La maledizione di Arnold: il cupo destino dei tre protagonisti di Diff’rent Strokes
Diff’rent Strokes è una delle serie televisive statunitensi maggiormente conosciute e amate all’estero. Negli Usa va in onda per ben otto stagioni, dal 1978 al 1986, per un totale di 189 episodi. Il telefilm viene trasmesso nel nostro Paese per la prima volta nel 1980 da diverse tv private locali, con il titolo Harlem contro Manhattan. Il grande successo arriva però solo qualche anno dopo, quando i diritti di Diff’rent Strokes vengono acquistati dal gruppo Fininvest di Silvio Berlusconi e la sitcom viene diffusa su tutto il territorio nazionale, prima su Canale 5 e poi su Italia 1, con il nome che tutti conosciamo: Il mio amico Arnold.
La sinossi è molto semplice. Un ricco vedovo bianco, Philip Drummond (Conrad Bain), decide di adottare due fratelli afroamericani di Harlem, Arnold (Gary Coleman) e Willis Jackson (Todd Bridges), per rispettare le ultime volontà della sua domestica malata terminale, cioè la madre naturale dei due ragazzini. La famiglia allargata è composta anche dalla figlia biologica del danaroso uomo d’affari di Manhattan, Kimberly Drummond (Dana Plato).
Gli episodi iniziali sono incentrati principalmente sulle difficoltà di adattamento dei fratelli Jackson, provati dal grave lutto e catapultati improvvisamente in un contesto socioculturale completamente diverso da quello popolano da cui provengono. Con il passare del tempo i temi trattati dalla serie si ampliano notevolmente: ll mio amico Arnold arriva a toccare argomenti anche molto delicati, come la tossicodipendenza, le gang giovanili (una vera e propria piaga per la New York di quegli anni), i rapporti amorosi adolescenziali o addirittura la pedofilia. Alla fine di ogni puntata, com’è praticamente d’obbligo per i telefilm statunitensi del periodo, c’è quasi sempre una morale.
Da D’fferent Strokes nasce un telefilm spin-off molto seguito in patria, The Facts of Life, trasmesso in Italia solo dalle piccole emittenti regionali con un titolo nella nostra lingua: L’albero delle mele.
Come abbiamo già visto di recente, non è raro che dopo un grande successo gli attori non siano in grado di replicare i fasti iniziali, per giunta finendo spesso malissimo. È proprio il caso dei tre giovani protagonisti de ll mio amico Arnold, sui quali il destino si è accanito senza alcuna pietà.
Gary Coleman, classe 1968, in tenerissima età viene colpito da una malattia tremenda, la sclerosi glomerulare focale, che lo porta ad avere una grave insufficienza renale. In vista di un trapianto, il bambino subisce delle terapie a base di corticosteroidi che gli bloccano la crescita (la sua altezza in età adulta si ferma a 142 centimetri). Nel 1973, a soli cinque anni, Gary si sottopone al primo trapianto di rene, ma il tutto finisce con un rigetto (capita di frequente che il sistema immunitario del ricevente identifichi il nuovo organo come un corpo estraneo dannoso e lo aggredisca, vanificando l’intero iter). Nel 1978, dopo la possibilità – poi sfumata – di diventare parte del cast di un eventuale remake di Simpatiche canaglie, la sua esistenza ha una svolta: Il mio amico Arnold cambia la vita del piccolo Coleman e lo trasforma in una child star della Tv. Nel 1984, durante la pausa tra una stagione del telefilm e quella successiva, viene tentato un ulteriore trapianto – il secondo e l’ultimo della sua vita – ma con gli stessi esiti negativi ottenuti undici anni prima.
A causa delle sue precarie condizioni di salute, sul set Gary è intrattabile: spesso ha addirittura scatti d’ira, che talvolta sfociano nella violenza.
Nel 1986 Il mio amico Arnold chiude i battenti. Coleman, appena diventato maggiorenne, ha tanti progetti e può finalmente mettere le mani sull’ingente patrimonio accumulato grazie alla sitcom della quale è stato attore-perno per quasi un decennio: nella prima stagione incassa circa mille dollari ad episodio, poi diventati, di pari passo con il progressivo incremento del pubblico, addirittura 70mila a puntata. C’è però una brutta sorpresa ad attenderlo: i suoi genitori, coadiuvati da un amministratore fiduciario, hanno sperperato gran parte dei suoi guadagni. Gary decide di ricorrere alle vie legali per tentare di recuperare il maltolto e in parte ci riesce, ma tra tasse arretrate, costosissime spese mediche, consulenti e avvocati finisce in bancarotta.
