Tra la quercia e il camposanto: intervista a LA JANARA
Tenebra da queste parti aveva destato molta attenzione. Speravo in un sequel di pari qualità, cosa che non solo è avvenuta ma si è riusciti anche a fare meglio. Le Donne Magiche è un album più maturo da tutti i punti di vista e non subisce la classica difficoltà dei secondogeniti che non sortiscono più l’effetto sorpresa. L’album è uscito in maggio e solo oggi mi decido a chiamare Nicola Euplio Vitale, mente e chitarra de La Janara, il quale ci ha dedicato un sacco di tempo e punti di vista sinceri e interessanti.
Prima osservazione, Nicola: tra Tenebra e Le Donne Magiche, pur nell’ambito di una coerenza di fondo, trovo delle differenze nette di atmosfera. Tenebra era ancestrale, magico, agreste, poetico, mitologico e molto vicino alle superstizioni della nostra terra. Le Donne Magiche dal punto di vista musicale lo trovo più heavy e oscuro, ma soprattutto disinibito e sensuale.
Mi ritrovo in gran parte in quello che dici, anche se Tenebra, come ha detto un caro amico che ha partecipato alle registrazioni della canzone Mò che viene agosto, probabilmente è più oscuro, mentre quest’ultimo forse è più cupo. Tenebra era un disco molto macabro, influenzato dal cinema d’orrore di genere e dal sound italiano. Mentre, infatti, le canzoni di Tenebra parlano di morte, oggi l’atmosfera è romanzata e romantica nel senso più ottocentesco del termine. Le canzoni di Le Donne Magiche sono fondamentalmente tutte canzoni d’amore, che trattano della riscoperta del proprio amore per la vita e della propria sensualità. Dal punto di vista musicale, quindi, volevo fare qualcosa di diverso rispetto a Tenebra.
Nel nuovo disco quante sono e quali sono, eventualmente, le canzoni popolari che avete riscoperto e quindi ritrascritto, e quanto invece c’è di inventiva? Penso alla succitata Mò che viene agosto, che sembrerebbe una canzone antica.
Tutte le canzoni sono inedite, scritte da me, sia musica che testi. Nello specifico Mò che viene agosto è una canzone che ho voluto scrivere in dialetto utilizzando degli accordi molto semplici. Approfitto per fare una riflessione con te, perché questa è una domanda che mi hanno già fatto in via informale degli amici, i quali volevano sapere se questo fosse un brano tipico del nostro folklore. Quando scrivo per La Janara, e questo credo accada per molti musicisti, le canzoni inizialmente si assomigliano un po’ tutte, questo fino a che non ti occupi della veste sonora, del ritmo e del groove specifico, e inizi a immaginare come costruire su le linee di basso, la batteria eccetera. In questo caso ho deciso di mantenere un arrangiamento acustico che la facesse assomigliare a quello che abbiamo immaginato che fosse il folklore tipico irpino. L’Irpinia, come anche il Sannio, non ha una musica popolare propria come quella napoletana; certo, abbiamo la Tarantella di Montemarano, ma siamo molto distanti da ciò che è, per intenderci, la musica folkloristica riscoperta da Eugenio Bennato con i Musicanova all’inizio degli anni ’70. Persino il dialetto che ho utilizzato nel brano non è un dialetto autentico, è un mix di napoletano, avellinese, lucano che mi sono divertito a mettere insieme.
Del resto i confini di Sannio, Irpinia e ci metto dentro anche Abruzzi e Molise, sono molto sfumati e i dialetti si contaminano tantissimo. A questo punto diciamo due parole in più sul processo compositivo.
Questa volta ho scritto tutti i pezzi con la chitarra acustica ma ho cercato di immaginare per ogni canzone un vestito diverso. Ho preso due o tre album che ritenevo particolarmente influenti per il percorso che volevo seguire e le caratteristiche su cui volevo insistere ed è venuto fuori tutto abbastanza naturale. Per farti capire, quando registravamo e mixavamo Le Donne Magiche sul bancone del mix c’erano Heritage degli Opeth, l’ultimo album dei Mastodon e Officine Meccaniche de Le Vibrazioni.
