THE SISTERS OF MERCY @Castello Sforzesco, Milano – 28.07.2025

Davanti al Castello Sforzesco di Milano c’è un paninaro storico chiamato Al Politico, nome che deriva dal fatto che tutti i panini hanno il nome di politici italiani. Sta lì da parecchio, ha buona fama perché i panini sono buoni e piuttosto carichi, e io e la mia signora ovviamente ceniamo lì, io un Bondi, lei un Alemanno. Il primo sguardo agli avventori del chiosco è rivelatore di ciò che troveremo dentro, perché c’è di tutto: goticoni attempati, metallari, insospettabili solitari in completo scuro venuti direttamente dal lavoro, musicofili sessantenni in camicia a quadri, gente col pizzetto e la maglia dei Metallica, hipster con pantaloni un po’ troppo stretti e svariate altre sottocategorie. C’è pure Andrea Ferro dei Lacuna Coil. La stessa situazione si rispecchia anche dentro: mi aspettavo un’età media più avanzata e soprattutto una più nutrita presenza di residuati dell’epoca gothic anni Ottanta o quantomeno Novanta, ma probabilmente si sono normalizzati anche loro. Un concerto del genere una ventina d’anni fa avrebbe attirato una torma di personaggi più o meno attempati vestiti come i Christian Death, e rimango stupito nel non vederne praticamente nessuno.

Non avevo mai visto i Sisters of Mercy prima d’ora, e non ero neanche stato ad un concerto nel Castello Sforzesco. Direi che non c’era situazione migliore per iniziare, perché è tutto estremamente ammaliante. La malìa funziona anche nella prima parte dello spettacolo, quando c’è ancora la luce del giorno, perché il cielo è picchiettato da nuvole in lontananza che danno una profondità magica al già amplissimo spazio aperto del Cortile delle Armi. Sono tutti vestiti di nero, tranne lui, completamente in bianco a parte gli occhiali scuri d’ordinanza. L’illuminazione è posizionata in modo tale da lasciare palco e musicisti in controluce, con Eldritch che si muove continuamente tra i fanali, lasciando che questi ultimi gli illuminino il volto evocando impressioni quasi vampiresche.

Purtroppo all’inizio la resa sonora lascia a desiderare: per svariate canzoni si sente solo il sintetizzatore (termine che nella fattispecie comprende anche basso e batteria), le chitarre sono quasi inaudibili e la voce è un lontano singulto. Però funziona tutto. Intorno a me vedo gente presa benissimo, spesso addirittura rapita. Pian piano poi il suono migliora, le chitarre cominciano a venire fuori e anche la voce diventa molto più distinta. Suonano per un’ora e mezza, con i cavalli di battaglia veri messi alla fine (Temple of Love, Neverland, Lucretia, This Corrosion). Mi sembra un concerto splendido, di quelli che ricorderò a vita, e non credo sia solo per il contesto fuori dal normale del Castello: il giorno successivo sarei andato a vedere i Goblin, e non sarebbe stata per niente la stessa cosa.

Mi stupisco di tutti i commenti negativi che avevo sentito sulle loro recenti esibizioni, fondate soprattutto sull’età avanzata di Eldritch e sull’uso invadente del sintetizzatore. Sì, lui ovviamente non ha più la voce calda e profonda che aveva nel 1988, e sì, in pratica la parte musicale è limitata ai chitarristi che suonano su una base che riproduce le tracce di basso, batteria e tastiere. Ma in ogni caso io sono ammaliato. Del resto i Sisters of Mercy non sono un gruppo, sono un concetto, un’idea, un simbolo, un’immagine lontana ed evocativa di un preciso momento nello spazio e nel tempo che non tornerà mai più. Sono uno dei pochissimi gruppi per cui potrebbe avere senso anche guardare un ologramma. È anche difficile da spiegare, e infatti non ci sono riuscito. L’unica cosa sensata da dire a questo punto è di consigliarvi di andare a vederli, possibilmente il prima possibile, perché altrimenti non rimarrà altro che l’ologramma. (barg)

2 commenti

  • Avatar di Bonzo79

    buon per te che hai apprezzato, Barg. io li ho visti a Pola il 26 ed è stato uno schifo. le chitarre non si sentivano, la voce nemmeno tranne qualche grugnito… salvo avere uno dei due chitarristi il volume del microfono altissimo e coprire tutto (dell’altro non è pervenuta una nota). indecente. e li adoro, sia per la discografia (anche quella non pubblicata) che in quanto simbolo cui fai giustamente riferimento. ma questo non è stato un concerto, è stata una truffa.

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  • Avatar di ignis

    Dai commenti di amici che li hanno visti in questi ultimi anni, mi sa che è meglio l’ologramma…
    Oppure, semplicemente, guardarsi “Wake”…

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