È TORNATO IGORRRRRR
Bentrovati, amici del vero metallo.
L’ultima volta che vi ho parlato di Igorrrrr è accaduto qualcosa di spiacevole, che ricordarlo ancora mi scuote: la Skunk Metal S.p.A., a seguito del grande riverbero che certe mie affermazioni generarono sulla rete e presso i circoli heavy metal che contano, mi ha prima sospeso dal lavoro cautelativamente con effetto immediato e con beneficio della retribuzione, per poi risolvere il rapporto di lavoro poco dopo.
Certo, ammetto di esserci andato giù pesantino, soprattutto in relazione alla descrizione minuziosa della ricetta tradizionale del ragù napoletano, un piatto i cui ingredienti se non ben dosati possono, in effetti, risultare di difficile digestione. Pur ciò ammesso, reputo che le reazioni furono a dir poco spropositate: centinaia di commenti, molti insulti, minacce di varia natura e addirittura gente che si auspicava il mio licenziamento in tronco. Accadimento poi puntualmente occorso al sottoscritto, con grave disagio arrecato al mio nucleo familiare che si è presto visto privato di un importante introito, perché sì, lo ammetto, la Società mi pagava fior di quattrini, e, essendo ormai abituato a un certo tenore di vita, io e la mia famiglia siamo stati costretti a tirare la cinghia per un periodo e limitarci a una sola settimana bianca a Cortina d’Ampezzo e non più due come eravamo soliti fare ogni anno, ho dovuto vendere la Aston Martin e ripiegare sul Maserati, cose così.
Come accade in molte fiabe, per mia fortuna, anche questa ha avuto un lieto fine: esauritosi il battage mediatico contro il sottoscritto, una volta, cioè, che era stato raggiunto l’obiettivo del licenziamento in tronco, saziata la sete di sangue dei miei detrattori, e ripresi progressivi contatti con l’Alta Dirigenza della Società, si è addivenuto, infine, ad un accordo, i cui termini non starò qui a rivelare, che hanno portato alla reintegrazione del sottoscritto negli organigrammi aziendali con la posizione e lo stipendio che mi competono, senza nemmeno dover procedere a impugnazione per sicuri danni reputazionali inflitti a me medesimo.
Ora, sono certo del fatto che risveglierò certi dissapori e riattiverò la potente claque di brillantoni, di professionisti dell’odio e prezzolati frequentatori di salotti e caminetti, ma non posso esimermi dal tornare sulla scena del delitto, soprattutto dopo che Igorrrrrrrrrrr ha pubblicato un fantastico nuovo album. Com’è questo nuovo disco del francioso, mi chiederete? E come volete che sia: è fantastico! È così fantastico che mi mancano le parole. Quindi ne approfitto per stilare un breve vademecum scientifico sui fattori di riconoscimento che vi consentiranno di identificare rapidamente un disco di merda senza doverlo per forza ascoltare tutto.
Primo fattore di riconoscimento: la sezione ritmica “a pernacchietta”.
Con tale definizione si identifica quella tecnica in voga oggi in certi ambienti musicali à la page che prevede di portare la sezione ritmica a livelli di sincope e frenesia tali da rendere il risultato indistinguibile da, appunto, una pernacchietta, una scorreggina. L’elettronica, abbinata ad un sapiente utilizzo del trigger, favorisce la mutazione del suono in peto. C’è un pezzo nel nuovo disco del grandissimo IGORRRRRRRRRRRRR, ad esempio, che è fatto tutto con le puzzette e che in qualche modo mi ha ricordato quel disco bonus degli Alestorm risuonato con gli abbai dei cani, solo che quella era una cazzaronata a presa in giro, qui invece il fatto è serio.
Secondo fattore di riconoscimento: la tecnica dell’Oca dell’Orinoco.
Quando una banda ha in testa una bella melodia, semplice ed efficace, ma il reparto Ricerche di Mercato ti dà delle indicazioni errate circa i bisogni dei tuoi stakeholder principali, e ti suggerisce di orientare le tue scelte stilistiche verso una clientela bububu e brillantona, devi adoperarti per complicare le cose e rendere quella bella, semplice e efficace melodia una colossale merda fumante. Per farlo, suddetta banda ha a disposizione un carnet di opzioni volte a rendere quel brano da piacevole a fastidioso. Nella cassetta degli attrezzi, dunque, l’artista può ritrovare la tecnica del coro soprano eseguito da una che soprano non è, cioè da una performer che starnazza, urla e strepita alla guisa della famosa Oca dell’Orinoco. Anche tale tecnica è molto apprezzata ed utilizzata dal nostro artista francese favorito.
Terzo fattore di riconoscimento: gli strumenti pazzerelli.
Chitarra, basso e batteria sono aggeggi frusti e desueti. La banda alla moda deve poter attingere altrove e lasciarsi ispirare da culture a noi distanti nel tempo e nello spazio. O più semplicemente utilizzare gli strumenti pazzerelli, quelli, cioè, che nessuna persona sana di mente vorrebbe inserire in un disco, men che meno in un disco heavy metal. La scelta dello strumento pazzerello è dirimente ma il criterio di base è: non deve entrarci per un cazzo, cioè, deve essere qualcosa di assolutamente improprio. Proprio come la scelta adottata dal Nostro: il flauto dolce di plastica, tipo quello che ci facevano suonare alle scuole medie. Qualcuno più anziano tra voi ricorderà sicuramente le ore passate a suonare Fra Martino Campanaro, alle dita doloranti durante le esecuzioni sbilenche di poche note (ma così ben stuprate), e soprattutto alla bavetta puzzolente che puntualmente colava dalla campana finale del flauto.
Quarto fattore di riconoscimento: la allure maniaco-depressiva.
In generale, in alcuni dischi vige la regola se sei in animo di suonare un bel brano coerente e godibile, fai di tutto per evitarlo: il pubblico di brillantoni ti ringrazierà sicuramente. Da questo approccio ne discende la allure, la posa, praticamente quell’affascinante portamento bipolare tale da trasformare il lieto scorrere delle note in un casino pazzesco in cui non ci si capisce più niente, poi tornare il sereno e via andare con improvvise urla a cazzo di cane, e così, alto-basso, caldo-freddo, destra-sinistra, su e giù, tric e trac, finché non devi farti portare via con un TSO.
È più o meno tutto qui, cari amici e lettori, spero che facciate tesoro di questo piccolo vademecum, con gli omaggi più sinceri dal vostro affezionatissimo. (Charles)







E’ tornato Charles!
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Sapevo che c’era del losco. Ma quindi è bello questo Igor?
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https://youtu.be/TaptgKT777o?t=17
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Mammamiacherridere la trovata della gallina, un mattacchione proprio questo Aigorrr. Chissà cosa si inventerà la prossima volta, magari suonerà la batteria impugnando due baguette.
Alla fine questi dischi sono l’equivalente in musica del “quadrato nero” di Malevic: migliaia di persone che lo applaudono estasiate pur di non essere additate come ignoranti e stantie, mentre dall’ultima fila si alza un Charles e grida “ah coglioneeee” al simpatico ed eclettico mangiarane barbuto.
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bravo, non avrei saputo descriverlo meglio
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