Il nuovo FUNERAL WINDS e lo stato delle cose nel black metal

Che il black metal, a distanza di oltre trent’anni dalla sua barbarica calata che ha sconvolto l’intero universo della musica metal, sia ancora un genere divisivo lo si riscontra quando ci si trova al cospetto di album come il nuovo episodio targato Funeral Winds, uscito poco oltre la metà di gennaio. C’è stata una bonaria discussione tra me e il Fedele Lettore ® Andrea H sulla nostra chat Telegram perché (riprendo le sue parole dopo il permesso accordato dallo stesso) “denominare raw una band che ha registrato male posso comprenderlo, ma se anche creare musica oggettivamente suonata male porta consensi mi fa capire che c’è sempre da imparare. […] Rimane il fatto che non riesco ad elaborare il  fatto che oggi si voglia volontariamente suonare male. […] Trovarsi tra le mani questi risultati una volta ancora lo trovo ai limiti dell’offensivo verso chi mette anima e cuore per un disco”, opinione che intuibilmente non mi trova d’accordo, per una serie di motivi che ora vado ad elencare.

Il primo e più importante di tutti è che non è vero che il disco è registrato male, prodotto male o suonato male. Ne ho ascoltato anch’io l’anteprima su Youtube ed effettivamente in quel contesto la resa sonora non è ottimale, ma se dovessimo stroncare ogni disco che su Youtube suona da schifo probabilmente considereremmo In the Nightside Eclipse una merdata colossale. Ascoltato su uno stereo di buona qualità ancorché datato come il mio, che oggi ha 30 anni abbondanti ma che all’epoca era il top di gamma della Technics, il cui piatto ha girato più volte del pianeta Terra attorno al Sole da quando questo martoriato sasso esiste, il disco si rivela essere la solita carneficina sonora alla quale ci hanno abituato gli olandesi, che ricordo essere in giro dal 1991, non da ieri, e che hanno sempre scritto un raw/fast black metal dall’impatto stordente infarcito comunque da rallentamenti, parti cadenzate, riff non disdegnanti una parvenza di melodia pur rimanendo nel campo del minimale, del non troppo rifinito, dell’efferatezza sonora e della brutalità pura e semplice. Come tanto proto-black venerato oggigiorno, tanto per essere polemici. È black metal, ragazzi.

Ciò ci porta al secondo punto: che si definisca offensivo il black metal anche al giorno d’oggi, dopo che di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, che il mondo è cambiato e che quanto offendeva trenta ed oltre anni fa oramai non fa né caldo né freddo a nessuno, io lo ritengo un complimento. Ai Funeral Winds in primis, ma al genere tutto da essi rappresentato per estensione. Hellchrist Xul scrive questo tipo di musica da tutta la vita, non ha mai mollato di un centimetro né per credibilità né per attitudine e, quando si compra un suo disco, si sa già cosa ci si troverà dentro. Sarebbe deludente il contrario casomai. Deve essere offensivo. Deve essere disgustoso. Deve essere musica che non tutti comprendono, apprezzano, tollerano. Una volta si sarebbe definita elitaria, termine che in realtà è inapplicabile, specialmente al black metal, che è stato il primo sottogenere a sdoganare il metal in tutto il pianeta senza distinzioni geografiche, dall’Etiopia all’Iran alla Mongolia, proprio perché è un tipo di musica nato per offendere, disgustare, scioccare, interdire. 333 è l’ottavo full dei Funeral Winds e prosegue tutto quanto fatto sinora, nello stesso modo di sempre. Accelerazioni mortifere, riffoni piazzati in mezzo a spezzare il tutto che derivano dalla venerazione del Nostro per gli Hellhammer, un senso quasi inimitabile di malvagità demoniaca nel corso di tutto l’album, con tanto di lentone finale sorprendentemente melodico (Conjuration of the Blind One, ma non temete, non è tutto lento, picchia duro anche qui).

 

Il terzo punto che contesto è che oramai il black metal è suddiviso in millemila rivoli, derivazioni, si è ibridato con decine di altri stili musicali arrivando in certi casi a snaturarne l’essenza stessa. Lo dice uno che apprezza enormemente il black melodico e d’atmosfera – penso si noti dal materiale che recensisco – derivato in primis dai Summoning, che il black metal lo hanno cambiato eccome, direi quasi rifondato. Ascolto molta musica inquadrata nel black metal e descritta come tale che in realtà di black metal non ha nulla, salvo l’impostazione vocale in screaming. Non c’è niente di male, molti di questi dischi piacciono anche a me e pure tanto, del resto non si può ascoltare sempre e unicamente lo stesso stile musicale. C’è posto per tutti, e proprio per questo ben vengano allora gruppi come i Funeral Winds (ma ce ne sono altri assai più recenti che stanno riscoprendo le registrazioni low-fi e il minimalismo compositivo come peculiarità essenziale) che non mollano mai, vanno dritti per la loro strada senza cambiare più di tanto da album ad album perché è quello il loro stile, quello il loro mondo, quello il loro modo di offendere. Se ne sente ancora il bisogno, tanto. (Griffar)

9 commenti

  • Avatar di Fanta

    Sono d’accordo con te, Grif.
    Ci sono un paio di album che mi stanno mandando parecchio fuori di melone nelle ultime settimane. Vemod e Inquisition. Due cose molto diverse ma estremamente belle.
    Ma volevo introdurre una questione quantomeno “strana”. Chiedo a chi compra ancora CD. Come cazzo è che apro cd nuovi, incelofanati, ovviamente originali, e trovo segni di usura, light scratches, eccetera? Talvolta i dischi sono in condizioni che discogs valuterebbe vg o vg+. Soprattutto i prodotti Agonia records, dio brutto.
    Vi è capitato?
    A me girano parecchio le palle per sta storia? Possibile che il materiale usato attualmente sia più scadente? Possibile che vengano confezionati in condizioni “casarecce”?
    Sono perplesso.

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  • Avatar di griffar

    Una cosa simile non mi è ancora capitata, neanche con Agonia. Ci farò più attenzione ora che mi hai messo sul chi vive

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  • Avatar di Bacc0

    Forse sarà anche “colpa” del ritorno in auge degli lp ma effettivamente il cd come formato sta diventando sempre più scadente. I cosiddetti digisleeve sono una autentica porcheria e in generale le grafiche e i booklet sono molto poco curati, soprattutto quando li si paragona ad autentici grimori degli anni novanta.

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  • Avatar di il dioscuro

    Parole sante. L’ibridazione e il meticciato musicale sono una grande ricchezza dei nostri tempi. Poi, c’è spazio anche per chi preferisce essere duro e puro. Ma gli Ulver odierni a ma piacciono tantissimo per esempio. È musica che evoca sempre i concetti originari alla fine, a volte in modo nuovo, evocativo e con mezzi diversi. A volte invece va proprio per conto suo. Ma chi fermerà la musica?

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  • Metallaro scettico
    Avatar di Metallaro scettico

    Ma solo a me sembra idiota trasformare i limiti musicali e tecnologici del BM inizio anni 90 in uno stile? Perché In the night side eclipse non penso che l’abbiano registrato male apposta…

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  • Avatar di ipercubo

    “È black metal, ragazzi.” Cioè merda.

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  • Avatar di Lord F L

    Sul suonato male, mi garberebbe capire allora cosa dovremmo dire di Judas Iscariot, delle sue parti di batteria. Eppure è tra la roba più marcia, putrida e genuinamente malevola che si possa ascoltare, nel genere. “È black metal, ragazzi” è la chiosa perfetta, sul punto. E hai parlato anche per me, fratello. Amen.

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