La finestra sul porcile: SUPERMAN (di James Gunn)

Non so se lo sapete o ve lo ricordate, o magari se li passano ancora, ma tanti anni fa trasmettevano in televisione i cartoni animati della Warner Bros. con protagonisti i personaggi della DC Comics, solitamente a metà pomeriggio e certe volte anche di mattina, nei fine settimana. Il miglior prodotto era senza dubbio la serie dedicata a Batman del 1992, il cui successo ha contribuito a far nascere quelle su Superman e sulla Justice League. A differenza del comparto cinematografico, dal punto vista dell’animazione la Warner coi personaggi DC è stata sempre un passo avanti alla Marvel, dimostratasi meno capace di sfruttare il potenziale dei propri eroi, non solo o non tanto a livello tecnico quanto soprattutto narrativo. In effetti le serie Warner erano dei prodotti pensati per un pubblico trasversale, fatte per essere apprezzate tanto dal ragazzino quanto dal giovane o anche dall’adulto appassionato, e, ripeto, soprattutto quella dedicata a Batman è davvero un piccolo gioiellino che vale assolutamente la pena di essere riscoperto (credo sia disponibile su Netflix).

Ecco, Superman di James Gunn è l’equivalente con attori in carne e ossa di una puntata (o una puntata doppia o tripla) di una serie Tv che uno potrebbe vedere il sabato mattina su Cartoon Network. Non è male di per sé, ma secondo me non è qualcosa che uno si aspetterebbe necessariamente di vedere al cinema, così decontestualizzato da tutto. Chiariamoci, bene ha fatto James Gunn a non tornare a narrare pedissequamente le origini del personaggio, trite e ritrite, ma il problema è la storia che gli costruisce attorno, che potrebbe essere tranquillamente presa da un episodio della serie Tv se non fosse che risulterebbe tarata un po’ più, o un po’ troppo, verso quella fetta di pubblico fatta dai piccoli rispetto ad altre. Il personaggio di Superman risulta compresso e monodimensionale, durante l’arco narrativo non ha alcuna progressione di sorta, e, anzi, di fatto è uguale a se stesso dall’inizio alla fine della pellicola, col risultato di essere poco o nulla empatico col pubblico (o almeno non lo è stato con me). Il problema, quindi, non è tanto se Superman indossi o meno i mutandoni, quanto perché: se l’idea era di avvicinarlo ad un pubblico di bambini, allora il bersaglio è stato assolutamente centrato, perché Superman, il personaggio ma anche il film, è colorato, innocuo, stupido e pieno di zucchero quanto un sacchetto di caramelle, di quelle che se ne mangi troppe poi te le ricordi per un bel po’; e, purtroppo, fa esattamente lo stesso effetto.

Non voglio tirare fuori paragoni con Man of Steel di Snyder, anche perché quel filone narrativo è morto e sepolto per colpa dello stesso Snyder e degli studi della Warner Bros., però, al di là dell’effetto nostalgia che può avere il primo film mai girato su Superman, con i compianti Christopher Reeve e Gene Hackman che avrò visto un miliardo di volte, se volete vedere un film dedicato all’uomo d’acciaio degno, allora dovete recuperare quello. Il Superman di Gunn è un prodotto bambinesco, che un po’ strizza l’occhio alla magia del film di Donner e un po’ prova ad essere contemporaneo, senza riuscire in nessuno gli intenti. Un gran peccato. (Cesare Carrozzi)

14 commenti

  • Avatar di Cattivone

    Non l’ho ancora visto, mi pare che abbia un po’ spaccato la critica a metà.

    Tendo a fidarmi abbastanza del lavoro di Gunn (e un po’ meno di quello del Carrozzi) quindi prima o poi lo recupererò di sicuro, magari non a breve.

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  • Avatar di mark

    Davvero c’è gente che spende soldi per vedere un Superman nel 2025…sono basito…

    A questo punto speriamo esca presto anche un film su Calimero, sono sicuro che spaccherà i culi!

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  • Avatar di Nino Palmeri

    Mi spiace, ma leggere questa recensione mi fa pensare che l’autore non abbia ben chiaro cosa significhi oggi il termine cinecomic, né abbia colto davvero lo spessore del film di James Gunn.

