Il nuovo cinepanettone dei BEHEMOTH : The Shit ov God

Dei Behemoth è già stato detto tutto e oltre. Cosa dovrei fare io? Dirvi la mia, anche? A che servirebbe? Tanto chiunque ha già la sua opinione su di loro, e di questo disco avrete già letto dieci recensioni prima che uscisse questa. Motivo per cui non vi parlerò di The Shit ov God, ma del più grande sussulto della mia vita. Se volete restare bene, sennò amici come prima.

Era un’estate dei primi anni 90. Avrò avuto otto o nove anni. Mi trovavo con i miei genitori a Nizza, in Francia. A memoria, è il mio primo ricordo di me all’estero. Una cosa incredibile quando si è piccoli. Un viaggio all’estero. Pazzesco. Non mi ricordo benissimo la città, né tanto meno la sua spiaggia, ma mi ricordo tutte quelle magliette color blu scuro, nei negozi di souvenir, che avevano ricamato in giallo la scritta “Côte d’Azur” sotto a una barchetta stilizzata, anch’essa ricamata ma in bianco. Erano veramente molto carine, almeno ai miei occhi, e io, che non sapevo il francese, chiedevo ai miei che cosa significasse quella scritta. “Costa Azzurra”, mi rispondevano loro. A distanza di trent’anni ho un ricordo ancora molto vivido di quelle magliette. Chissà perché di tutta quell’esperienza mi sono rimaste in testa solo quelle magliette. Quelle magliette e un’altra cosa, a dire la verità.

Una sera, io e i miei usciamo a cena. Non ricordo esattamente il ristorante, ma una volta finito paghiamo e facciamo una passeggiata lungo la via, dove erano presenti molti altri ristoranti e bar. La bellezza delle città europee sta proprio in questo. Sedie e tavoli all’aperto, con la gente che cena felice, che si rilassa, che ride e chiacchiera. Quel vociare confuso. Noi camminiamo, e a un certo punto c’è una piccola folla raggruppata attorno al tavolino di un bar.

Saranno state una decina di persone, tutte italiane. Io, data l’età, ero ancora basso di statura e non vedevo chi o cosa stessero guardando. Mio papà, incuriosito, va a vedere. Subito dopo, si gira verso di me, sorride, gli occhi illuminati, e mi dice: “Vieni Luca, vieni!”. Mia madre chiede chi c’è. Io non dico una parola e rimango impassibile. “C’È MASSIMO BOLDI!”. Non ci posso credere! Massimo Boldi! Pazzesco! Il mio attore preferito! Quello che mi fa ridere più di tutti!!! Non capisco più niente. Io però non lo vedo ancora, per via della folla. Mi faccio trascinare per la mano da mio papà, aspetto in coda il mio turno e dopo un po’ sono di fronte a Massimo Boldi a chiedergli un autografo. Non dico una parola. Sono ammutolito dalla felicità. Lui sorride con gentilezza e mi firma un pezzo di carta che mia mamma aveva estratto dalla borsetta. Il tutto dura solo pochi secondi. Poi lo saluto e lascio il posto alla persona dopo di me.

Oggi non so che fine abbia fatto quel pezzo di carta con l’autografo. È stato sicuramente buttato via. Quando qualche anno dopo iniziai a suonare la batteria, i miei mi ricordarono che anche Massimo, da giovane, l’aveva suonata. Io alzai le spalle, indifferente ormai al suo fascino. Quell’incanto che lui esercitava su di me era svanito. Ma forse quell’incontro mi ha segnato più di quanto io possa credere ancora oggi. Più tardi mi riguarderò I Pompieri. (Luca Venturini)

7 commenti

  • Avatar di Fredrik DZ0

    pensa te che a 6 anni il mio primo concerto fu pippo franco, a 13 mi avvicinai all’hard rock e al metal. Una coincidenza? io non credo…

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  • Avatar di Simone Amerio

    Massimo Boldi quando urla disperato “me la ciula, me la ciula” è il nostro nume tutelare per noi padri di figlie femmine

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  • Avatar di Cattivone

    Al momento dell’incontro mi sarei aspettato che avessi esclamato un “ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta-tachicardia”.

