Splendidi quarantenni: Yngwie J. Malmsteen’s Rising Force
Il classico connubio tra genio e sregolatezza è plasticamente rappresentato dall’allora imberbe Yngwie Malmsteen, alto e segaligno svedese, approdato appena ventenne in America dopo aver mandato un demo su cassetta ad una rivista per chitarristi, incredibile testa di cazzo stupida come la merda. Un coglioncello fatto e finito o, come si potrebbe dire, un ciuccio presuntuoso che però ciuccio non era. Almeno all’epoca. Sul presuntuoso potremmo pure parlarne, ma capite bene che, pure se se la tirava, e se la tirava eccome, nessuno suonava come lui. Non è come oggi che aprite YouTube e ci trovate gente che suona Far Beyond The Sun coi peli delle orecchie e la chitarra dietro la schiena, oppure fenomeni terrificanti come Guthrie Govan o Mateus Asato o metticiilnomechepreferisci, all’epoca non c’era nulla che ti potesse insegnare da remoto o niente anche solo da guardare a meno che non andassi ai concerti, e dovevi essere vicino al palco per vedere il tizio come suona quel certo passaggio.
Il web ha livellato verso l’alto il tasso tecnico di chi suona uno strumento, ma immaginatevi questo pennacchione svedese sbiancato che oltre quarant’anni fa prende Blackmore, lo frulla con Bach, accelera la velocità al 200% e ci tira fuori un demo che, chiaramente, manda fuori di testa Mike Varney e chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo. La prima cosa che fa il vecchio Mike è metterlo su un aereo destinazione Stati Uniti, poi gli Steeler, gli Alcatrazz e poi Rising Force, il disco che ha definito un genere (il metal neo classico), ispirato generazioni di chitarristi (me incluso), influenzato centinaia di gruppi power metal e blablabla. Allora se la tirava Yngwie? Certamente, ma per almeno un quindici anni buoni gli si perdonò tutto, le bizze, il carattere di merda, l’ego smisurato, le cazzate assortite che gli uscivano da quella fogna che ha per bocca, insomma tutto. Glielo perdonavo anch’io, poi sono cresciuto e oggi probabilmente lo prenderei comunque a zampate nelle palle. D’altronde, come dicono, o muori da eroe o vivi tanto da diventare il cattivo, e questo temo valga per entrambi. Vado a riascoltarmi Little Savage, con permesso. (Cesare Carrozzi)

