Facciamo un po’ d’ordine con la discografia dei Trhä
Di solito si scrivono articoli biografici e celebrativi su gruppi che hanno calcato la scena per anni, lustri o decenni, ed hanno una discografia talmente vasta che, per chi non vuole perdersi nulla, è bene riepilogare. Damián Antón Ojeda è il solo componente del progetto Trhä, in questo caso con lo pseudonimo di Thét Älëf, ma vale la pena ricordare che suo è anche il progetto Sadness, la cui sterminata discografia potete trovare qui, post-black metal con variegature shoegaze e depressive black che ha fatto uscire qualche disco anche per la label siciliana War Against Yourself.
I Trhä ci hanno messo meno di quattro anni ad avere una discografia vasta e incasinata come pochi altri. Correva il 2020 e già circolava il nome; io penso di essere stato tra i primi ad accorgermi che c’era un gruppo dal nome strano che componeva raw black metal in modo diverso ed innovativo, usando un linguaggio incomprensibile da chiunque al di fuori dello stesso Thét Älëf che se l’è inventato e lo chiama in un modo astruso che manco mi ricordo quale sia. In realtà non ha molta importanza perché, in qualunque lingua canti, il suo screaming è talmente estremo e riverberato che non si riuscirebbe a capire nulla neanche se cantasse in italiano. Rendo l’idea? Quello che conta davvero è la musica per sé stessa, perché le partiture dei brani sono qualcosa di mai sentito prima: il ragazzo (che oggi ha solo 25 anni, teniamolo bene a mente) ha cominciato a suonare black in modo moderno, senza quasi farsi influenzare dai grandi interpreti che inventarono il genere ormai oltre trent’anni fa. Ha seguito la sua strada, questo è quanto. Ha tracciato percorsi nuovi, e già si possono ascoltare gruppi che s’ispirano alla musica dei Trhä reinterpretandola in modo personale.
Al 4 giugno 2023, giorno nel quale sto scrivendo questo articolo, Trhä ha al suo attivo 6 album interi, 3 EP e la bellezza di otto split, sette dei quali prodotti nel corso di quest’anno solare. Il tutto a partire dal 4 aprile 2020, giorno della pubblicazione dell’esordio Nvenlanëg. Fu proprio con questo disco che cominciai a scassare il cazzo a mezzo mondo dicendo che c’era un gruppo nuovo di un messicano trapiantato in Texas (anche se fonti ben informate mi dicono che sia tornato a vivere in Messico) che suonava raw black metal come non si era mai sentito prima. Del 2020 è anche l’EP Novej Qalhnjënno, lavoro che ribadisce che al ragazzo piace scrivere brani lunghi che assomigliano a mini-sinfonie e che includono qualsiasi cosa gli passi per la testa, senza preoccuparsi più di tanto se sia inquadrabile nel black canonico oppure no. La sua forza è questa, i suoi riff sono geniali, articolati, talvolta lunghissimi e tutti impreziositi da arrangiamenti che li pongono in un contesto di continua evoluzione, cosicché il risultato finale è vario e originale. Per far ciò non esita a utilizzare soluzioni diverse, tastiere eteree sì ma anche piene e pompose, sonorità di chitarra crude, strane, oblique, spesso in tremolo picking su note molto alte, batteria in evidenza con suono artigianale, quasi da demo anni ’80, basso distorto, ridondante e corposo.
Nel 2021 escono quattro titoli: il full Endlhëtonëg, poi Lhum jolhduc e Inagapa che sono due EP di tre brani che comunque durano circa mezz’ora l’uno (c’è sempre il casino di come considerare dischi di media lunghezza tipo questi, ma se vengono classificati EP…) e infine lo split con i Celestial Sword, al quale il Nostro contribuisce con un brano non particolarmente lungo per i suoi standard, circa 8 minuti. Si fa fatica a stabilire quale uscita sia la migliore perché il livello è sempre altissimo, c’è sempre un trick, un passaggio strano, un blast beat spaccatutto, un riff melodico della madonna che colpisce e spiazza, incuriosisce e si fa ammirare.
Anche nel 2022 escono quattro titoli, tutti full, due dei quali composti da un solo brano. Tálcunnana dëhajma tun dejl eccetera ha un titolo lunghissimo che risulta anche un po’ grottesco ma tant’è; al suo interno ci troverete di tutto, dagli studi per sola chitarra acustica classica a sezioni flamencate e parti di solo pianoforte, il tutto inserito in un contesto black metal furioso che si avvita su se stesso, implode, esplode, riparte, muta in continuazione, devasta, distrugge, rade al suolo e ricostruisce come se nulla fosse. Lo stesso discorso vale per Mã Héshiva õn dahh Khata trhândlha vand ëfd datnen Aghen Ecíës drhãtdlhan savd, talmente vario che i suoi 48 minuti volano via come niente. Vat gëlénva!!! ha cinque brani e dura più di un’ora, Endlhëdëhaj qáshmëna ëlh vim innivte invece è il più corto, quattro brani (due sono strumentali) per 44 minuti esatti. In tutti questi lavori viene rifinito lo stile, ribadendo che nessuna idea reputata valida verrà esclusa dalla composizione solo perché meno canonicamente black metal.
