Missione futuro: intervista a MIKE BROWNING

Allora Mike, rompiamo il ghiaccio parlando subito di Unicursal: quando è stato il momento in cui hai capito che volevi comporre un nuovo album? Potresti raccontarci un po’ com’è nato?

Dunque, dopo che abbiamo pubblicato Paradox, nel 2019, è arrivato il Covid che ha investito tutto il mondo e che ha praticamente rubato due anni a tutti. Nel frattempo abbiamo scritto qualcosa, ma in realtà non siamo riusciti a concludere molto, fino a quando non si è calmato tutto. Dopodiché abbiamo iniziato a vederci di nuovo e allora abbiamo scritto la maggior parte dell’album. Volevamo che questo disco fosse una collaborazione da parte di ciascuno di noi, più di quanto non fosse già accaduto in precedenza, quindi abbiamo scritto tutta la musica in sala prove e nessuno di noi ha portato brani interi da far suonare agli altri. Abbiamo costruito ogni canzone iniziando da un solo riff e poi ciascuno, a turno, ha aggiunto qualcosa di nuovo. Questo è un approccio che ha reso l’album qualcosa di diverso.

E come sta andando Unicursal fino ad ora?

Ma penso che stia andando molto bene: stiamo ricevendo molte ottime recensioni, è davvero una cosa bellissima! 

C’è un legame evidente e molto forte fra The Key, Paradox e adesso Unicursal, sia dal punto di vista della musica che dei testi. Però quali sono secondo te le differenze fra queste tre pietre miliari?

Beh, quello che cerchiamo di fare è continuare ad aggiungere alcune nuove idee alla nostra “formula”, però mantenendone anche molte di quelle vecchie. In Unicursal, per esempio, ho avuto l’idea di usare la voce in modo diverso e l’ho resa più recitativa, più narrativa, con l’intento di raccontare delle piccole storie.

Si! È proprio quello che si sente: ogni canzone è come se fosse un racconto di fantascienza, o dell’orrore.

Esatto, ma penso che alla gente in generale piaccia di più sentire la voce pesante, quindi nel prossimo album tornerò a usare maggiormente il mio vecchio stile vocale.

A cosa si riferisce il titolo Unicursal? È il viaggio che il Dr. Magus compie attraverso le sfere delle sephiroth, o c’è anche qualcos’altro? Voglio dire, stai raccontando una storia più ampia, oltre a questo viaggio cosmico?

Hai proprio centrato il punto! “Unicursale” significa essere in grado di percorrere o tracciare una linea ininterrotta in un sistema chiuso. Nel concetto dell’album, l’Albero della Vita è il sistema chiuso e il Dr. Magus che viaggia attraverso le sephiroth in un percorso ininterrotto è il vero significato. Bisogna ancora vedere quale sarà lo scopo finale di questo, che sarà svelato meglio nel prossimo album.

Intrigante… non diciamo niente di più?

Nel prossimo album.

Va bene. Come usate la tecnologia nella vostra musica, sia in fase di composizione e incisione che dal vivo?

Nessuno di noi del gruppo ha timore di provare nuove idee e nuove tecnologie. Io personalmente uso diversi effetti vocali come riverberi, eco, delay e anche altro. Belial usa un guitar synth (un sintetizzatore che viene controllato da una chitarra, nda) in molte canzoni, probabilmente lo si potrebbe confondere per la tastiera, ma in realtà la maggior parte di questi suoni derivano proprio dal guitar synth. Poi anziché usare le tastiere per le parti sinfoniche e i cori, usiamo samples ed effetti… “weird”.

Cosa ne pensi dell’attuale scena metal, in particolare cos’è successo secondo te dopo l’avvento delle piattaforme digitali?

Eh, le cose sono molto cambiate. Mentre da un lato la preparazione musicale dei gruppi giovani è molto migliorata, dall’altro si è ridotta molto la capacità di attenzione del pubblico. Sembra che alla gente non piacciano più le canzoni che raccontano storie, e i più giovani non restano fedeli ai gruppi che ascoltano: hanno un nuovo “gruppo preferito” ogni mese o quasi e sono molto più interessati ad ascoltare le singole canzoni che gli album interi. La musica in streaming su internet, poi, fornisce letteralmente l’accesso gratuito a quasi tutti sul pianeta, quindi la maggior parte delle persone non acquista nemmeno più musica e nei rari in casi in cui lo fa, si tratta di una copia digitale, che dal punto di vista acustico non suona nemmeno bene. Inoltre, molti ascoltano le canzoni tramite il telefono o con auricolari economici, che sono davvero di bassa qualità sonora. Non proveranno mai a mettere su un disco di vinile su un buon giradischi, suonato da un impianto stereo di fascia alta o attraverso un bel paio di vere cuffie e questo è un vero peccato.

Come interagisci con i tuoi fan e in che modo i tuoi fan influenzano le tue decisioni musicali?

Innanzitutto io sono sempre abbastanza raggiungibile tramite Facebook ed email. Poi quando suoniamo ai concerti di solito finisco per passeggiare tra la folla e guardare le altre band suonare. Mi piace vedere come le persone rispondono alle diverse canzoni dal vivo e ci piace costruire i nostri live set in base a quello che la gente vuole vedere. Per quanto riguarda l’influenza sulla musica in sé, suonare è una cosa che prima di tutto deve piacermi e rendermi felice di farlo, altrimenti non mi ci metto affatto.

Siete fra i pochissimi gruppi che usano il Theremin. Perché non c’è più Theremin nelle vostre canzoni, Mike?

Ho messo un po’ di Theremin in questo album, ma solo nell’Outro. Il fatto è che già canto e suono la batteria, quindi non posso proprio fare anche una terza cosa nei brani. Quello che mi piace fare negli album è mantenere quello che possiamo fare anche dal vivo, quindi aggiungere il Theremin vorrebbe dire altra strumentazione da portare e da montare ai concerti. Il Theremin poi è uno strumento sensibilissimo, non si può metterlo troppo vicino a oggetti di metallo, come una batteria, che ha dei sostegni, dei piatti. Dovrebbe essere isolato in qualche modo e questo lo rende poco pratico, specialmente quando hai uno spazio limitato e poco tempo per montare, fare il suondcheck e suonare.

L’antologia Swords of Steel vol. III, su cui Mike Browning ha pubblicato un racconto, curiosamente intitolato The Key.

Giusto. Divagando ancora, ti è piaciuto pubblicare il racconto tratto da The Key sull’antologia Swords of Steel? Per me è stato divertente leggere una storia tratta da un disco che conoscevo. Pensi che farai ancora lo scrittore?

Da quell’esperienza ho imparato quanto sia davvero difficile scrivere anche un solo racconto! Comunque no, penso che continuerò a scrivere canzoni, piuttosto che racconti o romanzi. Però è stata una bellissima esperienza lavorare su un racconto e vederlo pubblicato in un libro.

D’accordo, siamo arrivati alla fine di questa chiacchierata. Qual è il prossimo futuro per te e per i Nocturnus? Qualche novità in vista?

Beh, stiamo pensando di suonare di nuovo dal vivo ad alcuni concerti e festival e non vedo davvero l’ora di lavorare sul prossimo album. Adesso abbiamo il nostro nuovo bassista, Kyle Sokol, che contribuirà anche lui a scrivere le nuove canzoni. So già che avrà delle idee fantastiche che andranno ad aggiungersi alle nostre, quindi sul prossimo album ci saranno ancora più novità! (Stefano Mazza)

 

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