Frattaglie in saldo #71 – Brutal e dintorni

Violento, grezzo, dissonante eppure mediamente melodico. Questo è il death metal che troverete in Eyes, Teeth and Bones dei VISCERAL, trio portoghese con all’attivo un disco del 2022, ma i cui membri non sono degli sbarbati. Bruno Correira, il fondatore, è uno che bazzica il death metal da fine anni ’80. Io non conosco tutti i suoi progetti, ci mancherebbe, ma a sentire l’idea di suono che ha nel 2025 mi vien da pensare sia uno che ha le idee chiare e al contempo guarda avanti e sperimenta. Ben piantati nel death metal novantiano ma con aggiunte di black e grindcore, i ragazzi ci propongono un album con un taglio molto personale, tanto che in alcuni punti mi sembrano i Cattle Decapitation in versione war metal. La produzione però è molto meno lo-fi del suddetto genere e allo stesso tempo anche meno plasticosa di quella della band americana (che io amo, comunque), e certi estri di chitarra potrebbero essere al limite col deathcore, ma tutto questo calderone è una figata assoluta, anche perché le canzoni sono proprie belle, possenti, talvolta melodiche, e piene di idee. Heave Down the Teeth la migliore, ma anche Unsurmountable e la finale Loathe sono dei pezzi incredibili. Il trio sa il fatto suo, non c’è che dire. In chiusura, la cover di On Frozen Fields da Massive Killing Capacity dei Dismember. Come non amare i Visceral?

Spostandoci verso il centro degli Stati Uniti, e più precisamente a Topeka, in Kansas, troviamo gli UNMERCIFUL e il loro ultimo, violentissimo, brutalissimo Devouring Darkness. Come vorrebbe uno stereotipo che abbiamo da queste parti, l’americano che abita nel mezzo degli Stati Uniti solitamente è una persona pratica, che non si perde in chiacchiere. È, come detto, uno stereotipo, eppure la band su questo nuovo lavoro effettivamente pensa solo a spaccare culi. Non un intro ma un UOOOOOOOOO sostenuto da un blast beat apre la prima traccia Miracle in Fire. Lungo tutti i 38 minuti che compongono l’album, gli Unmerciful, come promette il loro nome, non hanno alcuna pietà per noi ascoltatori. Il disco è un brutal death metal in grande stile. Se il paragone con gli Origin viene naturale, vista la presenza di uno dei suoi membri fondatori, ovvero Jeremy Turner, le differenze sono sostanziali. Pur partendo dalla stessa base musicale, il suono degli Unmerciful è più diretto, più viscerale di quello talvolta fin troppo intricato degli Origin. Ne risulta che, come per i loro dischi precedenti, anche questo sia notevole, non solo in quanto a brutalità ma anche a livello di scrittura. Belli i riff, belli i groove, bello tutto, praticamente.

Veniamo ora ai nostrani PUTRIDITY e al loro nuovo Morbid Ataraxia. Dall’ultimo disco intero sono passati 10 anni, ma Putrid Ciccio torna con una formazione rinnovata per massacrarci con un lavoro decisamente ispirato. L’unica cosa che mi vien da dire ascoltandolo è “mecojoni”. Già con Ignominious Atonement si erano superati, el’EP del 2023 Greedy Gory Guttony era, nel suo piccolo, altrettanto eccezionale. Non c’è da stupirsi quindi che con quest’ultimo lavoro l’ispirazione sia rimasta a livelli alti. La matrice del loro brutal è per lo più quella di Disgorge (US) e affini, ma i Putridity alleggeriscono gli arrangiamenti togliendo quei millemila cambi di tempo talvolta tipici di queste band che, alla lunga, personalmente mi ammazzano l’entusiamo.  Il brutal a me piace pesante, violento, diretto, tirato e ignorante (nel senso goliardico del termine). Morbid Ataraxia è tutto questo. Menzione speciale per la copertina del mitologico Girardi.

Restiamo in Italia con i SUDDEN DEATH il cui ultimo disco, anche per loro, risale a circa dieci anni fa, se escludiamo l’EP Stillborn del 2018. Questo In Sinner Hate è il quarto full in più di vent’anni di carriera, anche se oggi non è rimasto nessuno della formazione degli inizi. Ad ogni modo, senza giraci troppo intorno, è un disco più di mestiere che di sostanza. La cosa positiva è che la band romana prova a venir fuori dai clichè del genere, andando alla ricerca di soluzioni diverse; il tentativo non riesce sempre, ma alcuni brani sono assolutamente godibili, come ad esempio The Beast Awakening. Nonostante il lodevole tentativo i ragazzi si perdono un po’ troppo, e l’album rimane un po’ lì, senza infamia e senza lode. (Luca Venturini)

2 commenti

  • Avatar di Old Roger

    Ragazzi , ma la recensione di songs of last resort , dei The Haunted a quando ?

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  • Avatar di Sadburrito

    Consiglio anche il nuovo LIPOMA – No Cure For The Sick praticamente una fusione (gustosa) tra goregrind, melodic death metal e passaggi folk… sulla carta era una cagata, in cuffia è stato folgorazione.

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