Arriviamo così al 2023, anno in cui il ragazzo decide di pubblicare split a ripetizione con svariati progetti che talvolta si ispirano alla sua musica (come i Seht, provenienza India) e talaltra suonano cose completamente diverse; in quest’ultimo caso lui contribuisce con brani che esulano un po’ dal suo stile classico, come se volesse sottolineare la sua continua evoluzione. Ad oggi gli split sono sette: con i (forse) tedeschi Acheulean Forests (progetto folk/dungeon synth/ambient), uscito a gennaio; con i discreti francesi Eliante (ambient/black metal) attivi da un paio d’anni e con già sei titoli in discografia, uscito sempre in gennaio; con i canadesi Starcave Nebula, raw black metal parecchio influenzato dal dungeon synth, attivi dal 2021 e già con una discografia sterminata all’attivo, questi proprio niente di imperdibile, uscito ancora a gennaio; con i già citati Seht, raw black metal sperimentale simile al suo, uscito in febbraio; con l’americano Sanguine Wounds, raw black metal con una discografia vastissima pur essendo in giro da non molto tempo, neanche lui particolarmente eccezionale a mio parere, uscito ad aprile solo in versione fisica in cassetta per Canti Eretici prod. (130 copie); con i Misotheismus, progetto di un tipo dei Jarnvidr svedesi con un ecuadoriano che suona in altri duemila gruppi, in giro dal 2021, tre demo e due split all’attivo, uscito a maggio; con i Sankaku, provenienza ignota, raw black metal/hardcore/thrash con passaggi di synth, progetto accattivante del quale non disdegnerei di ascoltare altra musica.
Tolto lo split con gli Acheulean Forests, che contiene brani a mio parere non molto ispirati, tutte le creazioni di Thét Älëf valgono la pena di essere ascoltate per bene, perché per quanto mi riguarda lo considero un autentico genio. Si è inventato un nuovo modo di concepire e suonare il black metal portandolo avanti nel futuro di almeno cinque anni: non credo sia un merito trascurabile che si possa sminuire. Quasi tutto quanto abbia composto lo trovate in digitale sulla sua pagina Bandcamp, ma vale la pena ricordare che molto del suo materiale è stato realizzato anche in edizioni fisiche, prevalentemente in cassetta e limitate a poche copie, e a quanto sembra la label nostrana Canti Eretici si sta adoperando per pubblicare anche cose uscite in passato, oltre alle uscite più recenti.
Se vi eravate persi qualcosa perché non avete un segretario che vi informa di ogni stramaledetta uscita – sa il cielo quanto mi farebbe comodo – ora non avete più scuse: andate, ascoltate e supportate… I suoi dischi in versione digitale di solito costano pochissimo. (Griffar)





E infatti è appena uscito un altro split.
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Thét Älëf penso sia l’unico artista al mondo che necessita o di un recensore a lui dedicato o di uno che fa gli aggiornamenti come un telefonino. Da quando ho scritto questo pezzo, sono usciti 5 (!) nuovi titoli:
– lo split con i Careus ( isecondi che onestamente non avevo mai sentito nominare prima. nulla di imperdibile) https://www.metal-archives.com/albums/Trh%C3%A4/Abcu/1146070
– lo split con i Μνήμα, altra band iper-prolifica black/industrial/dungeon synth (il link è un casino, tanto trovate tutto sul suo Bandcamp o sul metal-archives)
– il full-lenght lhum’ad’sejja
– im ëmat gan líeshtam namvajno, classificato come EP ma contiene 4 brani e dura quasi 38 minuti, io proprio tanto un EP non lo vedo
– rhejde qhaominvac tla aglhaonamëc, questo sì un EP di tre brani, sui 25 minuti di musica
Gli ultimi tre titoli in elenco sono usciti tutti il 21 luglio, tre nuovi dischi lo stesso giorno penso sia un record difficilmente superabile.
Per ora è tutto, man mano aggiorno fino a quando non mi romperò le palle. Quello che è strano è che effettivamente ogni disco vale la pena di essere ascoltato e che comunque (ribadiamolo) i dischi in versione digitale costano un’inezia, 1 dollaro l’uno, te li puoi scaricare nel formato che più ti aggrada e farti un tuo CD da ascoltarti nel lettore dello stereo o della macchina. Non si può accusarlo di volercisi arricchire, direi.
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Nuovi episodi:
https://trha.bandcamp.com/album/en-cunna-ed-no-sa-qudlh-lh
https://trha.bandcamp.com/album/n-bamducel-c-ns-ulan-da-gunej
https://trha.bandcamp.com/album/an-aglivajsam-c-n-lh-iha-i-eddana-pi-e
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