Se i caribù potessero parlare: la prima puntata di TRUE DETECTIVE 4 è un disastro
Era circa il 2020. Alla quarta o quinta persona che mi giudicava (“non hai mai visto True Detective?”) decisi di metterci una pezza. In piena pandemia m’ero fatto un ripassone di tutte e tre le stagioni di Twin Peaks, cogliendo, con ciò, l’occasione di godermi l’ultima a memoria ricaricata. Con David Lynch è sempre necessario fare così. Ripetei a me stesso come Twin Peaks fosse per la televisione un terremoto di quelli che radono tutto al suolo, dopodiché ricostruisci dalle fondamenta. Fu lì che recuperai True Detective. Non un sisma della stessa intensità, perché ci respiravo pari pari l’aria di Seven, ma ero certo d’aver appena guardato otto fra le puntate meglio scritte e prodotte della storia della televisione moderna. C’era pure Twin Peaks in quelle otto puntate, senza entrare in dettaglio.
Ideata dallo sceneggiatore Nic Pizzolatto sulla base di alcuni racconti e uscita dieci anni fa esatti su HBO, la prima stagione raccontava le gesta di due poliziotti, interpretati da Woody Harrelson e uno smagrito Matthew McConaughey, sulle tracce di una setta satanica della Louisiana e, successivamente, del serial killer detto Il Re Giallo, che i due credevano di aver ucciso negli anni ’90. La serie è antologica come American Horror Story, ossia ogni nuova stagione introduce nuovi personaggi e nuove vicende pur mantenendo punti di contatto, come, nel suo caso, il simbolo della spirale.

Il problema di questa serie è che funzionerebbe soltanto se la penna di Pizzolatto continuasse a portare avanti le storie dei due protagonisti della prima stagione, Rustin Cohle e Martin Eric Hart, e la loro reciproca alchimia: è quello che vogliono gli spettatori e non lo ritroveranno altrove. D’altro canto sarebbe impossibile spingere oltre il racconto di due che ne hanno passate tante, direi troppe, nell’arco di otto striminzite puntate. Il loro arco è dunque giusto si sia concluso lì: pubblico e capitalismo hanno in merito un’opinione un pelino divergente.
La cosa più intelligente fatta sinora l’ho vista nella seconda stagione, che resettava tutto, spostava tutto su una delle location meno affascinanti per i fan della serie, ma sapeva mantenere al cento per cento un cast altisonante e far girare a dovere gli ingranaggi fra i vari Farrell, McAdams e Vaughn. Non dimentichiamo che nella prima stagione, per alcuni l’unica, di True Detective era anche la scrittura dei personaggi secondari a rasentare la perfezione. Fra questi si stagliava certamente quello di Michelle Monaghan, grandissima l’attrice e grandissima la sua versione di Maggie Hart, una delle cornute più note dei nostri tempi.
Poi s’è rotto qualcosa, perché, al terzo capitolo, nonostante Pizzolatto al comando ex aequo e qualche volto noto come Stephen Dorff, lo Scott McNairy di Narcos e l’ottima Carmen Ejogo, la situazione era precipitata. Si era tentato ad ogni modo di replicare la prima stagione senza disporre di personaggi valevoli e un protagonista. Si era puntato tutto sul colpo di scena finale, e, di quell’annata, ricordo con piacere il solo e buonissimo episodio inaugurale.
Con la quarta sembrava impossibile sbagliare ma io sapevo che avrebbero sbagliato tutto. Le seguenti puntate con certezza mi smentiranno poiché ho guardato solamente la prima, ma il cuor mio mi dice altro.

True Detective 4 – Night Country è ambientato in Alaska al tempo del sole che tramonta e ritorna dopo un mese, come in 30 giorni di buio. Jodie Foster ne è protagonista e finalmente ci è restituito un protagonista che si possa definire di richiamo. La prima scena ritrae l’ultimo tramonto e un cacciatore nativo americano che sta per impallinare un caribù, che, dal branco, percepisce qualcosa e insieme a tutti gli altri si butta in mare giù da un baratro di un centinaio di metri, come i lemming. La scena è fatta nella medesima CGI terrificante a basso costo che regna ai giorni nostri. Il mio battito cardiaco si sposta da una frequenza di settanta al minuto a novanta circa, ma la paura è quella di guardare gli altri cinquanta minuti.
In rete nel frattempo impazzano le recensioni positive, che esaltano Kali Reis alla stessa maniera in cui qualche mese fa si esaltava l’unica espressione facciale di Lily Gladstone in Killers of the Flower Moon sino a condurla all’immeritato Golden Globe. A detta di molti, Kali Reis con Jodie Foster ricompone una coppia di detective degna della prima stagione. Il tono cupo e horror ci riconduce alla prima stagione. La qualità del girato è all’altezza della prima stagione. I commenti alle recensioni sui canali ufficiali sono anche peggio delle recensioni, in un delirio non distante dai fake follower di Instagram. Se solo i caribù potessero parlare…
Accade poi di tutto, il che sposta i riflettori sulla nuova showrunner Issa Lopez, fan sfegatata di Seven cui ha dichiarato apertamente d’essersi ispirata. David Fincher, però, a differenza dei caribù, due parole potrebbe anche dirgliele…
Il primo episodio di Night Country, d’ora in poi così la chiamerò, è un compendio delle cazzate sociali in voga oggigiorno nel cinema e in ogni altro luogo. Ne viene rappresentato ciascun cliché con una perizia che sembra voler dimenticare di proposito tutto il resto. Di fatto i personaggi non girano, non legano, non hanno niente nella testa nemmeno nel senso sproporzionato e diametralmente opposto che corrispondeva ai deliri su Nietzche e Schopenhauer detti a ruota da Rustin Cohle.

