Avere vent’anni: ENTOMBED – Inferno

Petrov c’era. Cederlund e Hellid anche, segno che gli Entombed erano in qualche senso ancora gli Entombed. Che ne preferissi una versione o l’altra, quel nome aveva ancora il senso di essere stampato su una loro pubblicazione. Uffe Cederlund, però, lasciò dopo questo album.

Morning Star lo avevo frettolosamente bollato come un qualcosa di enorme, sebbene contenesse una quantità di death metal ben minore rispetto a quella con cui era stato pubblicizzato. Il suono, più ripulito rispetto al marcio Uprising, aiutò la comitiva metallara a sentirlo come un pezzo degno di far parte della propria collezione. Dalla sua almeno aveva i pezzi, specie in avvio.

Inferno non solo confermò che agli Entombed non fregava un cazzo di rimettersi a suonare death metal, ma eliminò buona parte del death metal presente in Morning Star e ne preservò il sentore, oltre agli altisonanti titoli da gente che ribalta i crocifissi di nascosto in qualche cimitero alle due di notte. Non ricordo quasi niente di Inferno, anche se, rimesso oggi, lo trovo piacevole soprattutto da un punto di vista squisitamente sonoro. Il basso di Jorgen Sandstrom è un martello pneumatico che disfa l’asfalto vecchio e screpolato sotto i quaranta gradi di luglio senza che gliene freghi un cazzo. Potrei sentire Inferno per tre volte consecutive solamente per come suona il tutto, senza notare neanche una canzone in particolare; il che mi riporta indietro direttamente a Uprising, che era perfetto e ottimo in apertura (Say it in Slugs), pur senza un pezzo del livello di Addiction King, che poteva vantare persino un disco criticato e discontinuo come Same Difference, per il quale inspiegabilmente stravedo dalla sua uscita.

Le prime quattro sono tutte piacevoli, specie Children of the Underworld non appena accelera col riffone in palm mute. Bella anche That’s When I Became a Satanist, che aggiunge ritmo e rapidità a soluzioni fino a quel punto rotte soltanto dalle spedalate di Incinerator. Ma noterei questi due titoli su un Wolverine Blues? (Marco Belardi)

3 commenti

  • Gli Entombed , sono uno di quei gruppi che mi ha cambiato la vita , tolto Same differenze , di loro non butto via niente. Anche per “colpa” di questi tizi , se su la mia prima auto (Uno 1000fire a carburatore) giravo con una bandiera svedese sul lunotto…

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  • Non lo si preferirebbe a ‘Wolverine Blues’ probabilmente perché, su quel disco, gli Entombed ebbero la forza di tentare soluzioni piuttosto variegate senza far scoppiare la forma canzone né sacrificando l’aggressività. Il classico colpo al cerchio e alla botte, ma fatto benissimo.

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