SATURNUS – The Storm Within

Per chi scrive i Saturnus da Copenaghen sono sempre stati una garanzia assoluta: nonostante le loro estenuanti pause tra un lavoro e l’altro non hanno mai sbagliato letteralmente nulla sin dal fantastico esordio del ’96, diventando nel corso degli anni un’assoluta eccellenza nel campo del doom death melodico. L’ultimo Saturn in Ascension di ben undici anni fa mi aveva assai esaltato (tanto che sono uno dei pochi a definirlo addirittura superiore al precedente Veronika Decides to Die), quindi è inutile dire che il compito di The Storm Within era piuttosto arduo, considerando pure l’ennesimo stravolgimento di formazione attorno alla carismatica figura del cantante Thomas A.G. Jensen.

Cominciamo dal dire che da un punto di vista stilistico non è cambiato assolutamente nulla, e come al solito ci sono tutte le caratteristiche tipiche di un disco dei Saturnus: parti arpeggiate iniziali, tastiere di sottofondo, giro di basso che entra un pochino dopo, una malinconica chitarra solista perennemente presente e la voce di Jensen che prima si fa parlata e poi esplode nel solito cavernosissimo growl. Credo che un buon 80% dei brani dei Saturnus seguano da sempre questa procedura, ed è chiaro che ti deve piacere parecchio il genere ed essere preso abbastanza male per apprezzare questo tipo di proposta, perché il rischio di avere momenti di stanca è sempre presente. Ecco, se vogliamo il “problema” di The Storm Within è quello di essere veramente troppo simile al precedente, anche nel posizionamento dei pezzi nella scaletta: solito pezzo chilometrico iniziale; poi il terzo, stavolta non proprio entusiasmante (The Calling), che è sempre quello un po’ più ritmato; e quello immancabile solo piano e voce (Even Tide) di solito piazzato nel mezzo, anche se purtroppo in questo caso siamo lontani dal livello di una A Lonely Passage o una Call of the Raven Moon.

A parte questo, che è più la critica di un fan che un giudizio obbiettivo, The Storm Within è un album che conferma la capacità dei nostri tenebrosi danesi di dare vita a manifesti di puro doom gotico dal livello altissimo, come dimostrato da pezzi clamorosi come Chasing Ghosts o Closing the Circle.

Insomma un disco assolutamente in stile Saturnus come solo i Saturnus potrebbero comporre, forse un po’ troppo dilatato in alcuni punti e con certe parti superflue che cercano di allungare il brodo anche quando non ce n’è bisogno. Per il resto speriamo solo che stavolta l’attesa non sia così lunga come per i lavori precedenti. (Michele Romani)

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