Che brutta fine, le mascherine: intervista ai Deviate Damaen

Un anno fa usciva Soqquadro Tanz, ultima prova in studio dei Deviate Damaen. Sono sicuro che il gruppo è noto a molti di voi e che non ci sia bisogno di addentrarsi troppo nella sua descrizione: del resto si parla di un collettivo fondato quasi un quarto di secolo fa (sebbene il debutto sulla lunga distanza, Religious as our Methods, sia uscito ufficialmente nel 1997) che, soprattutto agli inizi, era parte integrante della scena italiana e romana nello specifico. Le posizioni ideologiche di Volgar (aka G/Ab, fondatore e leader del progetto) sono risapute e basta dare un’occhiata alla copertina di Soqquadro Tanz per averne conferma: fermo restando che la pubblicazione qui sopra non implica la condivisione di ogni suo pensiero, i suoi Deviate Damaen rappresentano un unicum nella scena quantomeno italiana, quindi, a nostro giudizio, è giusto dare loro spazio. Anche perché noi siamo cresciuti leggendo le riviste degli anni Novanta, nelle quali venivano pubblicate interviste in cui i musicisti non facevano altro che inneggiare all’olocausto nucleare o a cose ben peggiori senza che nessuno si scandalizzasse troppo. Ad ogni modo, se proprio le risposte di Volgar e degli altri dessero troppo fastidio, c’è sempre la possibilità di chiudere la pagina e passare a leggere altro senza troppi patemi.

Ai vostri esordi sembravate molto più inseriti nella scena “estrema”, quantomeno romana. In particolare, collaboravano con voi personaggi che, adesso come adesso, non credo sarebbero più disposti a farlo. Ci sono stati degli episodi particolari che hanno certificato questo distacco?

G/Ab: Il nostro peccato originale fu ed è sempre rimasto quello di fottercene di regole, convenzioni, deontologie e standard tipici di una metal band, anzi direi di una qualsiasi band. Tuttavia, ora che la congenita inclinazione dei mediocri a conformarsi è trascesa in una totale e generalizzata dissociazione cognitiva che impone a chiunque di vedere ciò che non vede e di professare il contrario di ciò che pensa, una band come i DD, da pericolosa, è diventata eversiva.

Che si tratti di credere a un virus farlocco e contagioso solo seduti al bar, o di rinunciare a grigliare carne per le cazzate che si sentono in giro o di accettare la supremazia misandrica di lardellose metallers dagli evidenti deficit prestazionali, i DD hanno pronte litrate di piscio per qualsiasi ritegno, censura, obbligo o divieto, orwelliani o reali che siano. Quindi, avere (o aver avuto) a che fare con Noi diventa inevitabilmente sinonimo di correità agli occhi dei pavidi e di frustrazione al sentire dei servi.

Di contro, ci siamo confermati punto di riferimento per chiunque non intenda piegare la testa ad una dittatura woke ogni giorno più invasiva, capillare e tecnologizzata. Perché, se fino a qualche tempo fa eravamo le uniche vittime sacrificali di Spotify, Bandcamp, Discogs, YouTube e Wikipedia, ora i censori hanno alzato l’asticella e colpiscono ogni giorno artisti dai contenuti sempre più blandi, facendo loro terra bruciata anche per live, eventi e persino ristampe, così da costringere tutti indistintamente ad abbassare preventivamente le penne. Insomma, se un tempo era “punirne uno per educarne cento”, adesso puniscono direttamente tutti e cento, più quelli che ancora non hanno neanche iniziato a rompere i coglioni.

Il dato positivo è che, in un simile cimitero delle coscienze, viene più facile riconoscersi fra artisti liberi e a cazzo dritto, come recentemente accaduto con A Monumental Black Statue (con i quali condividiamo il chitarrista Noktvrnal), o con Antonello Cresti, cantautore estraneo al metal, ma compagno di tante battaglie per la libertà, che ha osato avermi ospite sul suo nuovo album, là dove sedicenti musicisti “estremi” con i quali ho collaborato fino a ieri evitano di riconoscermi anche dal benzinaio.

NOKTVRNAL: In un mondo così complesso da leggere in tutte le sue sfaccettature, essere un faro per alcuni, e bersaglio di odio per i più, è un privilegio, costruito nel tempo da G/Ab Volgar e dalle gesta trentennali della band, a cui teniamo oltre ogni altro aspetto. È ovvio che la missione di una band come questa, declinata in senso totalmente antiborghese, ci rende un’entità per cui la musica è un aspetto, ma non un fine. Esce un disco ogni qualche anno, ma l’esposizione, gli schieramenti, l’eversione e soprattutto le censure sono pane quotidiano. Penso che i Deviate Damaen siano una sintesi ben riuscita di slanci verticali e mani sporche, invettiva estrema e leggiadria, pensiero e azione, strafottenza e poesia, e che tutto questo sia pratica quotidiana oltre la musica. Sono emozionatissimo ogni volta, ad esempio, dal rito delle “clessidre stagnate”, che è Arte, liturgia, atto di indole politica e  sublimazione di tutto questo assieme, in un’azione inattaccabile dagli spasticismi dei censori, proprio perché trascende, per natura, l’infamia di chi schiuma di rabbia di fronte alla sfrontatezza di cui le nostre stesse esistenze sono vessillo, testimoniate nelle clessidre per essere tramandate. Un gesto che punta l’immortalità.