Gli anni Novanta per l’ex Arnold sono fonte di altri guai: per sopravvivere è costretto a svolgere diversi mestieri, soprattutto la guardia giurata, e la sua carriera televisiva si riduce a qualche cameo: lo show business lo fa definitivamente fuori dal giro che conta. Durante un turno di lavoro in un supermercato, una cliente lo riconosce e lo approccia con fare molto insistente: Gary si innervosisce e la prende a pugni.
Nei primi anni Duemila il massiccio revival degli anni Ottanta che si diffonde negli Usa resuscita il Nostro: Coleman viene ospitato da diverse trasmissioni sul tema e fa qualche comparsata in delle sitcom. Anche l’Italia, di riflesso, viene contagiata parzialmente da questa mania: nel 2002 un programma serale di Italia 1, Matricole & Meteore, in quell’edizione condotto da Enrico Papi, invia negli Stati Uniti Sabrina Salerno per intervistare l’ex bambino prodigio, ormai ultratrentenne. Nonostante il taglio sia leggero, le parole di Gary fanno emergere una certa tristezza: l’attore si dice pentito di essere stato il protagonista di una serie tv lunga che lo ha inevitabilmente ingabbiato in un ruolo ed evidenzia inoltre la sua invalidante condizione di dializzato.
Nel 2003 Coleman si candida a governatore della California. Ottiene 14.282 preferenze e si piazza ottavo. Viene eletto un altro attore, Arnold Schwarzenegger.
Nell’agosto del 2007 Gary sposa Shannon Price, una ragazza conosciuta sul set. Il matrimonio dura appena otto mesi, ma i due continuano a convivere anche dopo la fine legale della loro unione.
Nel 2008 arriva un ulteriore problema giudiziario: dopo una lite, Coleman investe volontariamente una persona nel parcheggio di un locale e finisce in galera. Nel 2009 Shannon lo denuncia per maltrattamenti. Nel febbraio del 2010 viene organizzato un intero episodio della trasmissione televisiva The Insider sulla sua vita. Lo scopo del programma, almeno sulla carta, è tentare di ripulire l’immagine pubblica dell’attore afroamericano. Durante la puntata, però, Coleman, pesantemente contrariato, insulta il conduttore e abbandona lo studio. È la sua ultima uscita pubblica: il 26 maggio del 2010 Gary cade nel suo appartamento, batte violentemente la testa e va in coma. Due giorni dopo muore presso l’ospedale di Provo dove è ricoverato. Qualcuno ipotizza che sia stata Shannon a provocare il letale incidente domestico, ma alla fine il decesso viene archiviato come accidentale conseguenza di una crisi epilettica. Aveva 42 anni.
Todd Anthony Bridges nasce il 27 maggio del 1965 in una famiglia molto addentrata nel mondo dello spettacolo, tra insegnanti di recitazione e impresari. A quattro anni gira i suoi primi spot pubblicitari, a dieci ottiene la sua prima piccola parte in una sitcom, Barney Miller, mentre nel 1977 si fa notare dal grande pubblico recitando in una serie tv drammatica di gran successo – molto seguita anche in Italia – Roots (Radici nel nostro Paese). Successivamente compare come guest star in diversi episodi di telefilm notissimi, come La casa nella prateria e Love Boat. La definitiva consacrazione arriva alla fine del 1978, quando diventa uno dei protagonisti di Diff’rent Strokes.
