN BLUES FOUNDATION, da Bari, che debuttano ora con il primo full dopo un Ep omonimo uscito ormai dieci anni fa. Il disco in oggetto porta il suggestivo nome di Traditional Songs about Life, Death and Rebirth e in copertina mostra un ulivo pugliese, come a segnare il territorio. Il loro stile è assai peculiare, a volte indecifrabile, a volte più lineare; loro si definiscono delta stoner, intendosi porsi più o meno a metà tra il blues e lo stoner, appunto. A prevalere è comunque il secondo dei due elementi, ma l’approccio blueseggiante rimane una costante che giustifica la predetta definizione. È comunque un tipo di musica che fatico a immaginare suonata da baresi; peraltro io a Bari ci ho pure vissuto e un giorno ve ne parlerò, e sarà un gran giorno per il giornalismo musicale italiano, cari amici. Comunque sia, il risultato è molto affascinante, e ne proporrò l’ascolto a Ciccio quando finalmente riusciremo a farci un weekend alla vecchia maniera (per ulteriori dettagli leggete qui in fondo). L’etichetta è la Zann’s Records, il cui nome è ispirato a quell’Erich Zann di cui spero sappiate già; e questo è un altro punto per loro.
Il secondo gruppo è un terzetto che va sotto il nome di KING POTENAZ e viene da Fasano, alle estreme propaggini meridionali della terra di Bari (pure se nominalmente risulta in provincia di Brindisi). Terra di mare e montagna, boschi e macchia mediterranea, trulli e resort, animali esotici e, a quanto pare, sigarette truccate.
Arcane Desert Rituals vol. 1 è il loro secondo album, dopo Goat Rider del 2023, ed è abbastanza eterogeneo, pur rimanendo entro i confini del genere. Quattro pezzi per quaranta minuti, tutto molto retrò, tanto che molto spesso tra i vari riffoni stoner metal (che rimane la base fondante per gran parte del minutaggio) compaiono rimandi abbastanza evidenti agli immaginari cari ai padri nobili del genere, dai deserti dei Kyuss ai rituali acidi degli Electric Wizard. Fa poi storia a sé l’ultima Ariadne, the Serpent Witch, nei cui quasi quattordici minuti succede un po’ di tutto, con le alternanze tra screaming e voce femminile e ritmi veloci, lenti e lentissimi. Ammirevole la cura della band per le copertine, tutte molto belle, anche quelle dei singoli. Il debutto era uscito sotto Argonauta Records, questo invece è per la svedese Majestic Mountain, che conferma di saperci vedere lungo. Speriamo di vederci un giorno al Tube Cult Fest con entrambi i gruppi, sarebbe il contesto migliore per goderseli. (barg)