Vado a ruota libera: CGI orrenda nella prima scena; la figlia del personaggio di Jodie Foster è lesbica come Jodie Foster; scene di sesso a ripetizione in cui la donna è sempre dominante; gli uomini scappano di fronte al sesso o vengono all’istante; Kali Reis ha una faccia cazzuta pari pari a Mike Tyson eppure anche il suo uomo viene subito allorché se la ritrova sopra e guai a dir no che poi si staccano le cartilagini; c’è un fulminato a piedi scalzi che sembra la versione svantaggiata di Bob di Twin Peaks; per mezz’ora ci vengono presentati troppi personaggi per poterne gestire bene la metà in sei puntate e non ce ne è uno che sembri alla lontana normale, eccetto quello di Jodie Foster. L’attrice de Il silenzio degli innocenti regge la carretta da sola e neppure il suo personaggio è scritto in maniera eclatante; nella sigla iniziale mi è parso di captare Billie Eilish: anzi è proprio lei. Non c’è più T Bone Burnett, presenza fissa, sinora, nello opening theme. I battiti superano la frequenza di centoventi al minuto.
Faccio delle ricerche su Kali Reis dopo che l’istinto ci ha visto giusto su Billie Eilish: è un pugile professionista, ex campionessa del mondo in due categorie distinte. La ricerca più ricorrente sull’attrice nell’ambito di Google è la seguente:
IS KALI REIS GAY?

Non è che qualcuno si preoccupi di sapere se è capace di recitare, o cose del genere, vogliono sapere se le garba la fregna. I battiti cardiaci sono a questo punto totalmente fuori controllo. Negli ultimi cinque minuti è come se si tentasse di rialzare la testa, con una bella scena in flashback sul classico trauma che tormenta uno dei personaggi principali, e sul ritrovamento degli otto scienziati scomparsi nella base artica, i quali tengono il DVD di The Thing sugli scaffali perché porta più fortuna di un peperoncino rosso al collo. La suddetta scena ricorda appunto – e lo fa molto da vicino – il briefing di MacReady e compagni alla stazione norvegese, con quei corpi carbonizzati irriconoscibili e sospetti sulla neve, nonché l’esatto ripetersi del fatto all’esterno della base statunitense U.S. Outpost 31.
Nonostante quell’orrore sul candore della neve illuminato dai fari segnaletici, francamente, al cospetto di una serie televisiva dalle premesse infallibili – una serie thriller/horror nell’isolamento del buio e del gelo – io mi sono spaccato i coglioni come poche altre volte mi era accaduto.
Ma le recensioni in giro dicono tutt’altro di Night Country, sottolineando, stando a Rotten Tomatoes, che questa è la migliore dai tempi della prima. All’epoca di Colin Farrell era una bella stagione poliziesca in una serie antologica eternamente condannata a un impietoso confronto. Adesso è ridotta a uno spin-off che sta facendo lo spin-off, purché non si sappia altrimenti HBO incassa meno. Che premesse… (Marco Belardi)