Tutta la vostra storia è un mescolarsi di temi alti e temi bassi. Nell’ultimo disco, sin dalla copertina, vi è una frequenza particolarmente fitta di richiami al “basso”, in particolare agli accadimenti sociali e politici degli ultimi anni…

G/Ab: Sai, sono dell’idea che qualcuno le mani debba pur sporcarsele; e sono altresì convinto che se l’artista, per cerchiobottismo, ignavia o disimpegno congenito, non si occupa di politica almeno quando è in gioco la libertà espressiva (oltre che di pensiero), sarà la politica ad occuparsi di lui.. e nel peggiore dei modi, come queste merde ci hanno mostrato di saper fare negli ultimi tre anni. E allora domando ai tanti “colleghi” musicisti intorpiditi dal timore riverenziale verso l’Autorità: dov’è finita tutta quella sanguinolenta prosopopea da palco, quando i palchi ve li hanno strappati da sotto al culo? Dov’è finito tutto quell’odio ostentato in titoli e testi, quando c’era da odiare chi vi ha privato della libertà personale sulla base di un’immane menzogna? Dov’è finito l’estremismo “mortuario” espresso nei vostri loghi, quando, anziché issarli su stendardi mediatici che arringassero il vostro pubblico alla ribellione, ve li siete stampati sulle mascherine e magari gliele avete pure vendute? Dov’è finito il vostro eretico campionario giordanobrunesco contro le solite inoffensive tonache, quando davanti a minacciose uniformi che pretendevano giustificazioni anche per andare al cesso o per fare Natale con vostra madre vi siete tutti messi a pecorina?

Ragazzi, qua sono arrivati a censurare pure Mary Poppins, non so se vi è chiara la situazione. E a proposito di censura, vengo anche a voi, amici di MS, che mi avete punzecchiato in sede di recensione, accusandomi di lagnarmi di censure che, sostanzialmente, mi andrei a cercare. Ebbene io non mi lagno, io mi indigno. E con me dovrebbero indignarsi anche quelle blatte che brindano quando ci silurano i post, i video o interi album: perché in una società che sia davvero libera, nessuno dovrebbe essere censurato, neanche una band estrema come i DD.

Ciò detto, indubbiamente la censura è l’unica oggettiva medaglia di scomodità, per un artista; e difatti ne siamo orgogliosamente campioni. Perché, vedete, due sono le opzioni: o i Deviate Damaen sono irrilevanti come alcuni sostengono, e allora non se ne comprende l’incessante persecuzione; oppure il tappar loro – e solo a loro – la bocca è prova provata di una nostra effettiva indomabilità; e, in tal caso, chiunque ami la libertà d’espressione dovrebbe difenderci. Tertium non datur.

NOKTVRNAL: È un camaleontismo necessario per abbracciare tutti gli aspetti di cui è fatto un uomo, che non è solo spirito né sola materia. I piani sono intrecciati… è necessario essere accanto ai trattori degli agricoltori italiani ed europei, così come ritirarsi nel mistico raccoglimento di un luogo sacro lontano dai mondani, con la stessa disinvoltura. Il focus è sempre la luna, mai il dito.

G/Ab: Non a caso ci attaccano su tutto, persino sul dato anagrafico. Cioè loro, le zecche inclusive, gli antirazzisti da salotto, quelli che “la ciccia di troppo non è una colpa”, ci fanno però la colpa di esser dei “boomer”, insultando ageisticamente la nostra età (che spesso è anche la loro) e toppando alla grande sull’età media della band, dato che Messor è un venticinquenne, Noktvrnal un 30enne e possiamo contare su risorse esterne appena 20enni. Quanto al mio vigore e forma fisica, beh, arrivateci voi ad aver fondato i DD ventenne e ad impersonarvi ora come allora i medesimi standard vocali ed estetici senza i ritocchini fisici, fonici e grafici cari a tante cofane mie coetanee più liofilizzate dei loro avatar generati con Gemini. E solo per pietà sorvolo sulle panze dei miei coetanei maschi.

Nel corso della vostra lunga storia le vostre finalità sono in qualche modo mutate oppure il motivo per cui scrivete e suonate musica è sempre il medesimo?

