Mtv summer hits: THE OFFSPRING – Supercharged

Devo ammettere, perché no, che anch’io ero un discreto masturbatore, quando ero un po’ più giovane. Io lo chiamavo “stantuffare il salame”, sì, sai, “strapazzare il vecchio capitone”. Ma non l’ho mai fatto con i cibi cotti.

Ero adolescente, 16 anni, e tra le cose che facevo più spesso c’erano l’ascoltare gli Offspring e lo scopare con la mia fidanzata dell’epoca. Bellissimo. Che periodo incredibile. Un periodo semplicemente felice. Nessuno dei miei amici era ancora morto di tumori fulminanti all’utero, incidenti stradali o terremoti.

Gli Offspring mi piacevano veramente.  Ci tengo a puntualizzarlo perché quelli un po’ più grandi di me all’epoca non facevano che rompere il cazzo su tutto, e quindi anche sul cosiddetto pop-punk; dicevano che era commerciale; che era un prodotto delle case discografiche e ai Blink 182 gli avevano fatto accordare le chitarre non so come; che il vero punk boh; che Smash era un’altra cosa, ed adesso erano immaturi e mancavano di complessità musicale. Che American Pie era trash. Che il numetal non era metal. Non sapevano godersi le cose divertenti della vita senza fare polemica e scassare il cazzo. Io per loro provavo un grande dispiacere, perché evidentemente erano nati in un’epoca sbagliata; come quando da bambino mi sentivo triste per i miei genitori perché, dopo aver visto loro vecchie foto in bianco e nero, mi ero convinto che la loro fanciullezza era stata in un mondo davvero in scala di grigi, e che il colore sul Pianeta era arrivato solamente più tardi.

16 anni. Era una fase particolare del nostro scopare, che segnava una transizione oltre le fasi iniziali della scoperta. Dopo aver esplorato i fondamentali, io e la mia fidanzata ci trovavamo in un punto in cui la curiosità iniziale aveva lasciato il posto ad una comprensione più profonda. Ma sebbene avessimo acquisito una conoscenza di base delle preferenze dell’altro, questa particolare fase era caratterizzata da una miscela unica di familiarità e territorio inesplorato. L’eccitazione iniziale dell’esplorazione si era evoluta in un legame più sfumato, ma permaneva un ampio regno di inesperienza, imbarazzo occasionale e vulnerabilità condivisa.

Un esempio. Grazie ad una mamma di origini francesi particolarmente illuminata, la mia fidanzata, due anni più piccola di me, già prendeva la pillola anticoncezionale. Che aveva degli ovvi vantaggi.  Ma anche uno svantaggio, che non avevo ancora capito se fosse più o meno normale e più o meno gestibile; ma nel dubbio, nell’imbarazzo e nell’inesperienza, me lo tenevo per me per evitare di far danni o causare irrigidimenti da parte sua: il fatto è che di tanto in tanto lei perdeva dei ciccioli di carne dalla fregna. Erano dei grumi forse di cartilagine ricoperti di uno strato viscoso tipo il mocciolo; avrete presente quello che la mattina scatarrate dopo aver passato una nottata a bere alcolici e fumare. A masticarli avevano una consistenza tipica delle frattaglie. Questo lo so perché le leccavo tantissimo la fregna, e capitava che questi grumi di sangue raggrumato e carne morta mi finissero in bocca; ed io li ingoiavo senza farmi troppe domande. Non c’è da fare gli schizzinosi quando si parla di fregna.

Raramente tali grumi presentavano una masticabilità soddisfacente, con una consistenza solida e carnosa; generalmente questi coaguli di sangue rappreso mi offrivano un’esperienza più fondente, molto più morbida, oppure densa e grumosa come la ricotta.

Una volta me ne capitò uno in bocca talmente grosso che me lo sono dovuto sgranocchiare per ingoiarlo, ha fatto proprio crunch. Mi si ruppe in bocca, dando luogo ad una consistenza cremosa e leggermente granulosa. Ricordo il sapore metallico del sangue che si diffonde sul palato. Inizialmente freddo, quasi come una pellicola, poi si riscalda rapidamente. Non era né troppo viscoso né troppo sottile: era distintivamente scivoloso. L’ingestione fu sgradevole. Il sapore era salato. Lo ricordo perfettamente anche perché pochissimi giorni dopo la mia fidanzata in lacrime mi raccontò che era convinta di essere rimasta incinta, ma che probabilmente aveva avuto un aborto spontaneo.

Ogni ritorno degli Offspring con un nuovo album è come una malinconica riunione con una parte cara del mio passato. Ascoltando ancora una volta la loro musica, mi sembra di tornare indietro nel tempo, quando l’adolescenza era piena di emozioni crude e sogni disinibiti. Con ogni accordo, mi vengono in mente momenti fugaci e l’esuberanza giovanile che sembra allo stesso tempo lontana e vivida. E chissà, questo disco avrei potuto scoprirlo ed ascoltarlo con mio figlio; avrei potuto condividerlo con il mio bambino, godendomi l’emozione di tramandargli un pezzo della mia vita, se solo non me lo fossi mangiato per sbaglio. (Il Masticatore)

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