R.I.P. ROGER CORMAN [1926 – 2024]
Lo scorso nove di maggio è morto a 98 anni Roger Corman, nella sua casa a Santa Monica in California. È sempre difficile dire qualcosa di adeguato quando scompare un grande artista, ma nel caso di Corman è praticamente impossibile anche solo elencare cosa sia stato capace di fare in poco meno di un secolo per il cinema, non soltanto per aver saputo rinnovare questa forma d’arte, ma anche per aver saputo insegnare e dare opportunità a tanti professionisti del settore. Mi limiterò dunque a descrivere, in modo disordinato e passionale, quello che mi ricordo.
Roger William Corman nacque nel 1926 a Detroit, studiò ingegneria, anche se fece l’ingegnere per quattro giorni contati, dopodiché, grazie all’aiuto del fratello Gene che faceva l’agente per attori, venne assunto dalla 20th Century Fox. Presto si mise in proprio come revisore di sceneggiature, poi dopo altre vicissitudini ed incarichi, riuscì a diventare produttore cinematografico nel 1954 con Monster from the Ocean Floor per la Palo Alto Productions. La sua prima regia fu invece nel 1955 col western Cinque colpi di pistola (Five guns west). Da qui lavorerà alternativamente come produttore e regista, a volte ricoprendo entrambi i ruoli e diverse volte non fu nemmeno accreditato come tale. Fece anche l’attore, per esempio interpretò il senatore Weekler ne Il Padrino parte II, nella scena delle udienze durante processo alla famiglia.
Il suo massimo contributo lo ha dato ai film di genere, dove divenne maestro nel saper dirigere budget ridottissimi, ma riuscendo a far comunque incassare molto bene le case di produzione, grazie anche a una straordinaria capacità di gestione delle risorse e del personale: dava il giusto spazio a tutti, specialmente ai giovani, e pare avesse un intuito formidabile nel valorizzare i nuovi talenti: fu proprio Corman a scoprire autori come Martin Scorsese, Jonathan Demme e Francis Ford Coppola, Joe Dante, John Milius, James Cameron, per citarne alcuni. Ha inoltre lanciato attori come Vincent Price, Jack Nicholson, Denis Hopper e Sylvester Stallone.
Sono suoi alcuni dei migliori film tratti dai racconti di Edgar Allan Poe, per esempio I vivi e i morti (1960), Il pozzo e il pendolo (1961), Sepolto vivo (1962), I racconti del terrore (1962), I maghi del terrore (1963), La maschera della morte rossa (1964) e La tomba di Ligeia (1964). Fra questi c’è anche La città dei mostri (The haunted palace, 1963), il quale venne commercialmente inserito nel filone dei film tratti da Poe, ma si trattò in realtà del primo adattamento cinematografico di un racconto di Lovecraft, Il caso di Charles Dexter Ward (1927), del quale resta uno dei meglio riusciti sino ad oggi, grazie anche ad un Vincent Price spettacolare e al massimo della propria arte. Provate a guardarlo dopo aver letto il racconto, poi mi saprete dire.
Corman ha prodotto e diretto molti altri film particolari, fra cui mi piace ricordare il fantascientifico The beast with a million eyes (1955), le commedie horror Un secchio di sangue (1959) e La piccola bottega degli orrori (1960), diventato celebre anche per i successivi remake e adattamenti, e il proto-fantasy La leggenda vichinga, anche noto come Le donne vichinghe e il dio serpente (1957). Ce ne sono tantissimi altri, ovviamente, io ve ne ho citato soltanto alcuni che mi hanno particolarmente colpito.
Scrisse anche un’autobiografia, Come ho fatto cento film a Hollywood senza mai perdere un dollaro (How I Made A Hundred Movies in Hollywood and Never Lost a Dime, prima edizione USA 1990), dove racconta con grande ironia la sua carriera di imprenditore del cinema. Godibilissimo se interessa il cinema di genere, perché ne racconta tanti aneddoti, oltre a svelarne anche molti retroscena e trucchi segreti che adottava. L’edizione italiana della Lindau è del 1998, ma è tragicamente fuori catalogo da anni.
Roger Corman è stato uno dei migliori produttori della storia del cinema, un grandissimo regista, un raffinato sceneggiatore, un talent scout, un mentore, un insegnante, un imprenditore di alto livello, un artista modernissimo. I suoi film hanno fatto sognare generazioni di spettatori anche solo per i titoli e le locandine che avevano. Con la sua scomparsa il cinema e tutta l’umanità hanno perso un genio senza pari. (Stefano Mazza)



