RAGNAROK – “Collectors of The King” (Regain)

Benché tra i nomi importanti del black norvegese, i Ragnarok lo smalto di un tempo lo hanno perso già da qualche anno. Il mestiere li ha comunque sorretti, certo. Checché se ne dica, quando per certe sonorità è stato detto tutto quello che si doveva dire,  di solito solo i prime-movers della scena tirano fuori dischi di genere degni di qualche considerazione. Tuttavia forse per ‘Collectors of The King’ il problema è proprio questo, perché se i Trident (vedi recensione precedente) sono un gruppo nuovo composto da membri storici, in quest’album i Ragnarok si presentano come gruppo storico ma con line-up nuova. Della precedente è rimasto infatti solo il batterista e co-fondatore Jontho, forse non è poco, ma alla luce del risultato non è abbastanza, anche perché i nuovi compagni sono nomi che degli anni ’90 musicalmente non hanno fatto parte. Il disco oltre a non avere un’idea che sia una (il solito black metal con qualche concessione al thrash/black) non brilla nemmeno per ispirazione: alcuni passaggi molto azzeccati ci sono, ma sono sporadici. La scelta di puntare esclusivamente su chaos e potenza non ha pagato, per reggere 40 minuti senza quasi nessuna concessione a breaks e melodia è necessario uno stato di forma che al momento questi norvegesi non hanno.  Ineccepibile la produzione e tutto il contorno, ma la sensazione di fondo è che i Ragnarok abbiano provato a giocare sul sicuro ma non siano più all’altezza del loro passato. Solo per die-hard fans e non a scatola chiusa. (Fabrizio “Er Doom” Socci)

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