Splendidi quarantenni: KREATOR – Endless Pain

Contrapponendosi alla scuola americana, a metà anni ’80 anche in Europa il thrash metal si diffuse a macchia d’olio con una propria visione, e l’epicentro di questa ondata è storicamente riconosciuta essere la Germania. È lì che è cominciato tutto e da lì tutto si è allargato a macchia d’olio un po’ ovunque attraverso il continente. Per nostra gloria, tra i primi a imbracciare gli strumenti e radere al suolo tutto quanto furono i nostri Necrodeath e Schizo, scarsamente considerati e quasi mai (in quei tempi lontani) apprezzati come meritavano in un percorso artistico tormentato che ne pregiudicò non poco le prospettive di carriera. Veniva additato tutto questo a una congenita esterofilia del metallaro medio italiano, ma io quei tempi li ho vissuti e non ho mai sentito qualcuno dire “eh ma tanto sono italiani, quindi faranno schifo”. Anzi. Di solito il nostro sano campanilismo portava a dire che “sì, ok i tedeschi, ma vuoi mettere Into the Macabre?” (che però, a essere onesti, fu pubblicato successivamente).

Il thrash tedesco è del tutto differente da quello americano. Molto meno tecnico, molto più diretto, meno elaborato, a livello testuale è rozzo e sguaiato, ha tematiche guerresche, violente, blasfeme, laddove in America si preferivano testi più impegnati socialmente e partiture decisamente più complesse. Ai Kreator, ai Sodom e ai Destruction, cioè coloro che hanno dato vita a tutto il movimento, queste cose interessavano poco: bisognava picchiare, picchiare duro e, per ottenere un risultato adeguato al contesto, bisognava mantenere le cose semplici, elementari, minimali. Endless Pain è tutto questo, nulla di più. Nulla di superfluo, niente di complicato, musica come espressione di pura energia, quella che, quando si organizzava una festa e si mettevano a tarda ora i dischi più cattivi, faceva fare a tutti l’air guitar non appena partivano Tormentor o Flag of Hate o Living in Fear. Quella era la vera differenza principale tra le due scuole: non fai air guitar con gli Heathen o i Flotsam e Jetsam, lo fai con gli Slayer o con Kill’em All. Cose semplici, dirette; non migliori a prescindere, semplicemente diverse.

Tra l’altro Tormentor è il primo nome della band, demo a nome Kreator non ne esistono; quindi si può dire che, a parte i più scafati – tra i quali non figuravo io vista la mia imberbe età – Endless Pain fu una sorpresona, perché pochi avevano ascoltato le versioni più grezze apparse nelle due cassette della suddetta prima incarnazione della band. Quasi tutti i pezzi su di esse presenti sono stati poi inclusi nella scaletta dell’album, e sono tutti rozzissime schegge di thrash metal scritte da ragazzini incazzati con il mondo intero e tracimanti pura necessità di violenza: Mille Petrozza aveva 17 anni come Rob Fioretti, Ventor un anno in più quando le hanno concepite, anche meno. A neanche 18 anni incidono Endless Pain, un disco che uscisse oggi finirebbe in cima a tutte le classifiche di fine anno, un’autentica generazione di fenomeni.

Il disco non ha punti deboli e picchia durissimo fin dal primo secondo, al massimo si può dire che uno dei loro pezzi più vecchi (Cry War) a tratti rallenta, ma manco per molto tempo: qui si massacra e basta, e si fa la storia. I Kreator sono stati gli unici dei fab 3 tedeschi ad esordire direttamente con un album (sia Sodom che Destruction affidarono ad un EP il compito di inaugurare storie lunghe e gloriose) con appena due demo all’attivo e per di più sotto un altro nome. Oggi definiremmo questa scelta azzardata, ma gli anni ’80 erano davvero tempi differenti: per arrivare ad incidere un album te lo dovevi guadagnare, e, quando ci arrivavi, avevi quasi la certezza che un riscontro ci sarebbe stato, quale che fosse. Se poi il livello dei pezzi era questo, la strada era tutta in discesa.

Endless Pain fu prodotto da Horst Müller, artefice del suono di disconi tipo In the Sign of Evil (Sodom), Sentence of Death e Infernal Overkill (Destruction) e i primi lavori dei Celtic Frost, come se ci fosse un filo logico, un unico filo conduttore che mirava a dare un’identità univoca alla scuola tedesca, precisa, rigorosa, sicché ogni disco fosse immediatamente identificabile senza ombra di dubbio; del resto, nessuno di questi gruppi ha mai dato grande peso alla tecnica, alla complicazione dei riff o a corbellerie prive di sostanza. Tutti loro hanno iniziato come trio, il minimo indispensabile, l’essenziale: basso, chitarra, batteria, voce e nient’altro. Su Endless Pain le voci se le spartiscono equamente Mille (che canta tutti i brani pari della scaletta) e Ventor (i dispari, succederà ancora in Pleasure to Kill in minor misura, poi in Terrible Certainty canterà solo un pezzo).

Quest’essenzialità ha avuto notevoli ripercussioni su quanto è successo un po’ più a nord neanche molti anni dopo, perché il black metal dei primi passi deve moltissimo ai primi dischi di Kreator, Sodom e Destruction, molto più che ai dischi dei Venom che, non si capisce per quale motivo, sono stati recentemente (dieci/quindici anni) elevati a primi motori di un genere che con i Venom ha molti meno punti di contatto di quanto non ne abbia con la scena thrash tedesca/svizzera (e anche italiana, non dimentichiamo la solida amicizia tra Necrodeath e Mayhem) lasciando i Bathory a parte in quanto entità a sé stante. Oggi si legge spesso che Endless Pain è un disco proto-black, ma quando uscì nessuno si addentrava neanche lontanamente in simili elucubrazioni azzardate da tuttologi che a posteriori si sono inventati simili teorie. Nel 1985 il black metal non era neanche nel mondo della luna, nessuno ne ipotizzava anche lontanamente la nascita e tutto quello che si diceva, riferendosi a dischi come Endless Pain, era che un grandissimo gruppo aveva inciso un sublime album di thrash tedesco. Tutto il resto è dietrologia inappropriata, la quale oltretutto a mio parere svaluta il valore storico insito nell’album. Il debutto dei Kreator non è un disco di passaggio tra qualcosa e qualcos’altro, è leggendario per suoi esclusivi meriti. (Griffar)

3 commenti

  • Avatar di Fanta

    Bellissimo articolo.

    La farai poi quella rubrica in programma sulle band black metal “underrated”?

    "Mi piace"

  • Avatar di walterb2010

    Esordio col botto! Arrivato dalla Germania all’ epoca, ma per sbaglio, al posto di Infernal Overkill, fu una bomba per essere stato registrato da dei ragazzini. Riuscii a vederli solo nell’ 87 a Monaco con supporto i Voivod di Killing Technology ( ero vicino alle transenne davanti al compianto Piggy), serata grandiosa!!

    "Mi piace"

  • Avatar di Old Roger

    Gli preferisco il successivo ” Pleasure to Kill” ma qua siamo davanti ad un sequela di badilate su denti e costole, da lasciare esterefatti.Ancora di più considerando che parliamo di tre ragazzini che all’epoca dovevano finire ancora le superiori e manco avevano la patente…..Sana rabbia giovanile , unità a un contesto minerario come quello della Rurh hanno partorito sto diamante grezzo…. recuperate sul tubo il documentario “Thrasher Altessen” e di poco posteriore na quest’album ma da perfettamente l’idea del contesto. Questi sono i veri Kreator !!

    "Mi piace"

Lascia un commento