L’importanza di essere dal vivo: IL SEGNO DEL COMANDO – Sublimazione – Live

Trent’anni di carriera sono un traguardo a cui pochi musicisti riescono ad arrivare e ancora meno sono quelli che ci arrivano in buona forma creativa. Il Segno del Comando, gruppo che seguiamo e di cui abbiamo parlato varie volte, è giunto a questo appuntamento e ha scelto di celebrarlo attraverso una via molto autentica, oltre che personale, ovvero proponendo un album dal vivo, Sublimazione – Live. Il titolo del disco non è casuale: come spiega Diego Banchero, la “sublimazione” richiama tanto l’idea alchemica di un punto di arrivo e di purificazione ultima, quanto il concetto scientifico di passaggio ad una fase differente. In entrambi i casi, la metafora è perfetta per descrivere un live che restituisce l’essenza di una band evoluta e maturata nel tempo, capace di interpretare e riproporre oggi, con nuova forza, composizioni nate ormai molti anni fa. I brani che troviamo in Sublimazione sono dieci: i primi sette sono stati registrati durante il tour invernale, presso lo spazio Webo a Pesaro, il 31 gennaio 2025, nell’ambito dell’evento “Gala delle Nobili Sinfonie”, nel quale Il Segno del Comando ha condiviso il palco con Il Balletto di Bronzo e Mad House. Gli ultimi tre brani sono tratti da un concerto in Olanda del 2022, con una formazione leggermente diversa. L’album è stato presentato ufficialmente il 22 agosto scorso al Rock Inn Somma, appuntamento a cui abbiamo partecipato e quindi vi rimando all’opportuno racconto di Barg. 

Sublimazione è stato autoprodotto in collaborazione con Nadir Music ed è disponibile sia in CD che sulle principali piattaforme digitali. Una grandissima nota di merito va alla qualità dell’incisione, che è stata curata dallo stesso Banchero e da Tommy Talamanca: la resa acustica è sbalorditiva, perché gli strumenti si sentono ben separati e pieni, così come la percezione spaziale, che rende benissimo l’esperienza dal vivo. Questo live è davvero un piacere da ascoltare sotto tutti gli aspetti e diventa quindi una fotografia accurata del momento fisiologico, attivo e vivace, in cui si trova Il Segno del Comando oggi: la storia del gruppo è vita vissuta disco dopo disco, concerto dopo concerto e la loro carriera è un flusso artistico che si è rinnovato di continuo, partendo dalle origini da cui è iniziato. A riascoltarlo bene, Sublimazione non è soltanto un disco celebrativo, ma è soprattutto una chiara dimostrazione di esistenza e una dichiarazione di intenti per ciò che ancora verrà. A completare l’opera, possiamo ammirare l’intrigante copertina firmata da Paolo Puppo.

Infine una nota di carattere più generale: la dedizione con cui è stato prodotto e presentato Sublimazione lo rende un documento ancora più importante e artisticamente raro: viviamo in un’epoca in cui i dischi live sono in progressivo declino, perché i generi che vanno per la maggiore prediligono il lavoro in studio, essendo poco funzionali dal vivo e, inoltre, perché le piattaforme di streaming più frequentate evitano di suggerire musica dal vivo, per proporre agli utenti quasi esclusivamente le incisioni in studio. La maggioranza degli utenti, poi, tende sempre di più a scegliere le versioni già note e maggiormente diffuse dei brani, trascurando le versioni dal vivo, a causa del modo in cui fruisce la musica, ovvero come sottofondo e complemento di altre attività, mentre sempre più raramente viene vissuta come opera d’arte da ascoltare mediante attenzione selettiva. Ecco che quindi occorre dare onore e merito agli artisti che hanno ancora il coraggio di fare dischi dal vivo perché, quando curati e sentiti come in questo caso, restano una delle forme più autentiche di pubblicare musica, incisa nell’atto stesso di suonarla. (Stefano Mazza)

2 commenti

  • Avatar di ignis

    Grande band!

    Io apprezzo molto anche il periodo in cui vi militava Mercy (di Ianva). C’era stata una rottura?

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  • Avatar di walterb2010

    Fin da giovane ho sempre preferito i dischi dal vivo e ne ho collezionati un bel po’. Per non parlare del centinaio di bootleg su vinile anni 80/90, vedrò di recuperare anche questo. Non so bene perché, ma la dimensione live mi ha sempre attirato più di quella studio.

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