G/Ab: Interessante domanda. Se dovessi descrivere una “mission” specifica dei DD non saprei trovarla; troppe pulsioni fisiche e troppe propulsioni spirituali concentriche: musica, teatro, politica, idealismo, casino, pompini, avventura, misticismo, ricerca storica, bevute e magnate, amori e amore. E, ancora, la determinazione a portare avanti stilemi musicali con i quali siamo cresciuti e che, soprattutto in tempi di cancel culture, senza manutentori rischiano di scomparire per sempre. Come vedi, uno spettro motivazionale estremamente ampio e che non è mai cambiato da quel 6 marzo del 1991, giorno in cui fondai la Band. Last but not least, checché ne dica chi ci chiama “poseur”, ci piace suonare con la S maiuscola, performare ed esprimerci virtuosisticamente; musicisti come Zoggaman, che passano dal metal alla disco come girano il caffè, sono dei veri fuoriclasse. E non a caso, da cantante, io sono fra i pochissimi a fare ancora assoli vocali, a dimostrazione di quanto afflato per il virtuosismo, per l’atletismo timbrico e per la sperimentalità più pindarica ci sia nel nostro fare musica. Altro che “band solo politica”! Certo, coi testi non l’abbiamo mai mandata a dire: non per nulla il nostro mega-grafico e disegnatore, Renato Florindi, ha inserito nel nostro logo 3 lingue d’acciaio a forma di daga che da oltre 30 anni non fanno prigionieri.

Quanto e come vedete cambiato il pubblico, rispetto a trent’anni fa? Come credete sia potuto accadere che un’udienza proverbialmente antagonista come quella “alternativa” si sia adagiata in questo modo sul conformismo?

G/Ab: Guarda, lo schifo a cui assistiamo non riguarda solo il pubblico, ma soprattutto i musicisti e la stampa. Andiamo per ordine: in principio fu l’Artista; poi venne il critico, che si intrufolò a mediarne la “comprensione” alla gente a seconda delle leccate di culo e delle copie gratis che riceveva dall’Artista; e infine vennero i like, che instupidirono l’Artista, corruppero il critico e sodomizzarono il pensiero autonomo del pubblico. Il colpo di grazia al barlume di dibattito ancora esistente sino a fine anni ‘90 lo hanno dato i “flames”, per cui, se sei un artista troppo divisivo e fai discutere (ci è stato spiegato), non assecondi la fluidità delle visualizzazioni strumentale a incassare i “like”.

Quindi, secondo tale schema, Noi dovremmo essere defunti da tempo; e invece non solo caschiamo sempre in piedi, ma le visualizzazioni e i commenti a recensioni e interviste che ci riguardano sono sempre il quadruplo della media. Ad esempio, la vostra recensione di Soqquadro Tanz, dopo poche ore, aveva 27 commenti a fronte di una media di 5-6 degli articoli circostanti la sua data d’uscita; commenti che pullulano di citazioni dei nostri testi, segno che i nostri più affezionati detrattori hanno fatto i compitini a casa… e che, pur senza dare troppo nell’occhio, c’apprezzano. La verità è che i Deviate Damaen fanno paura a tutti poiché ad ognuno possono insegnare a non aver paura di qualcosa (non è una supercazzola, a saperla leggere).

Dal punto di vista sociologico, a suon di cagate come la Pnl o come il dogma tecno-sanitario insufflato nelle (e dalle) facoltà di psicologia dal ’68 in poi per tirar su una società di ipocondriaci, il sistema ha messo in atto una programmatica “zombizzazione” del libero arbitrio che si contagia esattamente come in The Walking Dead. Hai un amico che suona con te, con cui hai brindato alla sua entrata nella band, col quale hai condiviso bei momenti, suggestioni interessanti, concordanze ideali, affetto; poi, un bel giorno, te lo ritrovi con lo sguardo inebetito, la voce tremula, l’empatia azzerata di colpo. Ti farfuglia che “forse stiamo esagerando”, che ha ricevuto imprecisate pressioni da parte delle altre band con cui suona, o che la ragazza gli rompe il cazzo per i nostri testi maschilisti; o ancora che non può compromettersi con gli amici o col lavoro; finché, semplicemente, non lo senti più. A quel punto, certo, capisci che è diventato uno zombie dei tanti che brancolano là fuori con lo sguardo perso sulla luce bianchiccia del loro smartphone, e quindi lo lasci al suo destino; già,  poiché non si può essere amici di un cadavere. Un tempo era la politica a dividere le persone, oggi è la paura; direi che siamo peggiorati di brutto. D’accordo, anche Manzoni fa dire a Don Abbondio che “uno il coraggio non se lo può dare”; ma di questo passo, cedendo a qualsiasi ricatto del regime, del conformismo, della salvaguardia di una vita comoda e senza scossoni, che società diventeremo?  E noto che questo fenomeno conigliesco è del tutto trasversale, a dimostrazione che il divario fra “mainstream” e “underground” è stato ampiamente soppiantato da quello fra Artisti-Uomini, da una parte, e giullari di corte, dall’altra: perché, se è vero che mediamente l’artista indipendente ha più bisogno di appoggi politici rispetto a quello arrivato, è anche vero che quest’ultimo è più succube dei privilegi ai quali oramai si è assuefatto. Quindi, quando ci tacciano di essere una band “marginale”, dimostrano tutta l’ipocrisia di cui è sempre stato intriso il finto minimalismo “underground”; e dimenticano che il punk da cui veniamo tutti ha sempre sputato sui “grandi numeri” come parametro di successo. Tanto più che non sono certo i soldi e la fama a renderti un “gigante”, quando i Rolling Stones, a 80 anni e miliardari, sono costretti da “forze imperscrutabili” a posare sorridenti abbarbicati ai Maneskin, chiamati a loro volta a seppellirne la dignità grazie a un pugno di “simp” virtuali racimolati su X Factor. Perché diciamocelo, algoritmi a parte, chi è che ascolta davvero la loro musica? Io no davvero.. e probabilmente nemmeno voi; mentre è facile che loro ascoltino la mia voce in tv o alla radio almeno 3-4 volte al giorno. Vedi quanto può essere relativo il concetto di “fama” e di “grandi numeri”? Era il ’97 e scrivevo: “che disuguaglia 10 da 1000, quando miliardi sono le stelle; quando non una di loro, pur di restar tale, disuguaglianza saprà mai predicare?”. Cazzo, quanto c’ho visto lungo!

