Riscoprire la vita rurale con i TROLLFEST

Dalla Norvegia, questa volta col vestito nazionale tradizionale, tornano i Trollfest per raccontarci le fiabe della buonanotte piene di troll, demoni e spiritelli. L’idea è carina, però dovete stare al gioco, altrimenti dopo il terzo pezzo rischiate un po’ di perdervi come è già successo a me. Voi li conoscete già i Trollfest? Si dai, almeno qui e qua se ne era già parlato, loro girano da un po’ ormai e di fatto sono degli allegri omaccioni barbuti che amano bere birra e fare festa, tipo che si presentano sul palco vestiti da ape, da bottiglia di birra, da esploratori con i palloncini in testa (?) e così via.

..un po’ culattoni?

A questo punto credo che nessuno si aspetti veramente un concept album serio e musicalmente ricercato. Come saprete, amici del vero metal porchettaro, i Trollfest seri non lo sono mai stati, ma tutto sommato non sono mai stati neanche così banali, e questa volta fanno un passo ulteriore: oltre alle melodie tradizionali, alle fisarmoniche e agli ottoni troverete anche un po’ di ritmiche dispari. Questo è il true norwegian balkan metal. Veramente la componente “balkan” ha fatto la sua comparsa già dal terzo disco in poi, ma ora possiamo anche distinguere tempi dispari e fare così un piccolo e impercettibile passo avanti nella scala evolutiva troll. Il disco in fin dei conti non è male, non sarà il disco dell’anno ma ha i suoi momenti, anche se ogni tanto verrete a chiedervi come diamine siate arrivati ad ascoltare questa roba. Quantomeno sarete preparati quando alla prossima festa di paese parte la mazurca. E il concept? Non so voi, ma io il norvegese non lo so proprio, però in questo ci vengono incontro loro e ce lo raccontano in un delirante track by track con sullo sfondo immagini di tacchini, maiali e uccellini che si nutrono. Ve ne linko uno per tutti, poi voi saltate da uno all’altro.

Non sono carini tutti quegli animaletti? Badate che in quello di Espen Bin Askeladden ci sono le caprette!

Noi siamo qui per le mazurche, le caprette e la carne arrosto

Concludendo, se non vi viene voglia di sparare a qualcuno appena sentite le fisarmoniche, penso che il disco, se ascoltato in contesti adatti come grigliate o scanzonate gite in macchina in cui raggiungerete sperduti luoghi boschivi per andare a caccia di Puffi, possa dare qualcosa a tutte le ore del giorno. Io per esempio non ho ancora sparato a nessuno dopo averlo ripassato in cuffia mentre andavo a lavorare. Di spiritelli neanche l’ombra, ma sempre meglio che ascoltare gli insulsi discorsi della gente in metro. Mi sento inoltre di segnalarvi l’ultima traccia, un pezzone epico di otto minuti, forse il primo della carriera dei Trollfest, in cui sembra esserci un troll grosso grosso che racconta le fiabe della buona notte al figlioletto, subito prima di uscire e fare strage dei buoni cristianucci nel villaggio accanto. Vi lascio in calce il link al primo singolo che è bello quadrato, di facile presa, e che inoltre potrebbe darvi una valida ispirazione per i vostri costumini da indossare al prossimo Lucca Comics. (Maurizio Diaz)

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