Appaiono due grandi corna: intervista ai MATER A CLIVIS IMPERAT
Dopo aver ascoltato Carmina Occulta, abbiamo intervistato Samael Von Martin, insieme al bassista Walter “Wally Ache” e alla polistrumentista e cantante Elisa Montaldo per parlare dell’album e del gruppo.
Samael, per iniziare, direi che il progetto Mater A Clivis Imperat si stia affermando come una delle più significative proposte italiane degli ultimi due anni. Hai lasciato il mondo del metal, con cui comunque rimane un legame, per approdare nel più vasto mondo del rock artistico e del progressive. Le tue aspettative erano queste?
Samael: tengo a precisare che non ho abbandonato in nessun modo il mondo del Metal e non ho nessunissima intenzione di farlo. Mater A Clivis Imperat esplora sonorità più prog esoterico, questo è vero, pur non “tradendo” le origini che hanno portato alla concezione del suddetto progetto. Ho visto lettori e in generale gente che si lamenta dell’essere metallaro come se fosse una cosa negativa o come se fosse un’etichetta che non permette la crescita dell’individuo. Al contrario, il mondo estremo offre moltissime opportunità, basta saperle cogliere o leggere tra le righe. Morirò con il Chiodo addosso. Il “vasto” mondo del rock prog non è proprio così vasto e già la definizione “rock” sta morendo da molto tempo. Vive solamente grazie a noi e a tutti quei gruppi underground che ne mantengono viva la fiamma.
Giustissimo, devo ammettere che alla prima domanda ho già detto una cazzata. Comunque, proseguiamo: io vedrei una continuità fra, ad esempio, gli Evol e i Mater A Clivis Imperat di oggi: ci sono differenze, ma anche molte analogie: in particolare, la voglia di sperimentare approcci non convenzionali, con quella passione per l’occulto e per l’horror che erano già ampiamente presenti negli anni Novanta. Con i Mater A Clivis Imperat sembri arrivato ad un percorso artisticamente più maturo, compiuto.
Samael: ti ringrazio per le parole, ma Mater A Clivis Imperat si scosta da tutti i miei precedenti progetti e non vi aleggia l’alone degli Evol. Posso capire l’abbinamento delle atmosfere cupe o orrorifiche, che sono una passione dei miei primi tempi, pregni di ascolti quali Jacula, Goblin, Un biglietto per l’inferno, ma ti posso assicurare che Atrox Locus e Carmina Occulta, pur avendo preso larga ispirazione dalle bands citate, godono di una forte personalità ed originalità, dovute alle numerose partecipazioni artistiche che hanno ampliato e apportato strutture nuove ai brani. Nella lenta sinfonia vitale siamo chiamati incessantemente a cimentarci in lavori che ci plasmano e ci permettono di maturare. Ogni sfida, così come ogni impegno assunto, si dimostra un prezioso tassello, un passo verso un’esistenza più piena e significativa. Ma cosa significa davvero maturare ad ogni lavoro? È un processo di trasformazione profonda che abbraccia la nostra mente, il nostro spirito e il nostro cuore.
Samael.
Entriamo nel merito di Carmina Occulta: dopo un lavoro molto ben accolto come Atrox Locus, siete usciti con un nuovo disco dopo un anno. Che differenze ci sono fra i due?
Samael: non c’è nessuna differenza se non di note. Carmina Occulta si sviluppa geometricamente allo stesso modo di Atrox Locus: entrambi i lavori sono geometricamente complicati e sviluppati allo stesso modo, sperimentando varie tecniche musicali, dove queste ultime hanno preso largo piede nel secondo lavoro. Uno è l’esatta continuazione dell’altro, li si può tranquillamente ascoltare come se fosse un unico viaggio che parte da sentieri tortuosi, passa all’interno di un cimitero, fino ad arrivare nelle lande nebbiose del Veneto. Ogni Lavoro compiuto nella storia personale è un compagno di viaggio, un tesoro che ci accompagna nel cammino della nostra evoluzione. Uno sguardo intenso e penetrante alla propria esperienza ci rivela un inestimabile insegnamento: il lavoro precedente, pur importante, diventa sempre meno completo confrontato con quello successivo. Non perché sia da gettare nell’oblio, ma perché ogni nuova sfida ci permette di superare i limiti e di esplorare territori nuovi ed inesplorati. Detto questo, l’importanza del lavoro precedente non può in alcun modo essere sottovalutata. Ogni passo anche più piccolo contribuisce a scavare solide basi per il futuro. Le esperienze che abbiamo vissuto ci forniscono la saggezza necessaria per affrontare le sfide future con maggior consapevolezza ed equilibrio.