Ormai quasi vent’anni fa mi dicesti che prendersela con i musicisti per ciò che dicono sarebbe come prendersela con De Niro per i personaggi mafiosi che interpreta. Ma quanto c’è di sincero nei vostri testi e, al contrario, quanto di volutamente provocatorio?

G/Ab: Ricordo con sentimento quell’intervista de visu con birra annessa; tempi lontani, in cui abbracciarsi, ridere, bere e farsi un hamburger assieme non erano ancora (psico)reati. Ma vado a risponderti: i DD, intesi come “core” della band, hanno sempre impersonato e vissuto proprio nel privato tutte quelle estetiche, filosofie, passioni e prospettive espresse poi in pubblico come artisti. Quando ci ritiriamo su qualche “Nido dell’Aquila” o presso qualche romitorio abbandonato dell’appennino marchigiano o su qualche scogliera in notturno per comporre e/o registrare sfondi sonori, siamo sì i musicisti, ma siamo anche i trekker, i canoisti e i mistici che ci piace essere nella vita. Non a caso ci abbeveriamo abitualmente di tali ambientazioni tanto gotiche quanto impervie, le cui energie possono essere tradotte in musica solo grazie alla maestria del nostro ingegnere del suono Carlo Meroni. È politica tutto questo? Sì, nel momento in cui preserviamo il Passato; no, nel momento in cui col Passato facciamo arte. Sì, nel momento in cui nel testo di un brano rivendichiamo gesta storiche, inneggiamo a ciò in cui crediamo senza reticenze, perculiamo i “soya-blackster” o diamo luddisticamente fuoco a uno smartphone come nel video di Don’t Just Use The Music, Possess It!. No, nel momento in cui siamo poeti e cantiamo l’Amore elegiaco, autarchico, virile o stilnovistico come in Aspetterò L’Altrove o come in Battaglione Sacro o su Let Those Swallows Rape My Heart Away. In realtà c’è sempre amore nelle nostre canzoni, prova ne sia che non riesco a mettermi al microfono senza essermi prima ri-lavato i denti, dato che per me cantare è come baciare.

Detto ciò, so bene che citare i DD o mettere loro un like sarà sempre considerato un gesto politico, anche se lo si fa con una canzone d’amore. Ma noi ce ne fottiamo e continueremo a definirci una band “glam”, con gran disappunto di certo contesto evoliano e pettinatone che ci vorrebbe più sobri e composti. Concetti, sobrietà e compostezza, che non saprei neanche cercare su un vocabolario.

Insomma, basta co’ sto tormentone della “band politica”: se proprio dovete catalogarci, chiamateci Deviate Damaen e stop.

Il vostro sembra un progetto non solo strettamente “musicale”, assomigliando più a una sorta di collettivo concettuale, pur con una leadership ben delineata. Ci sono, o ci sono state, attività di qualche tipo legate in qualche modo al nome Deviate Damaen, al di fuori della musica?