    Il nuovo Superman non è un prodotto per bambini: è una lettera d’amore al personaggio, fatta con cura e intelligenza, che riesce a bilanciare leggerezza e profondità, classicismo e contemporaneità. Gunn dimostra ancora una volta una regia solida, creativa e coerente con l’universo che costruisce. Ogni personaggio è vivo, consapevole del mondo che abita, e nessuna scelta sembra buttata lì a caso. Persino i momenti più leggeri funzionano, perché sono coerenti con il tono e con l’identità dell’opera.

    Sostenere che Superman sia “monodimensionale” o “bambinesco” significa non aver colto la chiave di lettura del film, che non vuole imitare Snyder (giustamente), né rifare Donner, ma costruire qualcosa di nuovo, rispettoso ma anche fresco, che mancava da troppo tempo.

    Certo, il film non è privo di difetti, nessuno lo nega, ma sono così marginali da sparire nel confronto con la deriva qualitativa vista negli ultimi cinecomic Marvel, o con la seriosità pesante e spesso inconcludente di molti film del passato.

    Insomma, è tempo di capire che i supereroi non devono per forza essere cupi e muscolari per essere profondi. A volte, la speranza e la luce possono dire molto di più. Gunn lo ha capito. Speriamo che il pubblico lo capisca con lui.

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    • Fabrizio Spinelli
      Avatar di Fabrizio Spinelli

      severo ma giusto 🙂

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    • Avatar di kicco14

      La cosa divertente è che il termine “cinecomic” in realtà è una trovata puramente italiana che teoricamente non ha nessun significato. Ce lo siamo inventato noi perchè “film di supereroi” (superhero movies) non piaceva abbastanza.

      Quindi già mi viene da sorridere leggere “l’autore non abbia ben chiaro cosa significhi oggi il termine cinecomic“. Detto questo, non c’è nessuno spessore da cogliere in questo film, che è del tutto vuoto. Sono completamente d’accordo con l’autore. Se i difetti di questo film, secondo te, sono marginali, non è l’autore dell’articolo a non aver colto lo pseudo spessore di questo filmetto mediocre, ma sei tu che non sai distinguere una scrittura solida da una sceneggiatura pessima, come lo è quella di questo film. Potrei anche continuare a scrivere esplicitando nel dettaglio quello che dovrebbe comunque essere chiaro a qualsiasi spettatore, ma mi rendo conto che non ha nessun senso, proprio come diverse scelte fatte da Gunn per questo film.

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      • Avatar di Richard

        sceneggiatura pessima??? Guarda che gli ultimi film Marvel hanno una sceneggiatura pessima. questo superman ha una sceneggiatura bilanciata semmai. Grottesco e simpatico senza eccedere. E il successo al botteghino mondiale dimostra proprio che il pubblico ha gradito. Certo l’autore dell’articolo evidentemente no, ma i giudizi e i gusti non si toccano. Il gradimento generale invece promuove il film di Gunn. Con i difetti certo ma è promosso

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    • Redolfi Alberto
      Avatar di Redolfi Alberto

      gunn ha colto appieno lo spirito del fumetto originale…degli anni 40-50-60, ossia una striscia fatta per bambini, al massimo adolescenti. Di fatto ha riportato il personaggio indietro di decenni, una visione infantile che si dissolve come neve al sole rispetto a man of steel. Difendi l’indifendibile, c’era da portare avanti il personaggio in modo maturo e al passo coi tempi, anche rendendolo più cupo e tormentato…ma ci arriveremo, non appena si saranno resi conto della 💩 enorme che hanno pestato😆

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  • Marco Piazzaroli
    Avatar di Marco Piazzaroli

    A me mi sembrate tutti bambineschi, con tutti ‘sti parolo i per un film su superman, manco si trattasse di Fellini, welles o Bergaman.

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  • Giorgio Montesi
    Avatar di Giorgio Montesi

    Ti pagano anche per scrivere articoli che non dicono nulla?

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  • Avatar di Gabriele

    MAN OF STEEL? 😂😂😂😂😂😂😂😂 Già, avevo letto cagate come quelle del “film bambinesco” solo perché Superman è effettivamente colorato e non un depresso che sembra che voglia spararsi. Ma poi quel Man of Steel mi ha fatto schiattare dalle risate, personaggio monotono e poi mi consigli quel film di merda con il Superman più piatto di sempre hahahaha

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