Music to light your joints to #28: LORD BRAIN SHIVA e AIKIRA

Noi autorevoli consociati del partito-azienda Skunk Metal Spa arriviamo sempre al mese di dicembre con l’acqua alla gola, perché è il periodo in cui si scrivono le playlist di fine anno e vi assicuro che tutti noi prendiamo la cosa molto seriamente. Quindi ci si affanna tutti a scrivere una miriade di recensioni e recuperoni per appunto recuperare tutto quanto di meritevole c’è stato durante l’anno e di cui però non è stato scritto nulla. Mi accodo anche io a questa tradizione decembrina parlando di due dischi che mi sono piaciuti e di cui non si è ancora parlato.

I primi sono i LORD BRAIN SHIVA, da Verona, che si definiscono himalayan sludge. Per inquadrarli nella maniera più concisa possibile diremo che suonano musica per fattoni terminali e che molto probabilmente sono fattoni pure loro. Questo Trisula è il loro terzo album ed è, sempre per dirla in breve, un viaggione da paura. Mi dispiace che non sia uscito una dozzina di anni fa perché me lo sarei goduto molto di più, dato che è esattamente la colonna sonora che io e Ciccio ricercavamo nelle tristi e piovose domeniche invernali, quando si cominciava la giornata con caffè e sigaretta corretta e si andava avanti così fino al posticipo di serie A delle 20.45.

Trisula è lungo, lunghissimo, praticamente infinito, ma anche questo rivela una destinazione d’uso specifica per fattoni quando perdono il contatto col senso del tempo. Per raggiungere l’obiettivo i Lord Brain Shiva non esitano a usare tutto un armamentario di mantra ipnotici e ripetuti, rievocando atmosfere indiane – anche se in maniera più vaga di quanto il moniker e l’apparato concettuale promettano. Meno male, perché io personalmente non ho mai sentito la fascinazione per le atmosfere indiane, nonostante la cosa abbia padri nobili, diciamo così, da George Harrison e i Velvet Underground in giù. Il disco è tutto un susseguirsi di riffoni ronzanti da perderci la testa e la lucidità mentale, e va ascoltato rigorosamente dall’inizio alla fine, con la calma che una musica del genere richiede. È uscito il 21 dicembre 2023 – o meglio nel solstizio d’inverno, come dicono loro – e quindi non in tempo per essere eventualmente inserito nelle playlist dell’anno scorso. Vediamo quest’anno cosa si può fare.

E poi ci sono gli AIKIRA, che ricordo con estremo affetto perché suonarono in un’edizione del Tube Cult Fest in cui mi folgorarono, anzi, come direbbe Belardi, fui letteralmente folgorato, come se mi avessero ucciso con dei fili elettrici scoperti. Anche qui siamo al terzo album, chiamato laconicamente III, e anche qui siamo dalle parti della musica per, diciamo, light your joints to. Il genere però è decisamente diverso da quello dei Lord Brain Shiva, perché gli Aikira girano più intorno al post-metal (o post-qualcosa), hanno un suono molto più pulito e uno stile più vario ed eterogeneo, e soprattutto non hanno alcuna influenza indiana, riportando più alla mente atmosfere urbane, con la pioggia che picchietta sui vetri delle finestre.

In III troviamo pezzi fondati su violente schitarrate con growl, ma pure delicati arpeggi con voce pulita o anche voce femminile (opera di Marianna D’Ama, ugola pregevole, in certi momenti sembra di sentire l’Anneke di Souvenirs) e persino un pezzo più zarro e ritmato con un ospite rapper – che vabbè, volendo si può anche fare finta che non esista. Tutto molto bello, pieno di sfumature nascoste e arrangiato con perizia. Inoltre è un disco perfetto per accompagnare queste sonnacchiose fredde giornate di fine anno. Gli Aikira sono veramente dei maestri nel tessere atmosfere e nell’alternarle, senza ovviamente inventarsi niente (del resto in questo genere è difficile inventarsi qualcosa) ma rielaborando con sentimento ciò che già esiste; in ogni caso mi accodo a quanto già scritto da Ciccio per il loro secondo album. Pezzi come Green Cat e Roy Seven Times mi piacerebbe vederli dal vivo, perché credo sia in quella dimensione che la band possa dare il meglio di sé. Consigliato a tutti gli appassionati del genere. (barg)

Lascia un commento