Il disco che non sarebbe mai dovuto uscire: DARK ANGEL – Extinction Level Event

Fossi stato un thrasher adulto nel 1992, avrei atteso con particolare ansia Atrocity Exhibition, il successivo lavoro dei Dark Angel che non uscì mai e rimase allo stadio di demo con lo scioglimento della band. Perché era impossibile replicare Time Does Not Heal, non perché il thrash metal fosse appena finito fuori tempo massimo, o per il timore che anch’essi cascassero nel gorgo dei mosh alla Pantera, del groove metal e quant’altro. Semplicemente dopo un album come Time Does Not Heal ti devi fermare, o finirai per ferirti con le tue stesse mani. Era un punto d’arrivo, un titolo che metteva un sigillo sopra a un’epoca intera. Ma sappiamo come è andata, e in sede di recensione non replicherò il riassunto di tutte le puntate precedenti, avendoci già pensato il giorno che scrissi dei primi singoli pubblicati dalla band di Gene Hoglan.

Extinction Level Event è uscito. Anche se è introvabile, perché dopo una quindicina di giorni non risulta sulle piattaforme in streaming ed è ordinabile – questo a me risulta – tuttalpiù sul negozio digitale della Reversed Records che, sulla pagina ad esso dedicato, ancora parla di “pre-sale” perché nessun dipendente comunale in esubero s’è preso la briga di aggiornare la scritta. Il formato digitale e anche quello fisico sono già a prezzo di saldo, quello l’hanno aggiornato.

Vi pongo una domanda, una soltanto: se questo album non è uscito nel 1992, quando scrissero del materiale di cui siamo un po’ tutti curiosi ma che custodiscono in un cassetto quasi fosse una valigetta piena di cazzi di gomma colorati, e se non è uscito in seguito a tutte le peripezie che ne hanno avvolta la difficoltosa genesi, perché mai dovrebbe vedere la luce oggi? Il nuovo dei Dark Angel ha la sfiga addosso sin dal giorno in cui pensarono che Time Does Not Heal potesse avere un seguito. I confronti ci sarebbero stati anche se fosse stato pubblicato un disco diametralmente opposto, se si fosse tornati all’energia e alla linearità di Darkness Descends. Questa è gente che ha sforato i sessanta di età o, nel caso di Gene Hoglan, ci è quasi arrivata, nuova chitarrista esclusa.

Se Atrocity Exhibition non è uscito quando erano giovani, e la sua versione aggiornata non è nata quando ancora avevano un tantinello d’energia in corpo, perché mai riscriverlo da capo e uscire a sessant’anni con Extinction Level Event? La puzza di bruciato è eclatante dal giorno che hanno annunciato una roba simile, e io stesso credevo fermamente che il processo creativo sarebbe sfociato un’altra volta nell’archiviazione. Soltanto che questi qua il cellulare con gli album brutti dentro non lo perdono, come fece Kirk Hammett: questi ci stanno attenti, a portarlo in qualche modo e in qualche epoca nelle nostre case.

Il problema principale qui dentro non è come canta Ron Rinehart, o le scarse dinamiche della batteria, o il fatto che le spalle non siano coperte da una casa discografica dignitosa o da una produzione con fondi decenti. Il problema è innanzitutto che non suona come un album dei Dark Angel: quindi, tu, che sei invecchiato con loro nella speranza di assistere all’uscita del successore di Time Does Not Heal, quasi trentacinque anni dopo non solo ci riesci, ma ti tocca fare uno sforzo sovrumano per sopportare una sorta di surrogato degli Slayer che, in Atavistic e in Scalar Weaponry, assomiglia alle peggiori cose scritte da Kerry King al tramonto della carriera dei Maestri.

Extinction Level Event non assomiglia né a Darkness Descends né a Time Does Not Heal, probabilmente nemmeno a Leave Scars. Il primo non lo voglio rammentare perché l’ho rimosso. In Time Does Not Heal al netto dei suoi riff e della sua tecnica straripante c’era una ferocia che lo poneva quasi ai limiti del death metal. Era impressionante, incontrollabile. È e resterà uno degli album della vita, per il sottoscritto. Allorché rallentava, in Act of Contrition, era comunque una piena dimostrazione di strapotere. Woke up to Blood è un vano tentativo di rifare una Act of Contrition, e infatti, per quanto non brilli di luce propria, è stata una delle rarissime volte in cui mi sono sentito comodamente a casa. L’ultima Extraction Tactics è dignitosa sul profilo dell’energia sprigionata, Apex Predator idem. Le prime due, entrambi singoli, e già affrontate nel doloroso articolo che scrissi a riguardo, non fanno poi così cacare rispetto a tanto altro materiale qui insito.

L’unica mossa ora da fare, prima di ritirarsi sul serio, è prendere quella roba scritta nel 1992 e trarne un album che possa essere accostato all’ingombrante nome in copertina. Ce ne sarebbe anche un’altra: prendere quattro o cinque muratori appena usciti dal turno incazzati neri, dare un cinquantino a ciascuno, e fargli picchiare sodo il corpulento Ron Rinehart finché non canta in studio come canta sul palco. Anche perché di solito i problemi scaturiscono al contrario: lui riesce a cantare male in studio e a cavarsela dal vivo, e pertanto merita una sculacciata soda.

Non voglio più sentirvi incidere un disco come questo a nome Dark Angel. Non perché sia brutto. Ma, vedete, se dei 246 riff di Time Does Not Heal ne ricordo a menadito moltissimi, qui siete riusciti ad entrare da un orecchio e uscire dall’altro senza lasciare il benché minimo segno. Vergognosi, dozzinali, nemmeno i miei cani quando cacano al giardinetto e se la rimangiano vicendevolmente mi fanno bestemmiare tanto. Aprite una piadineria a Lido di Savio e rimaneteci, se mai vi venisse in mente di scrivere altro materiale inedito che suona più generico di un’imprecazione detta subito dopo che è suonata la sveglia. (Marco Belardi)

6 commenti

  • Avatar di sepcuccio

    Per me e’ un disco clamoroso per il 2025, “Woke Up To Blood” il top tra i top.
    Soggusti

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  • Avatar di weareblind

    Su Spotify per ora non c’è.

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  • Avatar di Fanta

    Se non assaggi quello che cucini, rischi di fare delle porcate invereconde. Traslando: se smetti di ascoltare il genere che proponi, fai delle merdate invereconde.

    Quest’anno sono usciti tre dischi molto belli in ambito thrash metal: Sacrifice (che avete recensito), Chemicide e Violator (è da poco fuori l’eccellente Unholy Retribution).

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  • Avatar di Old Roger

    Ascolterò e valuterò , ma da quanto ho letto in giro c’è poco da star allegri….mi dispiace per Hoglan…ma.dopo la morte Jim era meglio lasciare tutto come era…NO DURKIN , NO DARK ANGEL

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  • Avatar di Contributi in Conto Capitale

    Disco veramente impresentabile.

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  • Avatar di Buttiglia

    l’ho ascoltato più volte e non mi dispiace per niente..credo l’ondata di fango sia esagerata nei confronti del disco…tutti a scrivere cagata pazzesca,copertina fatta male,produzione da cameretta e chi più ne ha più ne metta…non sara’ darkness descents ma trovo abbia molti riff abrasivi e una batteria semplice ma spettacolare…ora tutti cultori del bel canto anche nel thrash sono diventati….il mio consiglio è di ascoltarlo senza farsi condizionare dai giudizi negativi :potrebbe confermare l’atroce delusione data dalle troppe aspettative o rivelarsi una piacevole sorpresa

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