Se dicessi che Atrox Locus è maggiormente rockettaro, mentre Carmina Occulta, pur restando molto simile nello stile, risulta più progressivo, vario nelle sonorità e più libero nelle composizioni, saresti d’accordo?
Definire Atrox Locus “rockettaro” mi sembra un po’ strano. Forse ti riferisci a brani come Witchcraft e Idola Tribus. Diciamo che Carmina Occulta è parte integrante del primo lavoro, spaziando come hai notato verso lidi prog, blues e quasi jazz con il pianoforte di Elisa Montaldo e il clarinetto di Sabelli. È più vario e tocca anche partiture di musica antica, vedi Edoardo II e musica doom come Strigarum Dominus. Poi lascio libera interpretazione all’ascoltatore …
Isabella, voce.
Passando alla tua orchestra, hai recentemente assunto un bassista e un clarinettista, che sentiamo su alcune tracce di Carmina Occulta. Questo ampliamento di organico nasce da qualche esigenza specifica?
Samael: si, volevo arricchire il suono con degli strumenti a fiato e chi meglio di Vittorio Sabelli poteva realizzare le partiture di clarinetto su Chori Tragici, Melicus Brevius, Nero Segreto e Tragica Operetta? Lui che ha fuso le sonorità classiche nei suoi progetti estremi quali Incantvm, Amen, Notturno e Dawn of Dark Age ….
Per quanto riguarda il basso, conosco Walter dall’alba dei tempi, l’ho sempre stimato come musicista e soprattutto come persona. È notevole ascoltare il suo basso fretless in un progetto prog horror dalle sonorità lontane al genere da lui proposto. Il risultato è ineccepibile.
Walter, la tua esperienza di bassista ormai è lunghissima e molto varia, però sei sempre stato uno specialista del metal estremo. Parlaci di come ti sei inserito nei Mater A Clivis Imperat, che è una nuova sfida per te.
Walter: Samael stesso mi ha scelto personalmente, un po’ in virtù del fatto che ci conosciamo da più di 30 anni e poi perché mi stima come musicista e ha sempre incoraggiato il mio lavoro. In questi 40 anni che suono il basso mi sono dedicato in tantissimi filoni dall’amore per la musica di Bach ad, appunto, il metal più estremo, ho cercato un po’ alla volta di studiare e arricchirmi di tutto ciò che ritengo bello. Ora sono entrato in pianta stabile nella band e porterò il mio contributo anche sul prossimo album. Spero veramente di cuore che ci siano ancora i compagni di questo viaggio. Per me è stato un vero onore suonare con strumentisti di altissimo livello come Vittorio, Nequam, Demian, Elisa e tutti gli altri. Sono molto molto felice di esserci con loro.
Elisa, voci, cori, pianoforte e strumenti etnici.
Elisa, tu come sei entrata a far parte del progetto di Samael?
Elisa: anch’io sono stata contattata da Samael in persona: mi aveva ascoltato per caso ed è rimasto affascinato dalla mia sensibilità musicale. In effetti, ci siamo trovati fin da subito in sintonia, così, dopo aver scambiato poche parole e aver ascoltato i brani in embrione, ho capito come avrei potuto essergli stata utile per l’album Carmina Occulta. La sua musica mi ha fin da subito catturato e ho trovato incredibilmente naturale creare le tessiture musicali, tutto è stato fluido e persino un po’ “magico”.
Vista la “magia” che si è instaurata, resterai parte del progetto anche in futuro?
Elisa: vista la bella connessione musicale che si è creata, il piacere di collaborare è ancora molto vivo e con Samael stiamo già pensando a nuove “materializzazioni di incubi”. Fin dal primo album del mio progetto progressive Il Tempio delle Clessidre, nella mia musica è sempre stata presente l’anima “dark” e la voglia di trasmettere la passione per quel mondo, ovvero cinema horror, mistero, esoterismo e con Mater a Clivis Imperat posso davvero esprimere questa parte di me. Per me l’oscurità non vuole essere negativa o foriera di sensazioni nefaste, al contrario: porta una profonda forma d’arte e bellezza, nella quale tutti gli esseri umani possono risuonare. Grazie a Samael sto esprimendo la mia vena artistica anche su terreni più inesplorati ed elettronici… ma questa è un’altra storia (ride).
