Frattaglie in saldo #2

La scena brutal death del Benelux si conferma tra le più vivaci e intransigenti dell’Europa occidentale con i truculenti Serial Butcher, da Gand, che dopo ben quindici anni di attività giungono all’agognato full-lenght d’esordio con questo “A Crash Course In Cranium Crushing” (Unique Leader). Si sente che sono europei: elegie della putrefazione come “Blowjob From A Decapitated Whore” (e vai), sorrette da capacità tecniche di tutto rispetto, sono abbastanza in linea con l’operato di altri illustri macellai fiamminghi come Severe Torture e Houwitser. Un mood cupo e claustrofobico, un songwriting mai troppo grezzo, secondo la lezione degli ultimi Cannibal Corpse, e assoli piuttosto curati. Gli aficionados ci facciano un pensierino. Potete, al contrario, continuare a vivere e prosperare tranquillamente senza i Lightning Swords Of Death (cos’è, una mossa dei Cavalieri dello Zodiaco?) che ci allietano con un pretenzioso black metal epico & maligno debitore dei maestri norvegesi. Quando vanno di doppia cassa a rotta di collo scimmiottano gli Immortal post-“Battles In The North”, quando tirano il freno giocano a fare i piccoli Burzum (“Venter Of The Black Beast” a tratti ricorda “Dunkelheit” in modo piuttosto imbarazzante). Il problema è che questi qua vengono da Los Angeles e, fatte salve alcune sparute eccezioni, resto personalmente convinto che un americano che suona black metal sia una cosa che non sta nè in cielo nè in terra. Voglio dire, se vivi a Los Angeles devi parlare di droga, puttane e macchine sportive, non hai nè il background nè la sensibilità per suonare questa roba, nemmeno per suonarla male. “The Extra Dimensional Wound” (Metal Blade) di per sè non sarebbe neanche così brutto ma ha qualcosa di profondamente sbagliato che non posso non legare alla provenienza geografica dell’ensemble. Nelle parti più sostenute, ad esempio, il riffing ha dei riferimenti così palesemente estranei al genere da far suonare il tutto posticcio e mandare in vacca qualsiasi tentativo di costruire dell’atmosfera. Bella copertina, però.

A questo punto, restando in ambito black, preferisco quasi quasi gente come i serbi Triumfall che non hanno nessuna ambizione superiore allo scopiazzare in modo dignitoso i propri gruppi preferiti. “Antithesis Of All Flesh” (Regain/Masterpiece) ruba le idee ai Dissection e i suoni ai Dimmu Borgir ma, pur nella sua estrema derivatività, è suonato con perizia e convinzione sufficienti a non offendere troppo l’udito. Sempre che nel 2010 qualcuno abbia ancora voglia di ascoltare dischi simili. Agli adepti della nera fiamma segnaliamo infine il discreto “Ekpyrosis” (Regain/Masterpiece), sesta fatica sulla lunga distanza dei veterani Setherial. Non sono mai stato un grande fan dell’ensemble di Sundsvall, ma devo ammettere che il loro black metal di marca swedish, ben bilanciato tra assalti all’arma bianca non scevri da influenze death e frangenti cadenzati e tetramente melodici, scorre piacevolmente e riesce a garantire il minimo sindacale di intrattenimento.  Un album risaputo e accademico ma non privo di spunti ed efficacia. I fan non resteranno delusi. (Ciccio Russo)

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