Me lo diceva anche Raffaella (Cangero, cantante della band, ndr) quando scambiammo due chiacchiere ormai quasi sei anni fa in occasione dell’uscita di Tenebra, che Le Vibrazioni rientrano fra i vostri principali riferimenti.
I miei in particolar modo, anche se quando uscirono non ne rimasi subito affascinato. Considera che all’epoca il mio gruppo preferito erano i New Trolls, soprattutto quelli del periodo beat di fine anni ‘60. Quando poi li vidi dal vivo, puoi immaginare un ragazzino come me che amava la musica inglese e americana che vedi questi che portano sul palco la EDS-1275 doppio manico di Jimmy Page, il teremin e il mellotron, che usavano per creare sonorità differenti, pure se si trattava di pop, ne rimasi affascinato e mi dissi che avrei voluto fare una cosa del genere ma con l’heavy metal e l’hard rock e scrivere canzoni cantautoriali di rock melodico influenzate da ciò che amo, tipo i Black Sabbath, gli Iron Maiden e così via.
In Domens, che è il brano che chiude il disco e che è uno dei miei preferiti, canti tu?
Sì, lì canto io.
E allora ti dico che mi piacerebbe ascoltarti più spesso.
In realtà, anche nel nostro debutto del 2015 con la demo omonima l’ultima canzone è cantata da me. Questo brano è dedicato a un caro amico che non c’è più, Domenico Carrara, un poeta molto talentuoso col quale ci confrontavamo spesso, io con la mia musica e lui con i suoi scritti. Mi sembrava giusta cantarla per compiere questo tributo.
Il significato ora mi è chiaro. Dal punto di vista musicale la trovo tra le più heavy e cupe del disco e ci leggo dentro Bartoccetti, Paul Chain…
Paul Chain è uno dei miei tre musicisti preferiti, uno a cui guardo con una stima enorme e la sicurezza che nessuno potrà mai eguagliare, perché la sua visione musicale era unica e rimarrà un unicum.
Anche se ammetto che la mia preferita è Spiriti nel bosco, con la sua litania iniziale che mi fa riporta ad immagini di streghe danzanti intorno al noce. Parlavi prima di canzoni d’amore. Non so se ho colto correttamente, ma sembra ci sia una connessione tra la struggente Piangeranno i demoni e Volano i corvi del precedente album.
Sicuramente non c’è una connessione concettuale e lirica però, vedi, quando scrivo una canzone, quando riesco a mettermi un po’ alla chitarra, si crea quel mood di concentrazione e grande distacco dal reale. In questi due brani si avverte particolarmente, anche perché sono tra i miei preferiti. Metterei dentro anche Violante in questo trittico immaginario perché raccontano di più l’amore e un sentimento di nostalgia. Quindi sono sicuramente legate dal punto di vista della emozionalità. Tutte le nostre canzoni, alla fine, hanno un legame di fondo relativo alla stessa atmosfera e allo stesso immaginario.
Veniamo ai tuoi progetti alternativi.
I progetti alterativi sono due. C’è una band chiamata Salem Cross con la quale abbiamo registrato un paio di brani, uno contenuto nella compilation dedicata a Lovecraft e uno in quella dedicata ai Blue Oyster Cult. Stiamo per registrare un album e il cantante è Ricky Dal Pane dei grandissimi Witchwood. Poi ho pubblicato un paio di singoli a mio nome. Anche qui ci saranno degli sviluppi che vedranno la partecipazione del bassista dei Salem Cross, Piersabato Gambino e il batterista de La Janara, Antonio Laurano.
E con La Janara cosa succederà?
L’idea iniziale era registrare un live album con degli ospiti per l’occasione, e poi una raccolta con brani non ancora pubblicati. Questo scenario è ora congelato con data da destinarsi per una serie di motivazioni. In realtà abbiamo finito di registrare Le Donne Magiche nel 2022 ed è uscito solo ora a causa del Covid e la conseguente coda lunga che ha congestionato le pubblicazioni della Black Widow. Abbiamo fatto promozione ma il discorso del live è un po’ saltato. Speriamo di riallacciarne le fila.
Grazie Nicola, direi che a questo punto possiamo chiudere mutuando un tuo verso: chi ve vo’ male adda truvà ‘na fine amara! (Charles)





Che bello! Questo finisce nella top ten di fine anno sicuro.
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