Avere vent’anni: LUCA TURILLI – Prophet of the Last Eclipse

Quando ripenso al secondo disco solista di Luca Turilli mi viene in mente un discorso che quest’ultimo fece in un’intervista dell’epoca. Mi pare che l’intervista fosse mia, ma posso sbagliarmi. Ad ogni modo il concetto espresso fu talmente incredibile che mi sento di dovergli dare tutto il risalto possibile:

“Alex Staropoli non fu molto felice quando uscì King of the Nordic Twilight. Anzi, a dire il vero si arrabbiò un pochino. Il motivo era che lo stile di quell’album era effettivamente assai simile a quello dei Rhapsody, e Alex disse che molte di quelle idee sarebbero potute essere utilizzate nella nostra band principale. Non aveva torto. Ma non dovrà preoccuparsi per questo nuovo Prophet of the Last Eclipse, che non c’entra niente coi Rhapsody, infatti è a tema fantascientifico”

Look fantascientifico

Premettendo sempre che HAIL TURILLONE, basta sentire mezza volta Prophet of the Last Eclipse per rendersi conto della psichedelia del ragionamento. L’album è infatti stilisticamente identico al precedente – e quindi anche ai Rhapsody – con l’unica differenza di qualche effettino futuristico qua e là e dell’apparato lirico, che verte sulla fantascienza anche se alcuni titoli probabilmente erano stati scritti prima e non sono stati cambiati (The Age of Mystic Ice, Prince of the Starlight, Timeless Oceans… vi sembrano più medievaleggianti o fantascientifici?). Per il resto è tutto uguale, amici e fratelli del metallo da scampagnata alla sagra del peperone mbuttunato, qua c’è pure la mitologica New Century’s Tarantella che poi in realtà è una specie di incrocio tra una polka e una musichella balcanica in salsa rhapsodiana con in più quegli strani strumenti a fiato peruviani. Tutto molto fantascientifico. Però oh, in copertina c’è un robot che spara, quindi Staropoli non ha assolutamente nulla di cui preoccuparsi.

Copertina fantascientifica (anche se potete notare lo stesso mostro della copertina di Rain of a Thousand Flames)

Che poi immagino che effettivamente all’epoca Staropoli si sia incazzato di meno rispetto al debutto; non per tutto il discorso sulla fantascienza ma per il fatto che Prophet of the Last Eclipse ha molti meno spunti interessanti rispetto a King of the Nordic Twilight, che aveva quei due-tre pezzi clamorosi e una manciata di canzoncine carine. Questo qui invece non è che sia male in senso assoluto, ma scorre senza scossoni grossomodo fino alla fine, quando arrivano il singolo Demonheart e soprattutto la suddetta New Century’s Tarantella, che in definitiva è la migliore del disco. A Turilli mancava il gusto per gli arrangiamenti del socio, il che sciupa molte delle idee contenute qui dentro, le quali, rese in altra maniera, sarebbero state molto più carine. Inoltre un problema abbastanza invalidante era la voce di Olaf Hayer, che nei dischi di Turilli suona spompato e impersonale (diversa figura faceva col suo gruppo, i Dyonisus, che peraltro avrebbero meritato miglior fama). Tutto questo però non inficia il fatto che HAIL TURILLONE. L’ultimo pezzo è come da tradizione dei Rhapsody una suite di una dozzina di minuti in cui c’è più o meno di tutto, compreso un truzzissimo giro di tastiere su cassa dritta e doppio pedale innestata sui cori operistici in latino. Ma che cazzo ne sa la gente normale. Ora non vi dico di correre a risentire il secondo stratosferico disco del Turillone, perché non è quello il punto: il punto è il rispetto profondo che merita una figura di cotanto spessore. Poi certo, New Century’s Tarantella ogni tanto va rimessa nello stereo, ma l’importante è che quando Luca Turilli capiterà nella vostra città voi lo invitiate a casa per offrirgli un caffè, dimostrargli la vostra amicizia e chiamarlo padrino. (barg)

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