Seasons in the lagoon: DESTROY ALL GONDOLAS – Riverbero dell’Abisso
Prima di fondare i Destroy All Gondolas (nome che mi piace pensare sia stato scelto anche per richiamare i meravigliosi Destroy All Monsters di Niagara e Ron Asheton), la chitarra del veneziano Enrico “Wasted Pido” Stocco aveva già incendiato i palchi più malfamati d’Italia con gli Hormonas. Uno dei miei gruppi italiani preferiti di sempre, e mi pento di non averlo detto quando ne ho avuto l’occasione. Frontman era quel Samuele “Rev. Sam” Gottardello, di recente incrociato come ospite dal vivo dei Messa, ma soprattutto autore di quella gemma di psichedelia occulta italiana che risponde al nome di Blak Sagaan. I due, Pido e Sam avevano già fatto squadra con Davide Zolli dei futuri Mojomatics nei John Woo, un quartetto in equilibrio clamoroso tra garage, post-punk, surf e atmosfere hawaiane o polinesiane. Beh, sentite, la storia andava raccontata o un minimo sintetizzata, perché i dischi di John Woo e Hormonas, se i calmucchi dovessero finalmente invaderci e il Concilio d’Europa dovesse mettermi fretta per salvare quanto necessario per sopravvivere 72 ore, forse li tirerei dentro la shopper bag di tela firmata. Ma non siamo qui riuniti, oggi, per parlare di passato o futuro, semmai del presente, che risponde appunto al nome di Destroy All Gondolas. Un antecedente in realtà c’era stato, l’album Laguna di Satana del 2020. Incendiario, come si suol dire, ma di fatto ancora psych-surf’n’roll come ci si attenderebbe, a ragione. Riverbero dell’Abisso, invece, l’album appena uscito, per cattiveria e violenza è una mazzata che non mi aspettavo.

In pratica è venuta fuori l’anima da metallaro dell’anarchico Pido e quindi i Destroy All Gondolas ora suonano taaanto più speed-thrash di prima. Una goduria. L’approccio è ancora punk, certe onde surf ci sono ancora, ma il grosso di questi ventinove minuti sono assalti rozzi e barbari, motörheadiani per larga parte, ma pure altro. Per dire, nell’attacco di Haramiller pare di vedere la barchetta del video di Seasons in the Abyss che si incaglia tra i canneti della laguna. Poi, quando riparte, è massacro hardcore. Schei pure è una carneficina. Thrash fino al midollo Torture & Death. Il finale, strumentale, si intitola Occhi Neri sulla Laguna di Satana. E ditemi se non bastano questi mezzucci per comprare la vostra attenzione. Meno male, perché dovreste prendere sul serio questo disco qua. Metal, punk, hardcore, che importa. Divertitevi, semmai. (Lorenzo Centini)

Grazie della dritta, provvedo subito.
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VENEZIA HC ? CSO Rivolta ? Anche no grazie. Meglio le fitte intercostali.
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Su soulseek si è creata coda
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