A parte lo stile prog e gotico del disco, che è il più evidente, si sentono alcune influenze etniche e folk, molto misurate, che sono evidenziate anche dall’uso di strumenti più ricercati. Mi riferisco per esempio a Edoardo II, ma anche alla seconda parte di Chori Tragici, dove si sentono modi minori sotto al clarinetto di Vittorio Sabelli. È l’inizio di una nuova linea di ricerca?
Samael: non saprei risponderti… per quel che mi riguarda il terzo disco dei Mater potrebbe essere del tutto elettronico. In verità credo che ripartirò dall’esilio di Carmina Occulta come ho fatto con lo stesso, prolungando Atrox Locus. Sarà geometricamente simile, manterrò la world music che hai riscontrato in Edoardo II e chissà quali nuovi mondi o creature da incubo andrò a svelare. Nel confessionale spazio dell’introspezione desidero mettere in chiaro che le parole da me pronunciate sono indirizzate verso il mio “Io”. Non ambisco minimamente ad innalzare i Mater verso uno status superiore a qualsiasi altro percorso esistenziale o band musicale, per quanto mi riguarda questo progetto rappresenta un cammino terapeutico a guisa di necessità interiore, un impulso che emerge dall’animo stesso per esternare quel fascino iniziale ed elementare intrappolandomi con incanto nell’intima oscurità delle sensazioni al fine di afferrare, saggiare e racchiudere lo spirito nella materia.
Vittorio Sabelli, clarinetto e clarinetto basso.
È già la seconda volta che nominate l’elettronica… Vedremo. Elisa, tu piuttosto sei una specialista di strumenti etnici: arriva da te l’idea di usarli in questo album, per esempio in Edoardo II?
Elisa: si, ascoltando i demo preliminari di Carmina Occulta ho percepito questa presenza folk, specie in alcuni di essi, pertanto ho pensato che qualche inserto di strumenti etnici potesse essere adatto. Detto fatto, Samael ha accolto con entusiasmo la mia proposta e ne sono stata contenta: trovo che gli strumenti acustici di questo genere riescano a dare un tocco unico e più “vero”, con tutte le loro imprecisioni timbriche: i flauti che ho usato sono degli hulusi in legno e corpo di zucca svuotata provenienti dalla Cina, e il koto elettrico è un raro esemplare prodotto dalla Suzuki nel 1978: è uno strumento a corde con tasti in metallo che produce ahimè rumore quando si suona, ma in questo contesto ciò rende il tutto ancora più “carnale” e misterioso.
Walter, nei brani dove suoni, il tuo apporto con il fretlss è decisamente funzionale all’atmosfera, sembra che tu ti sia calato molto nelle composizioni del gruppo.
Walter: grazie, ho studiato tantissimo questi brani e sono contento che ti sia piaciuto il risultato. Personalmente adoro moltissimo le parti di basso della traccia #14 Funestum Drama, il mio fretless si miscela con tutti gli strumenti senza togliere spazio a nessuno di essi. Questo penso che sia il massimo per uno strumentista, ossia quello di riuscire a creare una linea che si sposi con il contesto senza soverchiarlo. Esiste anche un video su Youtube di Chori Tragici in cui si possono vedere nitidamente le parti di basso. Credo che girerò un altro video quando avrò un attimo di sosta, questo periodo sono davvero molto oberato, ma ho il favore della luna e delle tenebre che stanno proteggendo la mia energia e infervorando la mia passione.
Vedo, vedo, comunque te lo già detto altre volte: quando registri, fatti alzare il volume!
Walter: purtroppo, non dipende da me. Certo rispetto ad altri gruppi in cui suono, dove il basso è stato completamente rimosso, qui si sente molto bene tutto direi.
Walter “Wally Ache”, basso.
D’accordo, ma il basso non si sente mai abbastanza… Samael, parliamo dei testi o, forse, dovremmo dire del libretto dell’opera. Potresti riassumere che cosa raccontano i Mater A Clivis Imperat in Carmina Occulta?
Samael: il concept è basato sui racconti del filò quindi dei racconti che si facevano nelle stalle quando all’imbrunire i contadini si spostavano per risparmiare la legna e riscaldarsi al calore del bestiame mentre le donne rammendavano i vestiti logori dei propri mariti e gli uomini sistemavano gli attrezzi di lavoro sui campi. In pratica narrano delle fole esoteriche delle mie campagne.
