Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra: TOXAEMIA – Rejected Souls of Kerberus
Il coraggio d’aver scelto I Saw Them Die direttamente da Massive Killing Capacity – e non una Soon to be Dead – è un qualcosa di cui terrò certamente conto. La cover dei Dismember, casomai ci fosse bisogno di precisarlo, sta in fondo alla scaletta di Rejected Souls of Kerberus, secondo album in studio dei Toxaemia. Gli svedesi esistono all’anagrafe d fine anni ’80. Nel ’91 pubblicarono un EP – distribuito negli Stati Uniti da Seraphic Decay – e subitaneamente si sciolsero. La nuova formazione fa perno su tre membri storici ed è arricchita da un nuovo cantante, un pelatone minaccioso che suona materiale di tutt’altro stampo con gli Headstoned, e dal chitarrista solista Anton Petrovic proveniente dai Regular People.
Il disco scorre liscio come l’olio, senza però lasciare il segno. È incredibilmente vario, quasi i Toxaemia avessero cercato di omaggiare un po’ tutto quel che è uscito in Svezia nel lungo periodo di buio che ha preceduto la loro reunion del 2017. La voce è brutale e di buona fattura; i momenti maggiormente capaci di suscitare il cosiddetto guizzo provengono tutti dalla sei corde di Petrovic e pure alla produzione nulla si può dire. M.A.O.D. detiene il migliore assolo di tutto l’album e lo piazza dopo un avvio feroce; Ex Odio di colpo presenta dei riff che potrebbero stare su Load.
C’è un po’ poca coesione insomma. Il mio parere è che questo gruppo funzioni bene quando lascia un maggiore respiro alla melodia, e non in occasione degli episodi più cruenti, come Blood Red, che non hanno niente di sbagliato ma si fanno dimenticare presto nonostante la perfetta impostazione. Un po’ di Dismember, un po’ di Necrophobic, e un brano intitolato Follow the Leader che per un attimo ho temuto potesse essere un’altra cover. Poi nell’attimo seguente, preso da un’insospettabile lucidità, mi sono ricordato che là dentro c’erano Children of the Korn e pure Cameltosis, ma non era presente alcuna title-track. Prenderei una strada e manterrei quella, in futuro, senza divagare eccessivamente. (Marco Belardi)

