In Lousiana non sorge mai il sole: DAX RIGGS – 7 Songs for Spiders

In biologia il concetto di ecotono sta ad indicare un ambiente di transizione e sovrapposizione tra due differenti ecosistemi, una zona in cui sono presenti contemporaneamente specie animali tipiche di quel luogo e altre appartenenti alle comunità limitrofe. Le canzoni di 7 Songs For Spiders disegnano un tipo particolare di zona ecotonale, un luogo in cui convivono visibile ed invisibile, naturale e sovrannaturale, presenze tangibili e intangibili. Spiriti dall’Aldilà penetrano la quotidianità della vita terrena, la vita e la morte si sovrappongono.

“She said maybe I’m a demon, but you just don’t see me”.

Quello di Dax Riggs è il realismo magico della Louisiana. Un posto dove le bare, l’oscurità sono concetti familiari e rassicuranti: la dis-comfort zone. Non si tratta di nulla di nuovo, chi lo conosce già lo sa e qui basta anche solo il primo pezzo per ricordarcelo, ma di certo non si esaurisce tutto nei pochi minuti dell’opener Deceiver. Perché, se Lucifero non piange, anche Gesù non ride proprio mai. Al secondo brano infatti siamo già molto più in basso, un singolo passo in avanti ma peso e gravità si fanno molto maggiori. E, sebbene palesemente scorretto, “ecclesiastico” è l’unico termine che mi viene in mente per descrivere una canzone come Sunshine Felt the Darkness Smile. Il solo che mi permette di provare a delineare quella sensazione di lieve soggezione che si prova nel trovarsi di fronte a qualcosa di più grande di noi e che in qualche maniera ci intimidisce. La deferenza davanti all’inspiegabilità di un mistero che, per quanto impalpabile, percepiamo come presente e reale.

Dax Riggs è un creatore di mondi in cui tutto si confonde, natura, idee, emozioni e divinità vengono personificate, l’interno e l’esterno, prima e dopo sono la stessa cosa senza alcun tipo di frattura tangibile. Gli strumenti tramite i quali si arriva a questo risultato sono molteplici e non si limitano solo all’immaginario di Riggs e le sue capacità (disumane) di interpretazione, anche gli altri (che non so chi siano) gli danno una grossa mano, contribuendo ad alcuni momenti di reale pesantezza non solo concettuale. Il disco (o Ep che dir si voglia) è ricco di basse frequenze, sovraccarichi elettrici, synth da cimitero e soprattutto una batteria dalla monotonia tribale-rituale-spettrale ai limiti del metafisico (il finale di Pagan Moon). Unica pecca: dura troppo poco. Penso di averlo pensato in relazione ad un viaggio, una scopata o una partita di calcetto. Molte meno volte per un album, per il quale di solito semmai vale il discorso opposto.

7 Songs For Spiders sono sette segreti sussurrati nel sonno. Canzoni che escono da qualche buco nel cielo della notte. Da una fossa nella terra. Da un punto oltre il quale non è possibile vedere altro. Sette canzoni di un’ oscurità tale che al contatto con la luce rischiano di finire in polvere. Per Dax Riggs sono stati quindici anni di sonno, ma al risveglio è ancora notte fonda. 

PS: sì, quasi in contemporanea è stata annunciata la reunion degli Acid Bath per una manciata di date. Ma qui, forse, tutto sommato è il meno.

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