Mediamente le serie TV mi stanno sul cazzo. Sono infarcite di stronzate da intrattenimento spiccio e costruite su misura di gente che non fa un cazzo di significativo nella vita.
È anche vero che i miei gusti di merda devono comunque scendere a compromessi con quelli delle persone normali. Nello specifico: mia moglie, a partire dalle ore 22 o giù di lì. Ovvero: quando i marmocchi dovrebbero già sprofondare tra le braccia di Morfeo (ma col cazzo, in realtà: papaaaaaà mi porti l’acqua, mammaaaaa non riesco a dormire, cristo).
Per cui, nell’ultimo mese e mezzo ho visto a mozzighi e bocconi:
Berlino (spin off, nonché prequel de La casa di carta).
Non so…qualche spunto c’è perché Pedro Alonso i numeri ce li ha. Ma cazzo: è fondamentalmente un discanto sull’amore romantico pieno di luoghi comuni. Molto rassicurante, sì. Ma io non voglio essere rassicurato. No.
Un inganno di troppo.
Una cagata spaziale con donna supereroina, guidatrice di elicotteri, madre esemplare, operaia, dirigente, sportiva e in grande forma. Tradita, abbandonata, ma con due marroni così. Daje.
La Foresta.
Serie francese con altre donne molto in gamba che vogliono salvare altre donnine ragazzine che rischiano la corruzione del male, incarnato in un serial killer stupido come la merda. Viva la gendarmerie e abbasso i social dove ci si mette in mostra per oggettificare il proprio corpo. Porca ma donna.
Per cui: non vedrò più un cazzo perché ho già dato. Vaffanculo.
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se guardi la merda……….prova con yellowstone, the boys, cobra kai
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La foresta è una figata, pensavo di averlo visto solo io…
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Tanto chiasso per nulla, a me è piaciuta, né più né meno.
Sarà meglio della prima stagione ?
No, ma a conti fatti chissenefrega.
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Comunque la stagione con Mahershala Ali (o come ostia si scrive) mica è malvagia, Bela.
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Concordo non ne parla nessuno , ma fu fighissima.
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Concordo su tutto, 56 minuti di noia e una marea di personaggi anonimi, niente a che vedere con la prima stagione. Inguardabile la scena dei caribù… pessima partenza!
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Mediamente le serie TV fanno cagare…come i film, la musica, i romanzi…
Come già scritto, se guardi la merda…
Fargo, Succession, The Bear, Dahmer, Dopesick.
Da un po’ di tempo mi sono però dato ad alcuni re-watch e troppo spesso il confronto con i prodotti attuali è impietoso: The Wire, I Soprano, Boardwalk Empire.
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in ogni stagione True Detective è 40% indagine 60% vita personale, se i personaggi sono interessanti come la prima stagione e in parte la seconda funziona, altrimenti come nella 3 e 4 è una palla
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https://movieplayer.it/news/true-detective-night-country-nic-pizzolatto-plot-stupido_137657/
ma ha ragione, ma poi queste due detective in 4 episodi non hanno fatto nulla, una deduzione, un interrogatorio forzato, ua sparatoria, nulla. L’indagine va avanti a culo, un cacciatore a trovato i corpi degli scenziati, un testimone a visto un camper sospetto ecc
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merita solo la prima stagione, questa è peggio della seconda.
sembra un remake di twin peaks, con troppe sottotrame, dialoghi sterili, tutti con problemi familiari e tradimenti, e passa in secondo piano i ricercatori scomparsi.
abbiamo agente cooper, sceriffo Hawk, la signora che vede i morti, manca solo Laura Palmer, ed il reboot è al completo.
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Io spero non la risolvano con “la tossina del laboratorio ha inquinato l’acqua e tutti hanno visioni mistiche”
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Ho avuto questa paura anch’io, altrimenti gli tocca buttarla sul soprannaturale per forza
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Peggiore finale della storia delle serie tv
spoiler
le assassine sono: rullo di tamburo, le donne delle pulizie(tutte povere e native ) della stazione!!!Ma si può? Pure armate di fucili e mitra. Dove li hanno presi poi………..
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è passato del tempo quindi non ricordo dove avevano preso i fucili (poi stando in america probabile se li fossero comprati), ma a chiamarlo peggior finale della storia ce ne vuole dai…
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https://www.metacritic.com/tv/true-detective/season-4/
critica 8
pubblico 4
Dopo l’inizio affascinante la serie crolla proprio, salvo l’atmosfera notturna e giusto qualche momento ma di 6 episodi la metà erano inutili, l’indagine va avanti a caso, la foster ha solo un intuizione nell’ultimo episodio, la nera invece è solo la mano dura, le parti horror diventano super raffazzonate e perdono tutto il fascino iniziale. Avessero puntato di più su una buona sceneggiatura anziché sui messaggi triti e ritriti sarebbe stato meglio, ma per la critica odierna basta parlare delle solite tematiche sinstrose per prendere voti altissimi.
Purtroppo mi ero hypato a causa appunto dei voti, ma la colpa è solo mia. Stagione mediocre e potenziale sprecatissimo, peccato
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Marco Belardi che ne pensi dl finale e della serie in generale?
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Le prime due puntate alla fine sono state le migliori. Il finale, chi ha commesso gli omicidi, più che il movente, mi ha sbellicato abbastanza. Purtroppo è stata la stagione che mi è piaciuta di meno fra le quattro, anche la tre perdeva molto d’interesse dopo la primissima puntata (bella, non tanto i personaggi ma il tono e la storia che prometteva).
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