G/Ab: Effettivamente, prima dei DD ho capeggiato “formazioni” di tutt’altra natura (risata satanica). Poi, qualche anno dopo la fondazione della band, nel ’95, il nostro organista, don Alexio Bavmord, fonderà col mio sostegno Dvra Crvx, una zine/trasmissione radiofonica a base di identitarismo e “polemismo spirituale”, inizialmente ospite della rubrica Brutal Noise curata da Cristiano Borchi degli Stormlord. Successivamente, nel ’97 il reverendo lascerà la band a causa della svolta da lui considerata eccessivamente politica dell’album Religious As Our Methods, e su Dvra Crvx cresceranno le ortiche. Dieci anni più tardi, col proliferare della rete, un gruppo di cultori un po’ troppo estremi (!) dell’indimenticata zine cartacea mi contatterà sul Myspace dei DD per spingermi a riesumarla sotto forma di blog. Lusingato, pur depurando da notevoli eccessi simbologici la loro iniziativa-tributo, deciderò di prendere le redini della faccenda come unico erede superstite del progetto originario, ma facendomi comunque aiutare da loro. Nel frattempo molti movimenti identitaristi, alcuni dei quali oggi affermati, muovevano i primi passi e, grazie anche ad autorevoli apporti esterni e a svariate collaborazioni, a fine anni 2000 nascerà Aristocrazia Dvracrvxiana (oggi Cenacvleria), il nostro cenacolo filosofico-gastronomico-culturale del quale, sotto lo pseudonimo di “Helmut Leftbuster” per tenere distinta la mia attività mediatica da quella musicale, assumerò la condotta con la collaborazione di altri reduci delle origini, la Pittrice Sandra, Lady Monyà, miss Grafenberg Baciardi, Tess La Pesch e altri soggetti che poi si sono persi per strada. Sempre come Leftbuster collaborerò poi per anni a testate identitarie storiche come Qelsi e Il Populista. Aggiungo che durante la pandemenza ho messo la mia voce a disposizione della Libera Informazione, come con PlayMasterMovie e Visione Tv, dove tuttora sono lo speaker della rubrica culturale più irriverente del web, Da Proust In Su. Credo che in momenti emergenziali l’Uomo-Artista debba sentirsi anzitutto un combattente; ed io l’ho fatto mettendo al servizio della battaglia per le libertà ciò che so fare nella vita. Non dimentico che, mentre tanti coglioni giacevano impalati come chichibbi sui tondini disegnati ovunque per distanziare la gente, quelli come me usavano le proprie forze e la propria dignità per mantenere integri corpo e anima da inoculazioni forzate di non si sa che cosa. E hanno vinto anche per conto di chi non c’è riuscito.

La vostra attività concertistica è sempre stata molto rada, per usare un eufemismo. Perché? Ci sono motivazioni tecniche (difficoltà di trasportare dal vivo ciò che incidete) oppure è una scelta di qualche altro tipo?

G/Ab: Parto con la motivazione meno edificante, pur tuttavia la più prosaica, ovvero i problemi di ordine pubblico che un nostro live creerebbe attualmente, se già negli anni ‘90 erano pochi i concerti che portavamo a termine senza interventi della polizia (come al Renfe di Ferrara, ove dovemmo uscire scortati dal servizio d’ordine). Ciò detto non ho mai amato i live e non li frequento neanche da spettatore: facce di merda ovunque, volumi forsennati, non riesci a farti una chiacchiera in pace nemmeno per sbaglio e devi sgolarti anche per chiedere la carta igienica al tizio del locale. Non amo la confusione, sono un solitario. Le mie ultime apparizioni live sono state da ospite, con Ianva al Viper di Firenze per la presentazione de “La Mano Di Gloria” e a Roma, l’estate scorsa, con Corazzata Valdemone (Gabriele è un fratello di ideali oltre che di nome), dove ho esibito un braccio teso da paura, roba che i Watain avrebbero chiamato la mamma. E poi, sono sincero, non imparo i testi delle canzoni a memoria; non a caso ho scelto di fare il doppiatore e non l’attore di teatro. Per il futuro non escludo nulla. Mai.

Cosa dovremo aspettarci in futuro dai Deviate Damaen?

G/Ab: Come dopo ogni uscita discografica, la band conferma, rinnova e setaccia i suoi membri a seconda della convinzione e dell’afflato profuso nel progetto. Con un grande Ark (anche leader di Hanormale) sempre a colonna portante di programmazione, arrangiamenti e produzione, e il feroce Messor al mio fianco per ogni indiavolata vocale e non, salutiamo l’entrata in pianta stabile di Noktvrnal, (già ospite su ST, leader degli Ad Omega e dei Lamasthu, e bassista degli AMBS), che favorirà una virata neofolk/oi/black alla quale da tempo volevo dedicarmi. Siamo già al lavoro con la nostra megera Lilì Lilien ad una versione deviatika de Il Canto Dei Sanfedisti, un’ode tradizional-popolare antimassonica e antigiacobina all’insegna di un irredentismo spirituale che fronteggi quest’epoca di bieco transumanesimo tecnocratico, dove si preferisce dare il culo alla “demenza artificiale” anziché farsi un uovo al tegamino con le proprie mani. Vogliamo rappresentare un’élite rimasta autenticamente svincolata dalle connessioni digitali con cui il Sistema vorrebbe omologare ogni individuo al proprio Verbo senza neanche dover fare la fatica di rincorrerlo (come avveniva con i runner sulle spiagge durante la pandemenza).

Finché resteremo scevri da un tale orrore transumano sia come Uomini che come Artisti, la creatività classicamente intesa sarà salva, per quanto esigua. Chiedete ad Alexa di clonare i DD e vediamo se ad un album come In Sanctitate… ne farebbe mai succedere uno come Soqquadro Tanz. Ecco, vogliamo essere quella specialissima eccezione che sconcia i giochi alla foga di serialità e controllo tipica dei regimi. Vogliamo essere unici proprio come quel “Soqquadro” che, solo, si scrive con due Q.

