Avere vent’anni: CHILDREN OF BODOM – Are You Dead Yet?
In seguito a quest’album vedranno la luce i due dischi più insignificanti dei Children of Bodom, Blooddrunk e Relentless Reckless Forever, in quel miasma da giochini di parole che già all’epoca affliggeva Dani Filth. Eppure ritengo che la band di Alexi Laiho avesse già finito la benzina qui sopra. Faccio un breve riassunto: all’epoca di Follow the Reaper uno dei principali portali web italiani lo definì un flop. Io stesso, all’uscita, non accettai la sua totale virata verso il power metal, ma oggi lo riconosco come uno dei migliori lavori della band originaria di Espoo. Hate Crew Deathroll provò a far uscire la profondità degli strumenti e mise l’accento sulla pesantezza, e questo tolse loro un po’ di magia.
Magia è la parola chiave per comprendere il calo dei Children of Bodom: nei primi due lavori c’era, nel terzo ne rimaneva ancora un po’. Dopodiché non l’ho più sentita e sono ritornato e ritenere gradevoli le loro pubblicazioni solo da Halo of Blood in poi, ovvero da quando hanno capito che tutta questa evoluzione thrash non era servita proprio a un cazzo, se non a rovinarci l’appetito.
Are You Dead Yet? ci lascia una band matura in cui Janne Wirman – per chi scrive il loro fuoriclasse – è ancora all’apice ma non s’incastra più alla perfezione nelle composizioni del gruppo. Inizia a essere un pesce fuor d’acqua, la scena se la ruba tutta Alexi Laiho e i titoloni da buttafuori del Meccanò (Punch Me I Bleed – cazzottami, sanguino: casomai uno ragionerebbe in senso inverso, tipo abbozzala di cazzottarmi, sanguino – seguita da In Your Face e Next in Line) lasciano presagire una situazione in cui i brani, paradossalmente, più saranno pesanti e più si riveleranno in qualche maniera spompi. E così accadde nel 2005, allorché taluni pronunciarono la fatidica frase che ora riporto: è la fase Pantera dei Children of Bodom.
L’inizio di Are You Dead Yet? non lo ricordo malvagio, con Living Dead Beat aperta da un bel giro di tastiera in pieno stile anni Settanta, e il miglior ritornello del disco affidato alla title track. Poi If You Want Peace… Prepare For War, puntini puntini alla Megadeth e riffone rapidissimo sempre alla Megadeth, come a presentare il nuovo chitarrista Roope Latvala, un veterano che sul finire degli anni Ottanta aveva esordito con gli Stone per poi finire in quella cacata mondiale dei Sinergy. Fu il sostituto di Alexander Kuoppala, alla cui fuoriuscita dai Children of Bodom in parte attribuisco la scomparsa del suddetto effetto magia.
Finale bello energico con Trashed, Lost and Strungout e We’re Not Gonna Fall prima della solita cover che tutti fanno di Billy Idol, parte centrale del disco principalmente affidata a mid-tempo che ognuno definisce rocciose e che a me parvero soltanto pallosissime.
L’inizio del periodo peggiore della carriera dei Children of Bodom. Are You Dead Yet? ancora si salvava e ancora toccava, e in qualche modo superava, la sufficienza. Ma per quanto mi riguardò e ad oggi mi riguarda, la magia era bell’e finita. E la copertina, stavolta, faceva veramente cacare. (Marco Belardi)



con tutto l’affetto con cui posso ricordare Alexi Laiho, dopo follow the reaper salvo veramente pochi brani. Hexed era un disco caruccio, e prometteva un bel ritorno di fiamma quanto sentito a nome Bodom after midnight…ma la fase centrale della loro carriera non mi è mai piaciuta.
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