Avere vent’anni: ENTHRAL – Subterranean Movement

Mi rendo conto di scrivere queste parole talmente di frequente da risultare monotono, ma è del tutto, incondizionatamente ed assurdamente incredibile che i norvegesi Enthral non vengano considerati come assoluti fuoriclasse della musica estrema al pari di molti loro conterranei. Incredibile? Pazzesco, demenziale. Non è normale. Non è neanche giustificabile. Nati come gruppo tendenzialmente black metal di impostazione quasi progressive, con partiture complicate e contorte per nulla semplici da suonare e interpretare, gli Enthral prima di questo terzo album avevano inciso due lavori che non esito a definire straordinari e che vi consiglio di recuperare quanto prima: Prophecies of the Dying e The Mirror’s Opposite End, capolavori di black metal ossessivo, obliquo, strano, malatissimo, costruiti su decine di riff che di rado si ripetono, schegge di sinfonie oscure e malvagie.

Gli Enthral non sono mai stati attratti dalla canonica forma-canzone che ti acchiappa fin dai secondi iniziali del primo ascolto e ti inchioda al muro costringendoti ad implorare pietà; il loro black metal è sempre stato più cerebrale, più complicato, una matassa intricata da dipanare che necessita di molti e molti ascolti prima di entrarti nel sangue e non uscirne mai più. Il qui presente terzo album, dall’azzeccatissimo e iconico titolo Subterranean Movement, è un’altra dimostrazione di straordinaria capacità di scrivere musica del tutto fuori dal normale. Sono norvegesi e suonano black metal, quindi saranno uguali ai soliti noti: è questo che starete immaginando mentre leggete queste righe. Nemmeno per idea. Gli Enthral non assomigliano a nessuno. Sono unici.

In questo capitolo il loro già personalissimo black metal viene contaminato con una certa virulenza dal death arcigno e paranoide dei loro conterranei Cadaver, più specificamente quello che possiamo ascoltare nel capolavoro In Pains… nero, maligno, rallentato e indirizzato verso territori dove regna la pura agonia. Di tutto questo gli Enthral fanno tesoro per scrivere otto brani drammatici, in perenne mutazione, mischiando mirabilmente partiture proprie del black metal con death metal tecnico, progressive psichedelico, rallentamenti quasi doom. Il risultato finale sono 47 minuti di musica che a definire solamente originale si corre il serio rischio di non rendere efficacemente l’idea. Subterranean Movement è un viaggio nel sottosuolo più nascosto, popolato da creature mostruose che vi prosperano e che non amano che qualcuno o qualcosa disturbi la loro ermetica esistenza, con conseguenze gravissime qualora li si infastidisca.

Subterranean Movement è registrato in modo eccezionale con tutti gli strumenti in perfetta evidenza, batteria compresa: e non è una cosa così scontata, dal momento che spesso nelle parti più veloci il rullante viene relegato nelle retrovie da mixaggi definibili in modo molto edulcorato imprecisi. Il cantato è multiforme come partiture così complesse necessitano, in bilico tra lo scream, il growl, sezioni digrignate quasi parlate… È uscito vent’anni fa e suona modernissimo come se fosse stato pubblicato l’altro ieri. Imperdibile per chiunque nella musica cerchi originalità, oltre ad una discreta dose di violenza che non guasta mai, Subterranean Movement dovrebbe essere considerato giustamente come capolavoro inarrivabile fuori dal tempo stesso e invece no, è l’ennesimo disco che conoscono in pochissimi, mai uscito da una nicchia visitata solo da pochi esperti intenditori. Mi sembra il caso che gli venga tributato il dovuto rispetto; se lo ignorate commettete un errore grossolano, indegno di chi si proclama appassionato di musica metal. (Griffar)

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