Musicalmente, oltre ad un nuovo album, stiamo lavorando ad alcuni importanti progetti paralleli. Il primo è un progetto a più band molto ambizioso del quale sono co-fondatore; ha già un nome che non posso ancora rivelare, ma del quale presto sentirete ululare le folle con da sfondo il tam tam della solita stampa pusillanime a raccomandarsi di trattarne il meno possibile, così da non avere il problema di farlo a sua volta. Posso solo anticipare che si tratta di una cordata di indomiti musici dell’italico gotha musicale estremo che, insieme a Noi, hanno deciso di dire NO.

Del secondo progetto, non meno ambizioso e dissidente, ci parla Messor.

MESSOR: Sì, per Maggio è previsto il lancio del progetto “Fiabe Bandite”, una serie di raccolte di fiabe musicate il cui ethos risiede ben lontano da quello del politicamente corretto. Il progetto, sempre edito da Masked Dead Records pur solamente in digitale, sarà recitato e musicato da diversi artisti di area Metal e non solo, nonché vedrà G/Ab Volgar come narratore principale.

G/Ab: L’algoritmico rimaneggiamento dell’immaginario archetipico colpisce il mondo dell’infanzia e della scuola per tirar su una genia di futuri trapper fluidi e coi boccoli rosa? Perfetto, saremo anche lì a sabotare le loro infrastrutture propagandistiche fatte di riscritture lessicali e di sostituzioni etniche, raccontando le fiabe della Tradizione che loro bandiscono.

Secondo te, fra qualche secolo, quando gli storici studieranno la nostra epoca, come la descriveranno?

G/Ab: Bah, la descriveranno come un patetico nugolo di gattar* (scritto apposta con l’asterisco demmerda). Preferisco non pensarci e, piuttosto, combattere per contrastare con la nostra bellezza il dilagante inaridimento estetico ed emotivo. Ricordo quando da bambino restavo incantato davanti ad una lava lamp allestita dentro la vetrina di un negozio a Fiuggi, e sognavo di possederne una tutta mia, un giorno. Quel giorno è arrivato, ed il suo ipnotico bullicame danzante e sfolgorante accompagna ormai da tempo le mie serate meditative e compositive, come dipingo su “Danza Di Lava”. Ebbene ora, con le nuove lampadine “ecologiche” a luce fredda, la lava non danza più; e la magia sembrerebbe destinata a finire per mano d’una glacialità beota che calpesta anzitutto i sogni dei bimbi. Ma un amico, costruitami una resistenza elettrica ad hoc, ha risolto brillantemente il disguido, a riprova del fatto che questi bastardi ecosostenibili non trionferanno mai sul nerbo dell’inventiva di chi non s’arrende alle loro cazzate ideologiche.

MESSOR: A proposito di “preservazione”, per fine 2024 sono previste sia la ristampa su LP di Religious As Our Methods che la trasposizione su CD di Immorality’s Ovra Colostrum, antologia contenente i tre demo dei Deviate Ladies di annata ’91-’94, esattamente i predecessori di Religious As Our Methods. Le edizioni saranno curate ed usciranno per Masked Dead Records. Inoltre, per l’occasione, Sulphur Fanzine farà uscire un numero della sua collana monografica Sulphur Interlude, interamente intitolata ai Deviate Ladies, una vera e propria storiografia sottoforma di lunga intervista editoriale dedicata esattamente a quegli anni.

G/Ab: Ristampando un qualsiasi album dei DD, si tramandano anche voci e suoni dal Passato che pionieri come Noi della lotta alla cancel culture inglobano da sempre nei loro brani. Due esempi su tutti, il suono del “tunnel del terrore” dell’ex Luneur di Roma, un vero archetipo di sensazioni orrorifiche adolescenziali demolito oramai da anni; e i rintocchi del prezioso campanile dell’eremo di sant’Eutizio in Valnerina, crollato dopo l’ultimo terremoto e immortalato su In Sanctitate, Benignitatis Non Miseretur!.

Come già menzionato da Noktvrnal, al di là della divulgazione delle nostre opere in tempo reale, parte significativa e originalissima del nostro lascito è seppellire e celare in anfratti naturalistici, archeologici e monumentali micro testi/foto cartacei e/o digitalizzati opportunamente imballati per resistere al tempo e alla consunzione atmosferica, le fatidiche “clessidre stagnate” de La Fine che non c’è, così da fornire ai posteri una testimonianza inossidabile di ciò che un pugno di Artisti belli e coraggiosi hanno incarnato in passato e hanno saputo preservare per il futuro.

Quel che è certo è che i DD sono parte integrante della storia della musica estrema italiana e punto di riferimento ineguagliabile per artisti molto più affermati di Noi ai quali la nostra strafottenza creativa e sovversiva ha saputo dar forza e ispirazione. E per il Sottoscritto, tale consapevolezza, istoriata anche nella lunga lista delle mie collaborazioni esterne, è fonte di magno gaudio.