Nei crediti delle canzoni a volte è indicato il ruolo di “Canto ed evocazioni”. In effetti, si sentono declamare vere e proprie litanie, da sole o sovrapposte al cantato. È un modo per rendere più efficace la narrazione o c’è qualcosa di più?
Samael: c’è qualcosa di più, ovvero lo studio esoterico dell’occulto. Nel cerchio delle note macchiate dalla luce del crepuscolo vi sono formule che contengono un legame ancestrale tra la voce umana e le forze astrali, offrendo un’alta connessione tra il mondo terreno e quello superiore. Si tratta di un assioma altamente speculativo che richiede un esame aperto e severo dell’animo, permettendo cosi una comprensione più approfondita e personale di tali presunti codici esoterici.
Elisa, tu sei una compositrice che ha sempre lavorato molto sull’ambiente sonoro e sulle atmosfere. Come si è combinata questa tua esperienza con lo stile dei Mater A Clivis Imperat?
Elisa: come ho accennato prima, fin dall’inizio ho visto chiaramente come avrei potuto aggiungermi alle composizioni. I brani, così evocativi ed esoterici, mi hanno ispirato immediatamente e per la prima volta mi sono lasciata davvero andare sulla sperimentazione vocale: ho registrato moltissime voci armonizzate, con la visione di creare cori che potessero rendere l’atmosfera dei brani epica ed esoterica. Successivamente ho anche composto brevi testi in latino e italiano antico, per concludere con Nero Segreto, che da un’idea strumentale è divenuto un brano cantato. Samael è rimasto molto contento e per me è una gioia quando si lavora così spontaneamente, perché non servono molte parole: è la musica a parlare e, quando si raggiungono un’armonia innata e comprensione, tutto avviene in modo fluido.
Chi sono le tre vampiresse, una mora, una bionda e una rossa, che compaiono sulle copertine di entrambi i dischi?
Samael: sono delle allegorie e tendo a precisare che non c’è nessun “politically correct”. Sono le rappresentazioni dei tre punti cardini dei colli Euganei riconoscibili nel monte Venda, nelle cascate di Schivanoia e nel monte della Madonna. Inoltre rappresentano le diverse colorazioni delle terre collinari.
Una versione censurata della copertina di Carmina Occulta.
Adesso vi dico una cosa da vecchio metallaro: in Carmina Occulta sento la mancanza di un brano con il “tiro”, come poteva essere Witchcraft in Atrox Locus.
Samael: non capisco la domanda, o semplicemente è una questione di gusti. In Carmina Occulta ci sono brani con maggior groove rispetto ad Atrox Locus. Vedi brani come Insidiosa Ruinam Genero, Liturgica, Chori Tragici, Edoardo II solo per citarne alcuni. Da qui suppongo che ogni considerazione sia puramente soggettiva.
Qual è il pubblico dei Mater A Clivis Imperat secondo voi?
Samael: non saprei. Vedo che i Mater A Clivis Imperat ottengono ottimi riscontri verso un pubblico Metal, Black Metal e Rock progressive. Questa sarebbe una domanda interessante per Massimo Gasperini e Pino Pintabona della Black Widow Records.
Quali saranno i prossimi passi per i Mater A Clivis Imperat?
Samael: in virtù dei futuri sviluppi cercherò di materializzare la possibilità di portare dal vivo il progetto, anche se la vedo molto dura, ma sicuramente plasmerò il fondamento di un futuro terzo tassello estrico musicale in sintonia col mio stato d’animo.
Bene, siamo arrivati alla fine.
Samael: grazie per l’intervista interessante, colgo l’occasione per salutare tutti quelli di Metal Skunk.
Walter: grazie per l’opportunità di poter parlare di questo grandissimo lavoro compiuto dall’orchestra di Samael.
Ragazzi, tante grazie a voi per il vostro tempo. Fate un ultimo saluto ai lettori di Metal Skunk:
SAMAEL
—
WALLY
—
ELISA
(Stefano Mazza)

“… vedrai strani mondi e creature da incubo…”. Bravo Samuel! In realtà, alcune connessioni forti con Evol sono presenti. Si pensi soltanto alla dimensione rurale, popolare e regionale dell’occultismo che, insieme alla trascendenza del male e alla marginalizzazione dell’umano, costituisce una componente lovecraftiana di Evol.
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