GOD DETHRONED – The Judas Paradox 

Partiamo parlando subito dell’elefante nella stanza. C’è un motivo se io, purtroppo, non ho mai approfondito la conoscenza di generi come l’heavy, il power, il doom e, in sostanza, tutto ciò che non è black o death metal. Quel motivo è Bloody Blasphemy. È stato il terzo album metal che abbia mai ascoltato, prestatomi ai tempi delle superiori quando ci scambiavamo i dischi tra compagni di classe. L’impatto fu immediato. Potenza e melodia assieme, canzoni della durata (quasi) radiofonica, nome della band e titolo dell’album incredibilmente semplici ma estremamente accattivanti. Il disco in questione ancora oggi ha la sua importanza nell’underground, non fosse altro per il fatto che ogni canzone è veramente stupenda e la band era in stato di grazia. Si può scomodare la parola capolavoro? Per me, sicuramente sì. Purtroppo o per fortuna per loro, è troppo al di sopra di ogni altra che avrebbero fatto in seguito ed è un mal comune, a quanto leggo in giro, il fatto di ascoltarli o distrattamente a ogni uscita o averne ascoltato uno e poi basta. Io non sono un completista, per cui rientro nella seconda categoria. Uscito però il precedente Illuminati li riscoprii, con quella vergogna tipica del figlio prodigo, proprio grazie alla recensione di Ciccio. L’album era figo e a ritroso poi li ascoltai tutti, tentando di rifarmi del tempo perduto.

Nei giorni precedenti è uscito The Judas Paradox, dodicesimo album della band, anticipato da tre singoli che, però, non sembravano granché. Ed effettivamente, purtroppo, anche l’intero album rimane sulla stessa scia, non decollando mai. Come da loro consuetidine alternano, anche all’interno dello stesso pezzo, momenti che vanno dalla sfuriata blast al rallentamento più greve creando grande dinamicità. Ma la nuova forma musicale dei nederlandesi, cominciata con il precedente, prevede, sopra ogni altra cosa, la ricerca di sentori epici e di un certo pathos che però, in The Judas Paradox, non arriva mai ai picchi ai quali aspira. L’intenzione è chiara già dalla prima traccia omonima, una sorta di “ballata” con assoloni di chitarra inefficaci allo scopo preposto e che comunque, alla fine della fiera, si rivela essere il momento più alto dell’intero disco insieme ad Asmodeus, bel brano melodico e potente nel quale ritroviamo maggiormente il sound personalissimo che aveva fatto dei God Dethroned una band sottovalutata sì, ma tutto sommato con un suo posto al sole nel metal. Tutto il resto del disco scorre via senza mai graffiare, senza mai esaltare, senza convincere. Provate ad ascoltare Kashmir Princess, esempio lampante di quanto sopra. Le due tracce conclusive, Broken Bloodlines e War Machine invece sono piene di quella verve che per tutto il tempo ci si sarebbe aspettati di trovare. A quel punto però ormai il disco è finito.

Cosa resta quindi di The Judas Paradox? La speranza che sia un passo verso la realizzazione di un’idea che è potenzialmente nelle corde dei God Dethroned. Rimane sempre apprezzabilissimo il fatto che Henri Sattler tenti di evolvere il sound della sua creatura piuttosto di adagiarsi nella sua zona di comfort, cosa che richiede sempre una buona dose di coraggio. Il risultato, purtroppo e forse per la prima volta nella loro onorata carriera, è un album riuscito a metà. Fa niente, Henri, ci vediamo comunque dal vivo tra poco dove, tra Batushka di Bart e Vltimas, sarete senz’altro il gruppo migliore. Che poi, scusate, l’ordine di comparizione sul palco non dovrebbe essere esattamente il contrario, secondo voi? La band polacca dovrà cambiare nome e comunque rimane la versione scolastica tra i due che vanno (tra poco andavano) in giro a nome Batushka. Il supergruppo, se non fosse per il peso specifico dei suoi componenti sarebbe passato inosservato. E in tutto questo i God Dethroned vengono messi in apertura come se avessero cominciato l’altro ieri? Mah. (Luca Venturini)

Un commento

  • Avatar di Bonzo79

    Purtroppo ho l’impressione anch’io che questo sia tra i peggiori loro album, che di per sé ci starebbe, visti i 30 anni di carriera, ma dopo Illuminati era lecito sperare decisamente di più

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