Ad ogni nuovo album aggiungo un nome alla sequela iniziata con Asmodeus G/Ab Volgar nel ‘91; il prossimo sarà Wilhuff, come Wilhuff Tarkin, il governatore della Morte Nera, l’unico “villain” di Guerre Stellari a non aver mai tradito il proprio ruolo e i propri ideali, e ad essere rimasto con la schiena dritta sino al sacrificio finale.

Quindi rassegnatevi, padroni e padroncini: con Noi non la spunterete mai. Piuttosto giocatevi il fegato co’ sto bel video di fuorionda (già segato da you tube) e beccatevi la nostra sborra. Ma, soprattutto, ringraziateci di esistere.

La mia Soavità, G/Ab Volgar dei Xacrestani.

29 commenti

  • ….io leggero anche altro , ma porco dio , un giorno mi spiegherete perché continuare spazio a sta gente c( che purtroppo non crepata di C-19 , ma speriamo in un frontale) i fratelli stupidi di Fabban ( e ho detto tutto).Questi cagano , annusano la.loro merda e dicono che è arte….e trovano anche chi gli dà ragione.

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  • Ma ancora a dare spazio a sti microcefali porcamadonna??? Mettessero nel fare musica un decimo dell’impegno che mettono per scrivere le loro supercazzole… forse non farebbero così cacare!!! 🤣

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  • “arrivateci voi ad aver fondato i DD ventenne e ad impersonarvi ora come allora i medesimi standard vocali ed estetici senza i ritocchini fisici, fonici e grafici” AHAHAHAHAHAHA cioè sembrare il fratello sfigato di Lucky Lucchetta con la voce di Mike Patton ma dall’universo in cui è nato con un cromosoma in più?

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  • Dandismo da grigliatori seriali e tempo libero a profusione. Belle pure le canoe.

    Sì, ok, le interviste degli anni novanta. Lì si dava spazio a gente manco ventenne il cui nichilismo risuonava con la posizione ingenua di chi leggeva. Ma prima delle interviste c’erano i dischi. E che dischi.

    Qua vedo “azioni” domenicali e “prodotti semiotici” la cui legittimazione non spetta certo a me. Ci mancherebbe altro. Ognuno vive come vuole. Ma vedo pure gente di una certa età che diffonde concetti di una banalità disarmante.

    Mi andrò comunque a sentire i loro dischi. Vediamo un po’ se mi piacciono.

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  • In pratica, hanno scritto che il vostro sito non se lo incula nessuno, ma meno male che ci sono loro che, facendosi insultare, raggiungono ben 27 commenti!

    Numeri tosti!

    Per piacere, impegniamoci a farli arrivare a 30, così magari Belpietro si accorge di loro e li intervista su “La Verità”.

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  • Lion'el Johnson

    Praticamente una band de mamme pancine, ho provato pure ad ascoltarli e fanno cacà esattamente quanto uno se aspetterebbe. Ma tipo intervistare i Tetragrammacide no eh?

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  • Qualcuno dica a Gab Asmodeus Stocazzor de la Ceppas che le lava lamp le vendono ancora, e se questi sono i suoi irremovibili valori allora a sto punto meglio i gretini e gli antifa

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  • Chiunque non riconosca il valore di una panza costruita sapientemente birra dopo birra ha la stessa credibilità del gin tonic analcolico (esiste lo giuro!). Io resto con GG Allin e Seth Putnam, voi intervistate chi volete, ci mancherebbe.

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  • Che commenti “intelligenti”! Vi siete proprio spremute le meningi nel capire qualche cosa di arte, di vita e di mondo. Qualcuno si domanda anche come mai il portale Metal Skunk, dia spazio ai Deviate Damaen. Io voglio essere molto sincera, ho letto tutti i commenti che offendono a vanvera senza un senso logico e mi viene in mente che, se esistesse un pulitore virtuale, io tutta questa mondezza di commenti me la toglierei di torno con un colpo di spazzola. Chiaramente non si può fare e l’amministratore di Metal Skunk, nella sua grande e generosa democrazia, lascia libere le persone di schiamazzare come vogliono in nome della libertà.
    Bene, sempre in nome di questa libertà le mie esternazioni in mezzo a questa accozzaglia di pensiero, io non ce le voglio e quindi ciò che penso e il mio commento a questa intervista, lo trovate qui: https://blog.libero.it/wp/ammentosefaeddosdemundu/2024/03/07/brutta-fine-le-mascherine-intervista-ai-deviate-damaen-metal-skunk-mio-commento/
    Statemi bene.

