The Funeral Album, il manifesto di dignità dei SENTENCED
Quando sento qualcuno difendere l’ennesimo album di qualche vecchia gloria incartapecorita che ancora si ostina a trascinarsi stancamente sui palchi, o ancora peggio a tirare fuori bolsi dischi in studio che non fanno altro che sporcare la reputazione faticosamente costruita in passato, io penso ai Sentenced e alla loro fiera scelta di troncare tutto quando ancora aveva un senso farlo, anche se questa fu una scelta di dignità e rispetto di sé che, comprendo, non è per tutti. Nel 2004, quando annunciarono lo scioglimento “senza possibilità di ripensamento”, i Sentenced avevano a malapena quindici anni di vita, che diventano dieci se non consideriamo l’iniziale fase death metal. Erano diventati dei capiscuola, avevano una platea piuttosto nutrita di appassionati (tra cui il sottoscritto, che continua a conservare per loro un posto molto speciale nel proprio cuore) ed erano riusciti a raggiungere uno status da intoccabili; eppure mollarono tutto e si sciolsero. E questo, attenzione, di comune accordo e senza avere alcun problema interpersonale. Si sciolsero perché credevano di essere giunti alla fine del proprio ciclo, di non avere più niente da dire o da trasmettere.
Tutto questo ha ancora più valore se si considera che, in effetti, The Funeral Album è il peggiore disco dei Sentenced. Non che sia brutto in senso assoluto, quello no, ma la stanchezza e la sensazione di pilota automatico, completamente assenti nella loro precedente discografia, qui irrompono in maniera inaspettata, tanto da essere addirittura la cifra principale del disco. The Funeral Album è il disco di un gruppo che inizia a non avere più voglia, e che soprattutto non riesce più ad arrangiare degnamente le idee che pure continua ad avere. Ci sono pochi guizzi, molti pezzi finiscono per assomigliarsi, Ville Laihiala non s’impegna particolarmente e persino lo stile di Vesa Ranta, fino a quel momento piuttosto riconoscibile, suona piatto. Se dovessi fare un best of dei Sentenced, diciamo un doppio CD, da qui inserirei solo Ever-Frost, forse. Per il resto di pezzi carini, o bellini, ce n’è, ma c’è anche qualche episodio che, potendo, evito di risentire. Nel complesso siamo comunque ampiamente nei confini dell’accettabile, tant’è che The Funeral Album periodicamente ritorna nel lettore, anche se ovviamente molte meno volte rispetto a uno qualsiasi dei loro precedenti dischi. Diciamo però che siamo proprio al limite, e un altro passo in questa direzione avrebbe finito per macchiare inevitabilmente il nome dei Sentenced.
La spiegazione pratica è il video di Ever-Frost, che li ritrae da vecchi mentre stanno per suonare davanti a una platea di vecchi. All’epoca la cosa ci sembrava grottesca, adesso molto meno. Quantomeno per quelli tra noi che ai concerti ci vanno ancora, e guardandosi intorno si accorgono del micidiale combinato disposto tra età media altissima e scarso ricambio generazionale. E in questo senso il funerale celebrato nel video di Ever-Frost mette il magone oggi molto più di ieri, perché ora in quella bara non vediamo più solo i Sentenced, ma l’heavy metal tutto, e anche noi stessi. Noi però fino alla fine continueremo a inseguire i suoi fantasmi, perché non c’è altro da fare. (barg)



solo applausi per te barg
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Scrivo prima di leggere l’articolo. Album immenso e immensi Sentenced. The end of the road brividi e lacrime. non so se avete sentito la versione tratta dal cd dell’ultimo concerto, l’ultime parole pronunciate da Ville prima del maestoso assolo finale del compianto Miika ” selarakitta ( in finlandese non so come si scriva ) see you in hell”!!
Grandi
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totalmente condivisibile, a differenza tua però, lo ascolto raramente. Sento troppo forte il divario con quanto fatto prima. E’ una tristezza su cui non viene nemmeno voglia di crogiolarsi… su questo The Cold white light è insuperabile.
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Maybe life is not for everyone…
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Non ce la faccio, troppi ricordi , non ce la faccio, non ce la faccio (cit.)
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No dai, non è questo il peggiore disco dei Sentenced. Per me il “titolo” se lo contendono Frozen e Crimson. The Funeral Album è valido almeno quanto tutti gli altri album usciti dopo l’inarrivabile Down. Tanti ritmi aggressivi, melodie che rimangono in testa, e anche alcune trovate davvero inquietanti come il coro di bambini in “Vengeance Is Mine”. Non è effetto nostalgia, ancora oggi lo riascolto ogni tanto e me lo godo.
La cosa veramente triste per me è stato vedere il degrado fisico di Miika Tenkula, eccellente chitarrista purtroppo gravato da un nome che noi italiani non avremmo mai potuto prendere sul serio. Tra i primi album e questo c’è una differenza di almeno 50 chili.
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Scusa, ma in che senso “questo è valido come tutti gli altri album usciti dopo Down”? Se togli Frozen e Crimson poi rimane solo The Cold White Light.
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E’ vero detta così non ha molto senso, ci riprovo: a parte Down e Amok, entrambi di livello altissimo (sempre secondo me), The Funeral Album non è peggio di tutti gli altri album, anzi per me si guadagna il podio.
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l’assurdità fonetica dei cognomi finlandesi riserva sempre sorprese. Tempo fa nella ditta dove lavoravo c’era tra i miei contatti una addetta alle vendite careliana col cognome Teronen.
In compenso anche i cognomi italiani sono interessanti per loro. Ricordo una intervista del Fuzz in cui il cantante dei 69 Eyes inizia dicendogli: lo sai che il tuo cognome da noi significa “capelli di merda” ?
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per me frozen è un capolavoro e crimson un eccellente lavoro, posto che amok (anche se un altro genere) è inarrivabile
una delle cose belle dei sentenced è che con la loro evoluzione artistica hanno fatto contenta un sacco di gente
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