DISMEMBER @Campus Industry, Parma – 11.05.2024

Il concerto dei Dismember era un evento per certi versi imperdibile, considerato che lo storico gruppo svedese non solcava i nostri palchi da una ventina d’anni e che oramai da tempo si dedica a date estemporanee più che a tour veri e propri. La giornata comincia con un breve giro turistico di Parma, che né io ne il mio collega Ciccio Russo (presentatosi con giaccone nero di pelle con tipo 30 gradi e stampella al seguito per vie di un lieve infortunio alla gamba) avevamo mai visto prima. Dopo gli obbligatori Complesso della Pilotta e Teatro Regio si gira un po’ a casaccio per le viuzze del centro strapiene di gente, dove facciamo pure la conoscenza di un tizio finlandese sulla ventina che mi nota per la mia maglia dei Morbid Angel e passerà la successiva mezz’ora a parlarci di Goatmoon, Satanic Warmaster e altri gruppi finlandesi con simpatie nazionalsocialiste, continuandoci a ripetere quasi commosso che siamo le prime due persone che vede a Parma indossare una maglietta metal. Gli proponiamo anche di venire al concerto ma senza successo: forse si è offeso quando gli ho detto di preferire la scena black norvegese a quella finlandese. Dopo un paio di birre e fugaci occhiate alla partita Napoli – Bologna in un pub caruccio ma un po’ esoso, io e il prode Ciccio ci avviciniamo pian piano all’area del Campus Industry, dove arriviamo giusto in tempo per assistere all’ultimo brano dei PESSIMIST e per notare già un enorme quantità di gente per essere solo le 19.

distruzione

Il posto è carino, non tanto grande ma con un bella area esterna dove bere e mangiarsi qualcosa in tutta tranquillità per poi vederci il concerto dei DISTRUZIONE, storico gruppo death parmigiano che nei 40 minuti scarsi a disposizione crea il panico sotto il palco, con il cantante Devid Roncai che sembrava posseduto e il suo growl possente rigorosamente in italiano, con tanto di chitarre settate in modalità motosega quasi a volerci preparare per quello che verrà dopo. Non posso dire di aver riscontrato le stesso entusiasmo per i VOMITORY: dal vivo li avevo già visti una volta ad un Brutal Assault del 2013, che se non ricordo male sarebbe dovuto essere il loro ultimo concerto prima dello scioglimento, ma evidentemente poi ci hanno ripensato. Fatto sta che neanche questa volta riescono a coinvolgermi particolarmente. Esterno le mie perplessità a Ciccio e anche lui fa un po’ a fatica a comprendere il perché abbiano tutto questo seguito, se escludiamo una tipa totalmente esagitata e non proprio sobrissima davanti a noi che recitava tutti i brani a memoria…Contenta lei.

Foto di Daniele Valeriani (dalla pagina FB dei Dismember)

Ma è indubbio che l’attesa principale è tutta per i DISMEMBER. Io vorrei vedermeli parecchio da vicino ma temo per Ciccio e la sua stampella, per cui ci troviamo una posizione tattica davanti a sinistra, da cui si vede bene e che pensiamo essere distante dalla zona pogo. Sbagliato. Parte Pieces e tempo dieci secondi finisco per terra. Arretriamo quindi per goderci con un po’ più di tranquillità Bleed for Me e la grandiosa On Frozen Fields, primo dei tre estratti da Massive Killing Capacity assieme a Life-Another Shape of Sorrow ed una Casket Garden praticamente cantata tutta dal pubblico. Matti Kärki, nonostante un fisico non propriamente asciutto, fa avanti e indietro sul palco e scapoccia come se non ci fosse un domani, la coppia d’asce Blomqvist-Sennebäck sembra divertirsi un botto e una menzione particolare va fatta anche per Richard Cabeza e il suo ghigno inconfondibile, che ha mantenuto per tutta la durata dello show. Contrariamente a quanto si poteva pensare la band dà molto spazio alle ultime produzioni (lo stesso Kärki ha dichiarato di volere fare un pezzo da ogni disco), con risultati a volte ottimi, come la maideniana Tragedy of the Faithful, e altri un po’ meno, come la title-track di Hate Campaign o Europa Burns, due pezzi non proprio indimenticabili.

È inevitabile comunque che gran parte del pubblico sia lì per sentire la prima produzione, lo dimostrano i continui boati con cui vengono accolte le varie Override of the Overture, Skin her Alive, Fleshless, la sempre pazzesca Dreaming in Red ed una Skinfather suonata durante il bis che ha scatenato un totale pandemonio. Un’ora e mezza abbondante e quasi senza pause che è praticamente volata, per una serata indimenticabile che forse non si aspettavano neanche i Dismember, visibilmente sorpresi e alla fine anche un po’ emozionati per il calore del pubblico e i continui cori di supporto tra un pezzo e l’altro. Speriamo solo non passino altri vent’anni prima che si rivedano da queste parti. Un obbligatorio ringraziamento finale al grandissimo Stefano Mazza da Modena, che pur non essendo presente al concerto si è gentilmente offerto di riportarci all’albergo. Hail. (Michele Romani)

Nonché “Dismembered” e “Skinfather” nel bis.

7 commenti

Lascia un commento