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  • Avatar di Fanta

    Mi stavo furiosamente menando l’uccello su un porno vhs. Volume del televisore a palla. Bei tempi, sì. Solo in casa, mia madre l’ultima a togliersi dal cazzo, è proprio il caso di dirlo. Peccato che ventisette secondi dopo che mi sono calato le braghe, in balìa di una maniacalità euforica, la “vecchia” infila la chiave nella toppa. Un paio di secondi dopo apre la porta del salone.

    Due secondi due, percorrendo la breve distanza che separa l’ingresso dal luogo dove sto esercitando il mio hobby da maniscalco. La velocità con cui tento di cambiare (perlomeno) canale, di coprirmi il cazzo e di assumere una posa da intellettuale appeso a un documentario sulla cultura religiosa in Uganda è supersonica. Ma mi riesce una cosa e mezza su tre. Ho sbagliato telecomando. Ai tempi mediamente ne avevi due: videoregistratore e TV. Di fatto non è successo nulla sullo schermo. Cosa ho premuto? Cosa non ho premuto, mi correggo. Di fatto sempre una che lo sta prendendo da dietro campeggia dinamicamente sullo schermo. E lui le sta per sborrare sulle chiappe. Tollerabile di primo acchito, dai. Poteva andare molto peggio. La posa plastica da intellettuale c’è. Tac. I pantaloni sono tornati su. Ari-tac. Allora perché scrivo una cosa e mezza riuscita? Tra poco capirete.

    -Ho dimenticato il salcazzo del satori stompio. Questo più o meno il senso che estraggo dalle parole di mammà. La frase dopo invece mi buca il cervello.

    -Ma che stai a fa’? Auiahhhh (perché trasalisci come se avessi visto la madonna, maledetta stronza di una madre? Gorgheggi di disgusto perlopiù, li mortacci tua).

    (Sì, è un porno, porco dio. Mica sto ammazzando un cristiano a sangue freddo).

    -Nient…grient…fof…uch, tof, tof. Il catarro ti sorprende sempre al momento giusto. Per mettere a potenza cubica, alla quarta, alla ventisettesima il tuo imbarazzo che già tracima come un fiume in piena dopo una settimana di pioggia torrenziale.

    -Ihhhhhh, ma che schifo.

    (Ma schifo farai te che non prendi il cazzo di babbo da dietro da quando avevi appena imparato a preparare quei cazzo di fagiolini di merda, facendoli sbollentare per qualche secondo, per infilarmeli in bocca ogni sera che ha fatto cristo. Con un filo d’olio e un po’ di succo di limone. C’evevo tre anni e per un anno e mezzo su ogni foto del cazzo c’ero io che magnavo sta merda).

    -Mmh, grrrrrouoni, no. Manzoni non è. È un film. Oh…e lo so. Lo sai pure tu a sto punto.

    Mi guarda, adesso.

    -Ohhhhhh, ihhhh (dille tutte ste vocali che te danno un bonus). GUARDA CHE SEI SCOMPOSTO!!!

    (Che?? Ma che porcoddio vuol dire? Ehhhh? Ma che me stavano per lanciare i componenti e ho toppato l’agganciamento? Cosa cazzo mi stai dicendo, vecchia bigotta di merda? Vecchia a quarant’anni manco compiuti, li mortacci tua e de mi nonna. Te sei fatta ingravidare a manco vent’anni e mo’ cachi er cazzo a me per una sega).

    Intuisco infine. Abbasso lo sguardo perché lo risento pulsare alla fine del tunnel di pensieri malevoli su di lei.

    Ho la cappella di fuori. Ancora gonfia all’inverosimile, nonostante lei. Punta verso la sua faccia di merda.

    -SEI UN MAIALE. Chiosa.

    Una cosa e mezza. Una e mezza.

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  • Avatar di Valdrin

    ma quindi Massimo Boldi li ascolta i Behemoth?

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  • Avatar di lucaciuti

    a 13 anni incontrai Gigi Proietti nell’ascensore di un Hotel, a Reggio Calabria…scusate ma siamo su altri livelli

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