Geralt di Rivia in salsa black metal: HEKSEBLAD – Kaer Morhen

C’erano tutte le premesse perché il debutto sulla lunga distanza degli americani Hekseblad mettesse una seria ipoteca su una delle prime cinque posizioni nella poll di fine anno, ma, detto in tutta sincerità, Kaer Morhen non mi ha impressionato così tanto favorevolmente. Nell’underground si parla del duo – costituito da Bruxa (voci) e Frosk (tutti gli strumenti) – come di un gruppo destinato a grandi cose sia in futuro che nell’immediato, e potenzialmente avrebbe anche potuto essere così per molteplici motivi: le fonti d’ispirazione vengono indicate in Emperor, Dissection, Gorgoroth e Obtained Enslavement; hanno già all’attivo due EP, uno split ed altre pubblicazioni minori, quindi non sono propriamente dei dilettanti allo sbaraglio (anche considerando che i membri hanno anche altri progetti in pista); il disco esce per la Hypnotic Dirge records, che è garanzia di qualità, oltre al fatto di godere di una bellissima copertina in stile Necrolord (ma se ne occupa tale Aghy R Parakusuma) sui toni del blu e del viola che col tempo abbiamo imparato ad associare a dischi “con una marcia in più”.

Invece questa marcia in più secondo me non c’è. Kaer Morhen non è un brutto disco, questo non sarebbe corretto scriverlo e sarebbe pure ingeneroso, ma mi aspettavo di più a livello di ispirazione, di melodie maestose e bombastiche che fatico a riscontrare se non in rari momenti. Solo di rado riescono nell’intento di comporre musica che attira l’attenzione al punto da farsi ammirare, e nonostante ci mettano tutta la buona volontà per variare un po’ gli schemi, inserendo stacchi di flauto, di tastiere anche ad effetto spinetta, passaggi acustici e quant’altro, alla fine i pezzi sono omologati su un livello medio standard che non esalta più di tanto, e che dopo un certo numero di ascolti fatica a mantenere viva l’attenzione per tutti i dieci brani ed i 49 minuti dell’opera.

L’album è un concept sui romanzi di The Witcher dell’autore Andrzej Sapkowski, serie che io non conosco non essendo per nulla appassionato di queste cose; tuttavia, immaginando che siano inquadrabili in un contesto fantasy, mi sarei aspettato più enfasi nelle aperture melodiche dei riff, almeno in quelle, cosa che gli riesce invece piuttosto di rado: e invece sono proprio questi rari momenti che ridestano l’attenzione, che tendenzialmente rimane bassa a causa di una proposta compositiva non particolarmente avvincente o encomiabile, fin dalle basi ritmiche.

Non c’è quasi nulla di enfatico come ci si sarebbe dovuti attendere, le composizioni sono classico black metal di derivazione metà anni ’90 senza infamia né lode, cosa che rende Kaer Morhen solamente un altro dei tanti dischi di onesto black metal che difficilmente passerà alla storia. Quel che proprio non mi piace è il suono del rullante, piatto, quasi fuori contesto secondo il mio modo di vedere le cose, sembra il colpo secco tipico di Stuart Copeland, solo che quest’ultimo suonava nei Police e non in un gruppo black, una certa differenza c’è.

Insomma, la mia non è proprio una bocciatura senza discussioni, dal momento che il disco si lascia ascoltare, una volta ogni tanto o magari anche solo qualche brano per volta; non posso dire invero che l’album mi abbia esaltato così tanto da scriverne in modo entusiasta, e comunque non penso che i primi posti nella poll siano alla sua portata. (Griffar)

Un commento

  • Gundalf il Rozzo
    Avatar di Gundalf il Rozzo

    A me garbano, ho ascoltato giusto un paio di canzoni ma mi sembrano davvero godibili. Forse nel giro di poco mi verranno a noia però un’occasione gliela concedo volentieri. A loro favore gioca anche il fatto che non si prendono troppo sul serio, basta dare un occhiata al video di The White Flame sul loro canale YT per rendersene conto.

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