La finestra sul porcile: Monster – La Storia di Ed Gein

Dopo un entusiasmo iniziale durato tre episodi, mi sono fermato un attimo e ho cominciato a chiedermi se questa terza stagione della serie Netflix Monster non fosse forse un’operazione un po’ stiracchiata. O in parole fantozziane: UNA CAGATA PAZZESCA. Se l’avete vista e siete arrivati fino in fondo, vi sarete resi conto che gli autori potevano concludere tutto in tre episodi invece di otto. Questa stagione è piena di momenti aggiunti solo per allungare il brodo, quando in realtà la storia di Ed Gein ha poco da raccontare di suo. Ian Brennan, che ha scritto e in parte diretto questa stagione, deve essersene reso conto. Allora ha riempito gli episodi in due modi: primo, collegando la storia dell’assassino al set di tre famosi film che si sono ispirati a lui; secondo, spacciando per vere situazioni che non sono mai state confermate. Fin qui niente di male, se non fosse che più della metà della stagione è costruita proprio su queste situazioni mai confermate. Alcune sono solo voci di paese, altre pura dietrologia. Capisco prendersi delle libertà quando adatti una storia per la Tv, ma, se metà di quello che racconti viene deliberatamente inventato, forse sarebbe il caso di cambiare titolo alla serie e nome ai personaggi e dire che è “ispirata” a Ed Gein invece di presentarla come LA storia di Ed Gein. Infine, gli ultimi due episodi meritano un discorso a parte per quanto sono terribili. Ma andiamo con ordine.

I collegamenti con i film, si diceva. Ogni tanto la serie salta avanti nel tempo per mostrarci i set di tre film ispirati a Ed Gein: Psyco, Non aprite quella porta e Il silenzio degli innocenti. Sulla carta è una buona idea, peccato per come viene realizzata. La serie si sofferma molto su Alfred Hitchcock, l’attore Anthony Perkins e il loro Psyco. Gli dedica un sacco di tempo, forse troppo. A Tobe Hooper e il suo Non aprite quella porta viene riservato il giusto spazio, né troppo né troppo poco. E poi c’è Il silenzio degli innocenti, a cui dedicano pochissimo spazio. Così poco che il regista non viene nemmeno menzionato. Sembra quasi che gli sceneggiatori si siano accorti di aver perso troppo tempo con Psyco e abbiano dovuto recuperare in fretta.

Veniamo ora ad un paio di situazioni in cui la serie si prende grandi libertà d’immaginazione. La prima è il caso di Adeline, l’amica-fidanzata di Ed. Nella serie ha un ruolo fondamentale. Nella realtà, Adeline Watkins era una donna che, subito dopo l’arresto di Ed, rilasciò un’intervista a un giornale locale. Raccontò di un rapporto abbastanza intimo tra loro. Poi però fece dietrofront: rilasciò una seconda intervista a un altro giornale in cui minimizzava tutto, dicendo che in realtà tra lei e Ed non c’era praticamente niente. Ed Gein dal canto suo non ha mai pubblicamente menzionato Adeline Watkins. Poi c’è il fratello Henry. Il fratello muore effettivamente in circostanze mai del tutto chiarite e nella serie è Ed che lo uccide. Ma nella realtà non è mai stata trovata alcuna prova che collegasse Ed alla morte del fratello. La versione ufficiale parla di asfissia durante un incendio di sterpaglie nella fattoria dei Gein. Posso capire il personaggio di Adeline, serve per romanzare una storia che altrimenti sarebbe povera di personaggi interessanti. Ma attribuire un omicidio sulla base di semplici teorie mai confermate nemmeno a distanza di decenni mi sembra una pisciata un po’ fuori dal vaso.

Ora arriviamo agli ultimi due episodi, uno strazio eclatante. Dal settimo episodio cambia tutto. Se fino al sesto pensavate di stare guardando una serie su un tizio che dissotterrava cadaveri per farne vestiti, arredamento, provviste e pure farci sesso, dal settimo in poi vi trovate davanti una cosa completamente diversa. Diventa una serie strappalacrime in cui Ed Gein è un povero vecchietto incompreso. Quello da cui tutti prendono le distanze, tranne una burbera caposala con cui OVVIAMENTE fa amicizia. E poi c’è, suo malgrado, un manipolo di serial killer che lo idolatrano a distanza. Il cambio di registro è imbarazzante. La serie a questo punto ci tiene a farci sapere che loro, gli altri assassini, sono dei malati schifosi e pervertiti. Ed Gein invece un tenero e indifeso vecchietto verso il quale abbiamo sbagliato tutti. Sì, proprio tutti, nessuno escluso. Siamo in difetto pure noi spettatori, che ci siamo esaltati vedendo la serie fino a questo episodio e sgranando gli occhi durante le scene dei ritrovamenti della polizia in casa sua. Quindi perché attribuirgli pure un fratricidio se poi lo vuoi far diventare un povero incompreso?

Questa terza stagione è dunque la peggiore di quelle uscite finora (le prime due erano su Jeffrey Dahmer e sui fratelli Menendez), e di gran lunga. Il problema non è solo il finale moralizzatore. Certo, quello emerge in questa stagione più che nelle altre due. Ma c’è qualcosa di peggio: soffre di un “eccesso di contenuto”, uno dei vizi più fastidiosi del cinema moderno, ovvero voler spiegare tutto. La storia di Ed Gein è piena di buchi. Piena di sospetti, di leggende che non sono mai state portate pienamente alla luce. Vuoi perché è successa a metà del Novecento e i mezzi scientifici della polizia erano quelli che erano. Vuoi perché il caso è stato chiuso in fretta, lui mandato in ospedale psichiatrico e chi s’è visto s’è visto. Nelle storie in generale, e soprattutto quelle di assassini, perché non lasciare un po’ di mistero allo spettatore? Perché voler raccontare tutto? Perché assecondare la FOMO (fear of missing out, la paura di perdersi qualcosa) degli spettatori? La vicenda di Ed Gein aveva le caratteristiche ideali per farne un capolavoro in controtendenza col cinema moderno. E invece ne è venuta fuori una serie TV perfettamente coerente con il resto dei contenuti della piattaforma di streaming più generalista che esista. C’era da aspettarselo. Meglio riguardarsi Psyco, Non Aprite Quella Porta e Il Silenzio dei Prosciu…ah no, Innocenti. (Luca Venturini)

 

Un commento

  • Avatar di SlaSh th

    Ma onestamente, cosa vi aspettavate da MerdFlix?
    Incredibile come ci siano ancora persone che pagano per quella merda, io chiederei comunque un risarcimento anche vedessi qualche loro produzione piratata.

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