Todd, giovanissimo attore un tantino raccomandato, sembra lanciato a tutta velocità verso il logico passo successivo, Hollywood, ma nel 1982 il divorzio dei suoi genitori lo colpisce come un macigno. Il fratello maggiore di Arnold comincia a fare uso di droghe via via sempre più pesanti, diventando praticamente ingestibile. Come se non bastasse, nel corso delle stagioni della serie, nonostante il divieto imposto dalla produzione, ha una storia d’amore clandestina con la sua fidanzata scenica, Janet Jackson, sorella del re del pop Michael. Nel 1986, al termine de Il mio amico Arnold, Bridges non ha altre proposte lavorative ed è un tossicodipendente. Dopo una overdose da crack, alla fine degli anni Ottanta l’ex attore bambino finisce in tribunale con l’imputazione di tentato omicidio. Secondo l’accusa, ha quasi ucciso uno spacciatore a colpi d’arma da fuoco in un regolamento di conti. Il processo finisce con un’assoluzione, ma la sua immagine pubblica ne esce ovviamente distrutta.
Nella seconda metà degli anni Novanta si sposa, ritrova la fede cristiana e si disintossica totalmente. Nel 2002 ottiene una parte nella soap opera Febbre d’amore e dal 2007 al 2009 interpreta Monk nella sitcom Tutti odiano Chris.
Nel 2018 torna a far parlare di sé in negativo: una sua ex lo denuncia per violenza sessuale e stalking e gli viene imposto un ordine restrittivo. L’iter giudiziario è ancora in corso.
Nel 2022 si sposa in seconde nozze con la stilista Bettijo. È l’unico componente del cast originario de Il mio amico Arnold ad essere ancora in vita.
La parabola discendente di Dana Plato molto probabilmente è una delle più repentine e tragiche del mondo dello spettacolo. A 7 anni comincia a registrare i primi spot pubblicitari, poi passa a dei cameo in vari telefilm, mentre a 14 anni fa il salto e viene scelta per interpretare Kimberly Drummond in Diff’rent Strokes. Va tutto bene sino al 1984, l’anno in cui l’attrice, ormai ventenne, comunica ai produttori della serie di essere rimasta incinta. È l’inizio della fine: viene immediatamente eliminata dal cast de Il mio amico Arnold (nella sceneggiatura il suo personaggio va a studiare a Parigi e ricompare sporadicamente in qualche episodio successivo) e qui comincia il dramma. Il suo agente scappa rubandole gran parte dei soldi, i suoi amati genitori adottivi muoiono e il matrimonio con il chitarrista Lenny Lambert termina in maniera burrascosa. Dana e il suo ex marito – nonché padre di suo figlio – finiscono in tribunale: alla fine del procedimento la Plato perde la custodia del bambino. Dana si ritrova sola e disperata e finisce nel baratro della depressione, che cerca di combattere utilizzando psicofarmaci e soprattutto alcool e droghe. Nel tentativo di risalire la china e nel contempo scrollarsi di dosso l’immagine della brava ragazza alto-borghese che ha interpretato per anni, la Plato posa nuda per Playboy. Scelta nefasta: le sue già basse quotazioni calano ulteriormente e per sopravvivere Dana si vede costretta ad accettare le proposte del cinema erotico di serie b, sino ad arrivare al porno soft.
Il 28 febbraio del 1991 la Plato rapina una videoteca di Las Vegas impugnando una pistola giocattolo. Il bottino è ridicolo: poco più di 100 dollari. La cassiera dell’attività la riconosce. La denuncia alla polizia è tragicomica: “Non ci crederete, ma sono stata appena rapinata da Kimberly di Diff’rent Strokes”.
Dana è ormai una alcolista/eroinomane pregiudicata in piena regola e come tale vive alla giornata. Per sbarcare il lunario e soprattutto per bucarsi fa qualunque cosa: chiede prestiti a chiunque, si fa aiutare dalle associazioni benefiche, fa comparsate praticamente ovunque e svolge periodicamente lavori anche molto umili.
Il 7 maggio del 1999 un popolare talk show americano, The Howard Stern Show, la invita per raccontare la sua storia. Dana non omette praticamente nulla, ma afferma anche di essere completamente pulita ormai da anni. Il giorno successivo la Plato viene ritrovata morta dal suo compagno, Robert Menchaca, all’interno della roulotte in cui vivono: overdose da psicofarmaci. Undici anni dopo il suo penoso trapasso, nel maggio del 2010, suo figlio Tyler Lambert, venticinquenne tossicodipendente ed alcolista, si suicida sparandosi un colpo di pistola alla tempia. (Il Messicano)









Porca miseria…
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…e vissero tutti felici e contenti.
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Articolo fantastico, grande messicano!
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