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  • Quanto mi fa crepare dal ridere ‘sta narrazione egomaniaca che c’hanno sempre i nazistelli. Sono sempre tutti ODIATI E FIERI E TEMUTI perché loro sono UOMINI ARDITI e hanno le PALLE di dire LE COSE GIUSTE e tutti gli altri ne parlano male perché SONO PECORE e vengono CENSURATI dai POTERI FORTI perché NON SI PIEGANO.
    Mica che il tuo gruppo non se lo incula nessuno perché fa cacare i pinguini sifilitici e a te ti ridono dietro pure i preti perché a cinquant’anni ragioni come un 12enne incazzato col mondo, no.
    Ma poi sono talmente CENSURATI che li trovi comodissimamente persino su Facebook e spotify, dai alò diocane ragazzi.

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  • Volgar è esattamente come Sandro Curzi, fa della retorica insopportabile (cit.)

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  • Scossa elettrica.

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  • Consiglierei a Volgar di tenere una rubrica in cui interpreta, con la sua bella voce, testi classici ricolmi di disprezzo e ardore. Potrebbe essere un interessante cimento…

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  • Ahah sembra di leggere un’intervista a Povia

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  • ignis.…da quando ho pubblicato il mio commento, ogni tanto controllavo i commenti successivi e pensavo: ” mhmm…dai che sono in aguato… esci fuori dalla tana, topolino e spara la minchiata …. ti sto aspettando. Ed eccoti! In bella vista tutto per me: il soggetto che non sa distinguere il vero dal falso e la spontaneità dalla recita. Io non conosco nessuno nel mondo metal, assolutamente nessuno. Mi sono avvicinata a questo genere musicale perché a me, le limitazioni covid mi hanno creato una potente reazione: avversione totale al tutto ciò che è chimico. Da più di un anno sto sperimentando la musicoterapia su me stessa. Adesso fossi in te, giusto per non rimanere minchione per il resto della vita, mi andrei a studiare cosa è la musicoterapia. Ciao… è stato bello. Smuack

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    • Seguendo le attività di Gabriele dai tempi delle “Deviate Ladies”, ed essendo la sua credibilità certificata dalla collaborazione con Ianva (per chi avesse bisogno di certificazioni), stavo per scrivere che, tutto sommato, ho apprezzato la sua riflessione, che ho letto con attenzione… Tra l’altro, non ho compreso perché sarei un “soggetto che non sa distinguere il vero dal falso e la spontaneità dalla recita”.

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    • Aggiungo che la band può piacere o meno, si può essere d’accordo con il leader o meno (io difficilmente sono d’accordo con qualcuno), ma non si può non ringraziare di cuore un artista che, riflettendo su quello che fa, scrive le seguenti parole: “La verità è che i Deviate Damaen fanno paura a tutti poiché ad ognuno possono insegnare a non aver paura di qualcosa”.

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  • ignis questa domanda: “L’iniziativa l’hai avuta tu o lei?” l’hai fatta a trainspotting, che immagino sia il moderatore di questo sito, come se fosse un qualcosa tipo trasmissione televisiva in cui è tutto è già programmato. Io sapevo che in questo mondo dove regna il sospetto prima della buona fede, qualcuno lo avrebbe detto, giusto per punzecchiate. Lo hai fatto tu e sei finito dritto dritto nelle mie sgrinfie. Ma mi piace questo tuo ridimensionamento pacato. lo apprezzo. Ci fa sempre bene il confronto tiriamo il meglio di noi. Ti ringrazio del chiarimento. Ciao 🙂

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    • Stava citando la confessione all’inizio di “Religious as our methods”, conoscendo la mia passione per la stessa

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      • Pazzesco… Ad ogni modo, vorrei invitare a una moderazione delle parole: “topolino” che spara minchiate, “minchione per il resto della vita”. Questo eloquio non si addice a quel consesso di dotti e galantuomini che è metalskunk.

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      • mhmm…come sei dolce….paterno. Ma la conoscenza non è mai troppa, adesso conoscerà anche la mia passione per la verità non confessata ma… intuita. :-)

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  • ignis bella entrata in campo a gamba tesa! Quindi il mio intervento “maleducato” servirà d’ora in poi ad un atteggiamento rispettoso, moderato e raffinato, nei confronti del moderatore: il padrone di casa , nei confronti delle Band che vengono intervistate e ovviamente fra noi. Wow… grande ignis, io non ci speravo però è un risultato straordinario. Grazie tesoro, quando vuoi sai fare delle belle cose. Si , si mi piaci 🙂

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  • Metallaro scettico

    Volgar… il Peter Pan che qualche volta invidiamo perché sarebbe bello continuare ad essere adolescenti per tutti la vita: ego smisurato, tracotante sicumera ed ignoranza abissale.

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    • Sarebbe interessante capire se con “ignoranza abissale” si intende l’accecamento che procura la penetrazione e l’approfondimento dell’abisso o un non sapere che precipita nel gorgo misericordioso del nulla.

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  • Ma quanto è bella la parola “gorgo”? E l’espressione “gorgo misericordioso”?

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  • Questi vengono definiti bene da un’espressione dialettale delle mie parti, che tradotta in italiano suona tipo “la barca dei coglioni”. Ma ai concerti la gente gli tira le noccioline?

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